Gazzetta Musicale di Milano, 1845/N. 2

N. 2 - 12 gennaio 1845

../N. 1 ../N. 3 IncludiIntestazione 10 gennaio 2022 25% Da definire

N. 1 N. 3

[p. 5 modifica]- 5 ©. U-,-... — og*gg| GAZZETTA MUSICALE ANNO IV. - N. 2. DI MILANO DOMENICI 4 2 Gennajo 4 845. Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno si danno ai signori Associati dodici pezzi di scelta musica classica antica e moderna, destinati a comporre un volume in 4.° di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio si intitolerà: ANTOLOGIA CLASSICA risicai.k. * COLLABORATORI. M.° Balbi. - Battaglia. - M.° Bellini. - M.° Beucanovich. - Bermani. - Pr. Bigliani. - M.° Boucheron. - Doit. Calvi. - Cambiasi. - Avv. Casamorata. - Cattaneo. - Doit. Lichtenthal. - M.° Manna. - M.° Mayr. - Pr. Mazzucato. - Minoi.i. - M.° Cav. Pacini. - M.° Perotti. - M.° Picchiasti. - M.° Rossi. - Doit. Torelli. - M.° Torrigiani. - Vitali. - Zucoli, eoe., ecc. Il prezzo dell’associazione alla Gazzella e all’z/ntologia Clastica Musicale è di effetthe Austr. lire là per semestre, ed effettive Austr. lire 14 affrancata di porlo lino ai contini della Monarchia Austriaca; il doppio per l’associazione annuale. — Le associazioni si ricevono in Milano presso (’Ufficio della Gazzella in casa Bicordi, contrada degli Omenoni num. 1720, c nelle sale sotto il portico di fianco all’I. R. Teatro alla Scala; all-estero presso i principali negozianti di musica e presso gli Uffici postali. SOMMARIO. I. Corso teorico pratico di Lezioni d’Armonia. - II. Biografia. Ettore Romagnoli. - III. Varietà’. Costumi. IV. Gazzettino settimanale ni Milano. - V. Carteggio. Firenze. Torino. - VI. Notizie. - VII. Altre cose. COBSO TEOBJCO’PBATJCO Di LEZIONI D’ARMONIA COMPENDIATO dal m.° cav. Direttore del lì. istituto Musicale di Lucca. NB. Non è mio intendimento, nel dare principio al corso delle Lezioni d’Armonia (siccome molti Autori fecero), il prendere a dimostrare la canonica doli l ina de’suoni e suoi rapporti, proponendomi di ciò fare allorquando il giovane avrà percorso lo studio del Contrappunto e. della composizione, ma solo mi è duopo fondare lo insegnamento sulla natura del corpo sonoro, onde dare una base certa all’applicazione di questa parte Teorico-Pratico-Musicale. A II MONI A. ’ Armonia devesi considerare fondata in un solo principio: cioè nella natura. Gli esperimenti fisici risultanti dal corpo sonoro, 0 dalle oscillazioni della corda vibrala, hanno dimost rat<) chiaramente la sensibile risuonanza di altri tre suoni chiamati concom itanti; nè è da porsi in dubbio che un orecchio attento ed armonico non li discerna dalla vibrazione d’una corda sonora: i quali suoni ridotti alla minima differenza sono 1,8, o, 5 (I). L’unione di questi suoni I, 3, o, ed i loro replicati formano l’aeaggradevole di triade armonica, il Do 7 cordo ( quale è composto di due terze; una maggiure, e l’altra minore (cioè supposto da ’ z ’ per numero primo, do mi terza maggiore, ini sol terza minore) e di una quinta naturale do sol: al (piale accordo poi aggiungendo l’ottava, risuonanza che trovasi nell’esperimento fisico, come abbiamo dimostrato, si avrà la quarta naturale fi) Il giovane che ama convincersi della verità (pii sopra esposta ne faccia esperimento col pianoforte: percuotendo, per esempio, il la assegnalo alla chiave di basso in primo spazio, egli udirà ripercuotere inoltre altri tre suoni dell’accordo di la, cioè: l.a la, 5.a mi, 8.a la, l().a ovvero 5.a do diesis. soldo, ed una sesta minore ini do (2). Da questo accordo adunque risultano i suoni consonanti I, 5, 4, 5, (i, 8. Prima di passare più oltre, diremo di (piante specie è la Triade: Delle Triadi La Triade è di sei specie, cioè due Consonanti, una apparente Diatonica, 0 Semidiatoniea, e tre cromatiche. Le consonanti sono: la Triade armonica di terza maggiore, eia triade armonica di terza minore La triade — ’ ■ ■

