Giambi ed epodi/Libro II/Per Vincenzo Caldesi
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XVIII.
PER VINCENZO CALDESI
otto mesi dopo la sua morte
Dormi, avvolto nel tuo mantel di gloria
Dormi, Vincenzio mio:
De’ subdoli e de’ fiacchi oggi è l’istoria
4E de i forti l’oblio.
Deh non conturbi te questo ronzare
Di menzogne e di vanti!
No, s’anco le tue zolle attraversare
8Potessero i miei canti
E su ’l disfatto cuor sonarti come
La favolosa tromba,
No, gridar non vorrei di Roma il nome
12Su la tua sacra tomba.
Pur, se chino su ’l tumolo romito
Lo con gentile orgoglio
Dir potessi — Vincenzio, risalito
16Abbiamo il Campidoglio, —
Tu scuoteresti via da le fredde ossa
Il torpor che vi stagna,
Tu salteresti su da la tua fossa,
20O leon di Romagna,
Per rivederla ancor, Roma, a cui ’l verbo
Di libertà gittasti,
Per difenderla ancor, Roma, a cui ’l nerbo
24De la vita sacrasti.
Dormi, povero morto. Ancor la soma
Ci grava del peccato:
Impronta Italia domandava Roma,
28Bisanzio essi le han dato.
marzo 1871.