Gira all'Adria incostante, Ercole il ciglio

Fulvio Testi

XVII secolo Indice:Opere (Testi).djvu Letteratura Gira all’Adria incostante, Ercole il ciglio Intestazione 2 aprile 2023 75% Da definire

Poco spazio di terra Non sì veloci su le lubrich'onde
Questo testo fa parte della raccolta Poesie liriche di Fulvio Testi - Parte prima
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al signor

ERCOLE MOLZA

Che instabili sono le grandezze della Corte,
e che la vita privata è piena di felicità.


Gira all’Adria incostante, Ercole il ciglio,
     Che di Corte real vedrai lo stato,
     E fin che hai tempo, e che ’l permette il Fato
     4De le fortune tue prendi consiglio.
Non ti fidar di calma. In un sol giorno
     Scherza ne l’acque, e vi s’affonda il pino,
     E tal ricco di merci è sul mattino,
     8Che nudo erra la sera a i lidi intorno.
Grazia di regio cor gran lume spande,
     Ma la luce ch’apporta è poco lieta;
     E come raggio di mortal Cometa
     12Tanto minaccia più quanto è più grande.
Compagno è ’l precipizio a la salita,
     E van quasi del par ruina e volo.
     Molti gl’icari son, ma chi d’un solo
     16Dedalo i vanni in questo ciel m’addita?
Vide la Gallia i suoi Sejani, e vide
     Anco l’Iberia i suoi, ma se più presso
     Volgi lo sguardo, in questo lido istesso
     20Più d’un ve n’ha che fra suo cor non ride.
O di sincero amor e di fè rara
     Non volubile esempio, odi i miei detti,
     E del vulgo profano i bassi affetti
     24A calpestar da queste voci impara.
Non aura popolar che varia ed erra,
     Non folto stuol di servi e di clienti,
     Non gemme accolte o cumulali argenti
     28Petto mortal pon far beato in terra.
Beato è quei, che in libertà sicura
     Povero ma contento i giorni mena,
     E che fuor di speranza e fuor di pena
     32Pompe non cerca, e dignità non cura.
Pago di sè medesmo e di sua sorte
     Ei di nimica man non teme offesa,
     Senza ch’armate schiere in sua difesa
     36Stian de l’albergo a custodir le porte.
Innocente di cor, di colpe scarco,
     E non impallidisce e non paventa
     Se tuona Giove, e se saette avventa
     40Del giusto Ciel l’inevitabil arco.
Seggia chi vuol de’ sospirati onori
     Su le lubriche cime: offrirsi veggia
     Quanti colà, dove l’Idaspe ondeggia,
     44Per la spiaggia Eritrea nascon tesori.
A me conceda il faretrato Apollo,
     Che da la Corte a solitaria riva
     Io passi un giorno, e là felice i’ viva
     48Col plettro in mano e con la cetra al collo.
E poi che pieno avrà con la man cruda
     Il fuso mio l’inesorabil Cloto,
     Rustico abitator a tutti ignoto
     52Se non solo a me stesso i miei dì chiuda.