apparente diatonica si compone di due terze minori, come «i re fa c la semidiatoniea egualmente di due terze minori, come sol-diesis si re ~ La prima si chiama Diatonica perchè è formata di suoni della scala diatonica, e l’altra si chiama Semidiatonica perchè vuole l’alterazione della scala di un semitono cromatico. Queste due Triadi apparenti sono dissonanti a cagione della (punta diminuita. Le Triadi cromatiche sono così denominate perchè l’alterazione alla di loro terza le rende dissonanti introducendo nuovi intervalli sulla scala del modo. La Triade apparente diatonica si scompone nella sua prima terza alterandola di un semitono, dal che ne viene che la prima terza si re-diesis è maggiore, la seconda terza è diminuita, come re-diesis e fa, e la quinta resta diminuita -9^La 3.a mag. 5.4 mag. Triade apparente semidiatonica si scompone pure nella sua prima terza diminuendola di un semitono, dal che ne viene che la prima terza soldiesis e si-bemolle è diminuita, la seconda terza si-bemolle e re è maggiore; la (punta resta diminuita. La 5.-a diin. 5.4 mag. triade armonica del modo maggioresi scompone nella sua seconda terza alterandola di un semitono, dal che ne viene che la sua prima terza do mi è maggiore, la seconda terza mi sol-diesis è egualmente maggiore, la quinta diventa ecccdente — .Da questa scomposizione di Triadi nascono, come vedremo a suo luogo, gli accordi di (pùnta eccedente, di sesta eccedente, c di settima diminuita. (2) È da credersi che il giovane che intraprende lo studio dell’Armonia sia già istruito della distanza di ciascuno intervallo componente la scala dialoniea-cromalica, per la qual cosa se ne ommcltc ogni spiegazione. Scala Molti autori vogliono che la scala diatonica abbia avuto origine dall’eguaglianza delle tre Triadi fondamentali, cioè dall’accordo di 1.", 3.“, 5.“ di do tonica, di 1.“, 5.a, u." di sol dominante, c di l.“, 5.“,;j.“ di fa sotto dominante, tonica dominante sottodom. i quali accordi racchiudono positivamente i sette suoni della scala diatonica moderna. Altri pretendono invece fosse stata suggerita da sette colori primigeni!: io ritengo invece che il ritrovato di sette suoni sia derivalo dalle addizioni di terze poste al primo accordo 1, 3, 5, cioè seguitando l’ordine 7, 9, 11, 13: in questa mia opinione mi avvalora il sistema lelracordalc di Pili agora, il (piale se era imperfetto da un lato per do- 1 vere raddoppiare i suoni onde congiungere un j tetracordo con l’altro, non lascia però di dimostrare che le sette note esistevano fino da qucll’epoca, poste però in ordine diverso, senza; che i Greci conoscessero i tetracordi fondamentali; della quale opinione sono pure i Saliina, Bottrigari, Art usi, ecc. Altri vogliono che i rapporti dell’ottava e delle sue divisioni trovinsi, come l’insegna il Monocordo, nella natura d’ogni corpo sonoro, e che invece la divisione del tetracordo, sia un sistema dell’arbitrio c del caso, lo ripeto, sono fermo nella mia opinione, in (pianto che osservando la disposizione de’numeri 7, 9, Il (tralasciando il 13) trovo nella sua distanza i suoni dissonanti che noi abbiamo nella musica. Sia però come si I voglia, egli è certo che, posti per ordine tutti i | sette suoni della scala diatonica cioè, I do, 2 re, 3 mi, 4 fa,;> sol, li la, 7 si duplicati e triplicati, formano gli elementi dell’Armonia. Questi elementi si dividono in consonanti c dissonanti. Si qualificano in consonanze perfette ed imperfette, ed in dissonanze primarie e secondarie. Le consonanze perfette sono prima, quarta (3) (3) La (piarla è stata sempre oggetto di discussione. Molli autori rinomati la pongono nel numero delle dissonanze, ma cadono in errore: poiché essendo la quarta rivolto della (pùnta, la quale è consonanza per- rpV fetta, nè potendo questa cambiar di natura perchè ri-, suHante anch’essa dall’esperimento fisico, si deve assolutamcntc riguardare come tale; nel caso poi che la quarta fosse contemporaneamente unita alla quinta feWi) [p. 6 modifica]quinta, ottava, ZZ* O-..Zi si chiamano per1 5 8 fette perchè non si possono alterare senza guastare il complesso armonico; le consonanze im-; perfette sono terza, sesta: * 1 2 * * s 6* chiamano tali perchè chiaro apparisce che essendo la terza maggiore nel suo complemento (4) । rivolto della sesta minore, c la terza minore rivolto della sesta maggiore, cambiando esse di natura in conformità del modo (o) sono suscettibili d’alterazione senza guastare l’accordo. Dissonanze I dissonanti numeri si qualificano in dissonanze primarie e secondarie. Le dissonanze primarie sono la seconda (fi), la settima maggiore, la nona e l’undecima. Le dissonanze secondarie sono la terza, la (piarla, la quinta diminuite, la seconda, la (piarla, la quinta, la sesta eccedenti, la seconda, la j nona minore (7). Le dissonanze primarie si debbono trattare con tre condizioni; cioè l.° Preparazione, 2.° Percussione, c 5.° Risoluzione. La prima è l’anticipazione della dissonanza; la seconda è l’atto stesso della dissonanza, la terza è la discesa della medesima sulla vicina consonanza. Le dissonanze secondarie non hanno bisogno di preparazione, ma hanno bensì un doppio dovere di risoluzione. Tutti gl’intervalli diminuiti devono risolvere discendendo, c gli eccedenti ascendendo. Nel solo caso della quinta eccedente il suo contrapposto diminuito non potrè risolvere nel modo prescritto, ma dovrà invece portarsi una quarta in su o una quinta in giù, ó all’ottava. Prima d’indicare come si accompagnino le dissonanze, diremo in (piai modo si armonizzino i gradi della scala diatonica, sì del modo maggiore, che del modo minore. (Sarà continualo) si deve ritenere come undecima. Avvi ancora il caso che la quinta diventi dissonanza quando è percossa dalla sesta. -O— g Dcvesi inoltre avvertire che nel contrappunto rigoroso dovrà trattarsi come dissonanza, e non già perchè sia tale, ina per la poca armonia che ne risulta con il suono apparente fondamentale; come ancora la quinta lia le sue restrizioni come vedremo, a suo luogo. (4) Complemento significa la ripetizione del numero 1 in 8.‘‘, nello spazio della quale si racchiudono tutte le di -Ostanze degl’intervalli -■— ** (5) Il modo è quello che modifica i gradi della scala e determina il posto de’ suoi semitoni. Il modo è fondalo sull’eguaglianza delle tre Triadi fondamentali, c solo nel modo minore la quinta del tono avrà la sua prima terza maggiore, quale eccezione è devoluta alla formazione del modo istesso, ond’è che ogni accordo della quinta del tono, chiamata dominante, sarà sempre composta della prima terza maggiore c della seconda terza minore, e se si aggiunge la settima minore si avrà pur anche un’altra terza minore. I Greci avevano dodici modi, sei autentici c sei piagali. Autentici Placali 1. Borio.... Re 1. Hypodorio.. La 2. Frigio.... Mi 2. Ilypofrigio.. Si o. Lidio.... Fa 5. Hypolidio... Do li. Missolidio... Sol 4. Ilypomissolidio. Re 5. Eolio.... La 5. Hypoeolio... Mi 6. Jonio.... Do 6. Hypojonio.. Sot Questi modi si distinguevano dall’estensione della loro melodia. Il primo percorreva i limiti dell’intera ottava, il secondo fra i limiti della dominante. I differenti nomi de’ modi ebbero origine dalle provincia in cui si praticavano. Da questi modi S. Ambrogio trasse gli otto toni o modi ecclesiastici, cioè quattro autentici e quattro piagali. Primo re terza minore. Secondo sol terza maggiore. Terzo la terza minore. Quarto la terza minore con cadenza aritmetica. Quinto do terza maggiore. Sesto fa terza maggiore. Settimo re terza maggiore. Ottavo sol terza maggiore con cadenza aritmetica. Gli autentici sono re minore, do maggiore, la minore, re maggiore, i piagali sono sol minore, la maggiore con cadenza aritmetica, sol maggiore, c fa maggiore. (6) La seconda, se si considera come secondo suono della scala, è dissonante, ma in armonia (abbenchè sembri un paradosso) è consonante; poiché il più delle volte la seconda appartiene al terzo rovescio, prima, terza, quinta X, settima, e accordo di dominante, ed urta con altro suono a lei sottoposto, il quale è il vero dissonante. Presentasi inoltre sotto l’aspetto di seconda nell’accordo di undecima, dal che risulta clic la suddetta seconda è quinta della fondamentale. (7) Nello stile rigoroso la settima minore e la nona minore vanno trattate con le stesse condizioni prescritte alle dissonanze primarie. NB. Il Trattalo suddetto essendo di esclusiva Proprietà dell’Editore Ricordi, questi dichiara di non permetterne la ristampa sia inserendola negli altri Giornali che in qualunque altro modo; nel medesimo tempo r Editore suddetto previene che pubblicherà in séguito il Trattato stesso in fascicolo separato. BIOGRAFIA ETTORE KO1IAGAOEI. mandare a pubblica cognizione i ^[jhJ^lfalli clic illustrarono la vita dei ^W^grandi è dovere di alta giustizia, VWnon meno è atto gentile di bella carità diradare le tenebre in cui si ha volge la esistenza di tanti altri che avrebber potuto lottare coi primi in celebrità, se o per effetto di modestia e di animo schivo dai rumori del mondo, o per colpa della sorte che mai offrì loro occasione di emergere, non avesser vissuto, o mal grado o buon grado loro,contenti del plauso di breve cerchio di amici, della stima di poche culte persone che ne avevan potuto apprezzare il valore. Dell’una c dell’altra categoria molti c molti uomini di eletti numeri ornati furono e sono tuttora, in Italia più forse che altrove, e distintissimo tra i primi fu al certo il senese Ettore Romagnoli (o meglio Romagniuoli), modesto artista filosofo, di cui più che di ogni altro può dirsi, che, contento del poco, amante dell’arte per l’arte, soddisfallo del plauso della propria coscienza, fuggì sempre a tutt’uomo il rumore dei popolari plausi; per lo che, come tranquilla nel sepolcro ne riposa la salma, così ([itasi ignota ai più ne è fatta oggimai la memoria. Deh! non incresca ai benigni lettori, se perbrcv’ora gl’intratterrò oggi parlando di quest’uomo dabbene. Da genitori senesi, onesti al pari che oscuri, Michele Romagnoli e Giuditta Liccinoli, nasceva in Siena Ettore, nel 22 ottobre 1772. Se nelle domestiche umili mura non potè trovare gran fatto ajuti alla istruzione dello spirilo, ve ne rinvenne però in gran copia c in parole e in esempj per la educazione del cuore. Del resto, cresciuto alle umane lettere nei pubblici ginnasj della sua patria, al disegno nella scuola del Feliciali, studiò la musica in principio sotto la direzione del padre, (piindi del Borsini c dell’Alessandri, ambitine abilissimi senesi maestri. Tanto nel giovanetto Ettore crebbe ogni dì più l’amor dello studio, che spesso sola obbedienza al riverito comando paterno poteva distrarlo da troppo prolungata applicazione. A chi considera la varietà di tanti studj, e più poi la mole delle opere diverse che il Romagnoli condusse nel corso di sua non lunghissima vita, pare strano come sia stato capace di bastare a tanto. Sennonché potrà dall’esempio suo ricavare ognuno un nuovo documento di sapienza: che a render l’uomo, cioè, di molte cose capace, nulla è proficuo tanto quanto il fare economia somma del tempo, osservare ordine rigoroso nella distribuzione del lavoro: e l’una dote e l’altra in sommo grado Ettore possedeva. Sotto vario e moltiplice aspetto può esser considerato il Romagnoli: e come artista, c come dotto, e come letterato. Sennonché credo ben; fatto precipuamente occuparmene sotto l’aspetto più consentaneo alla missione speciale di questo foglio: vo’dirc sotto l’aspetto di artista. E quando dissi artista intesi specialmente dir musicista, che quantunque studiasse, come io diceva, non senza successo il disegno, prediligendo però su quello la musica, privo di censo avito c costretto a ricorrere al lavoro per guadagnare la sussistenza, scelse l’esercizio della musica stessa per trarne a vantaggio suo c dei suoi onoralo gua! dagno. Del resto, fino da giovinetto dal disegno in figura si ristrinse a quello di paese, nel trattare il quale giunse a grado non comune di! abilità. Se ne occupò però sempre come di solo ornamento c a diletto, «giovandosene anche molto 1 nell’apprestare la parte illustrativa e decorativa delle importanti sue opere artistico-letterarie. La esistenza nella casa paterna di una società filarmonica fondala c diretta da Deifebo suo maggior fratello (1), musicista egregio ancor esso, diè campo ad Ettore ad esercitare il suo talento tanto nella esecuzione che nella composizione musicale, di cui allo studio di buon ’ora si era applicato: a proposito di che dee notarsi come, pratico sufficientemente del clavicembalo e del’l’organo, era perito modulator del violino, eccellente del violoncello. Datosi Ettore alla composizione, molta musica e di molli c diversi generi, specialmente neisuoi giovani anni, andò componendo. Aborrente però fu sempre in atto ed in animo dal compor per teatro, sì perchè poco o punto gli andava a genio la gente di scena, sì perchè pieno di allo c nobil sentire, alla smilza e agghiadata poesia degli insulsi libretti, che al tempo suo erano condannali a vestir di note i maestri, pre’ feriva una poesia piena di enfasi e di alte significazioni: la sacra poesia. Questo suo modo । (li sentire, e l’amore della quiete e delle pa; trio mura, principalmente si furono le cagioni per cui il suo nome non giunse a quella estesa I rinomanza a cui d’altronde avea dritto: novello Ulisse che la diletta Itaca alla immortalità preferiva, ricusò le offerte tutte di onorevolissimi impieghi che lo avrebber costretto a lasciare le mura della nalia Siena, c, non componendo pel teatro, restò ignoto o non condegnamente apprezzato da tutti quelli, c sono pur troppo sventuratamente i più, che altra musica non conoscono fuorché la teatrale, che anzi non san quasi formarsi idea di musica se alla teatrale non ha relazione, se dal teatro non vien derivando. Il nostro Romagnoli intanto a subietto del pri1 (1) Deifebo Romagnoli fu allievo del Borsini, e nel । 1796 fu nominalo organista della cattedrale di Siena. Istituì in sua casa un’accademia filarmonica intitolata dei Distinti, e per oltre venti anni ne fu direttore. Compose mollo in varj generi, sempre con facilità, brio, purezza di stile sommamente appropriato. Ecco come sul suo conto si esprime Ettore nelle Aggiunte alle Pompe Senesi del padre Azzolino Ugurgicri, di cui a suo tempo sarà tenuto parola nel testo: «Si hanno di lui varie messe e salmi a cappella e a piena orchestra. 11 suo Lauda Sion è veramente un espressivo pezzo di armonia- Compose varie cantate per nozze, molte suonale per cimbalo, per violino ecc., e un numero considerevole di pezzi vocali e strumentali per gli accademici filarmonici Distinti.... Scrisse la cantata eseguita nella sala magna degli Intruonati nel 27 marzo 1791 per festeggiare l’innalzamento al trono imperiale del ben amalo gran-duca Pietro Leopoldo; quella eseguita dal nobil convitto Tolomci nel dì 8 settembre 1799 per esultanza del prossimo ritorno di Ferdinando 111, e molli pezzi da teatro con rara felicità d’idee e facilità di esecuzione. Tra questi si rammentano ad onor suo la bellissima cavatina cantala nella Semiramide (di Nasolini) dal celebre Giacomo David a Qual sangue, oh Dio! qual sangue, ecc. w I e il duetto introdotto nell’opera le Danaidi di Mollacela e meravigliosamente eseguito dalla signora Haescr e da Domenico Moinbelli.... Deifebo cantava con squisita maestria; suonava, oltre l’organo, il violino, il violoncello, la viola, l’oboe, il corno da caccia, ecc. ecc.» - Avendo avuto luogo di veder molta della sua musica, posso assicurare che amor di fratello troppo non preoccupava Ettore quando il fratello lodava qual com; positore. - Deifebo coltivò pure il disegno ed ebbe i molta facilità nel poetare. Fu direttore eccellente, e di lui fece parola il Gervasoni nelle sue notizie storicomusicali. Dopo quasi un anno di malattia, morì in sul settembre del 1815, in età di anni 42, in Siena, circondalo dall’amore e dalla stima dei suoi concitii ladini. [p. 7 modifica]ino suo lavoro nel genere da lui prediletto scelse il salmo Lauda Jérusalem, etc. parafrasato dal Mattei, e quello musicò a foggia di oratorio. Incoraggialo dal buon successo e dalle esortazioni del suo avveduto Mecenate il cav. Francesco Gori, a quel c primo lavoro fe’ tener dietro ben presto, in siimi modo condotti e trattati, il davidico Deus refugium nostrum etc. parafrasato dal ridetto Mattei, e l’ossianesca Coniala, verseggiata dal Cesarotti. Allo stesso genere di composizione appartengono moltissimi altri suoi lavori, per lo più ad una o due voci, con semplicissimo accompagnamento di cembalo, condotti sopra i tratti migliori, clic la lettura dei più rinomali podi lirici, epici o tragici sì antichi che moderni gli venia mano a mano somministrando. Tra questi, tutti bellissimi, primeggiano a buon conto i canti sublimi di Daviddc nel Saul dell’Astigiano. Queste sue composizioni sono in istilc veramente appropriato od originale, c vantano poi qual pregio precipuo un certo carattere di grazia, d’ingenuità, veramente antica e direi (piasi virginale. (Sarà continuato} L. F. Casamobata. VARIET À COSTIMI (Da una lettera di IAbxI). ^jîvç£;*cr verità, egli è un bizzarro pcr££ ytsonaggio quello di musico-viaggia- a More. lo non ne conosco un altro ’che faccia una più miseranda c compassionevole figura; che abbia una riera più fastidiosa alloraquando egli se ne va di contrada in contrada, di città in città, di borgata in borgata, meraviglia ambulante nel mezzo delle immutabili meraviglie della natura, celebrità di un giorno passante all’ombra dei grandi nomi che hanno attraversato i secoli; inutile saltatore, trovatore disgraziato, che unisce, allo strepilo delle discordie civili, al rimbombo delle lotte e delle guerre. che.travagliano il mondo, il suono della sua chitarra. 11 pittore che viaggia non va incontro a tali ripugnanti contrasti; egli vive nella solitudine c nell’indipendenza; la natura esteriore, ch’egli ama, ch’egli ammira, è insieme l’oggetto del suo culto e lo scopo diretto dell’arte sua. Niente ha da chiedere alla folla; egli può abbandonarsi senza riserva alla contemplazione entusiasta, perdersi, immergersi nel sentimento della bellezza infinita: poiché, più la comprende, più la penetra, più la scopre, c più il suo lavoro diventa fecondo, diventa libero, diventa plastico. Quando lo statuario percorre la Grecia, l’Italia, questi paesi dove la forma umana ha ricevuto dalla mano di Dio tutta la perfezione e dai voli delF arte tutto lo splendore, il suo occhio ne afferra i contorni, la sua intelligenza ne studia i rapporti; poi, nel silenzio della sua stanza di lavoro, riproduce o crea, manifestando il suo talento o il suo genio. Nè l’uno nè l’altro trovasi arrestatone] suo slancio; nè l’uno nè l’altro vedesi turbato nello sviluppo armonico delle sue facoltà; nè l’uno nè l’altro è condannato a subire i detestabili contatti, gli ignobili intrighi, che risultano dai rapporti immediati e giornalieri col pubblico. Il musicante, pel contrario, intendo dire il musico esecutore, il concertista, ch’egli sia pure ciò che vi piace, pianista, arpista, violinista, cornista o clarinettista, nulla ha a che fare colla natura esteriore nè con i capolavori dell’arte. La contemplazione non è per lui che una perdita di tempo. Ch’egli arrivi a Venezia, a Firenze, a Roma, potrà esser pago di gettare correndo un furtivo sguardo sul palazzo ducale, sopra l’Apollo, sopra il Coliseo; fa d’uopo che si affretti di presentarsi, e di far mostra della sua virtuosità; bisogna ch’egli organizzi un concerto. Ora, per mettere in piedi questo anfibio vocale ed {strumentale, questo mostro di mille colori cogli occhi rossi, colla coda verde, colle narici bleues, ha bisogno del concorso d’una moltitudine d’individui, di cui ciascuno tiene in mano una delle funicelle che fanno muovere l’informe macchina. In primo o- --.. ■= luogo, gli è d’uopo sollecitare un’udienza dall’impresario, il (piale cominccrà col rifiutargli tutti i cantanti del suo teatro, e finirà, dopo molte preghiere, col concedergli la sala ad un prezzo che oltrepassi presso poco cinque o sei volte quello d’una domanda onesta; indi gli fa mestieri ili ottenere il permesso di far conoscere i suoi piccoli talenti; e parlamentare col signor incollatore d’affissi, onde farne attaccare l’annunzio in un modo nuovo e che dia subito negli occhi. Deve in seguito provvedersi di qualche cantatrice errante, che non manca mai di esser brutta, e di darsi l’importanza d’una Malibran sconosciuta; - provvederla d’un baritono disponibile, cantante a doppio fine, capace di eseguire le parti di basso o di tenore, secondo l’occorrenza. Se per disgrazia trattasi per il concertista d’un pezzo d’insieme, oppure con accompagnamento d’orchestra, oh! allora le sue fatiche, le sue tribolazioni non hanno più termine. I giorni e le notti passeranno ad arrampicarsi su per le scale a perdita di vista, a misurare coi piedi altezze incommensurabili. Le prove, cose eternamente necessarie, benché eternamente impossibili, terminano di fargli perdere la testa. Dopo di che, ecco venire il premuroso consigliere, l’amico avveduto, che lo assassinano di considerazioni giudiziose sopra la stagione sfavorevole (fa sempre o troppo freddo o troppo caldo, o troppo umido o troppo secco per un concertista), e sopra la scelta della sua musica, del resto assai rispettabile, ma che potrà non essere adattata al gusto degli indigeni. L’amico lamenta amaramente le disposizioni antimusicali degli abitanti. Ricorda il passaggio di Paganini, il (piale non ha attirato che un uditorio poco numeroso; il concerto di M.lle R., che non ha cavato le spese, e racconta tutto d’un tratto cento altre lamentevoli istorie atte a gettare lo spavento e lo scoramento nel cuore del povero artista. In ultimo luogo, arriva la questione del prezzo dei viglielti. Senza dubbio, se si stabilisse in ragione dei meriti del concertista, non si saprebbe elevarlo mai troppo, ma bisogna bene adattarsi alle circostanze: il borghese è economo, l’aristocrazia avara; le borse sono già vuotate dalle eie-. mosine fatte a sollievo degli incendiali o degli innondali. Ad ogni nuova considerazione, l’artista diminuisce d’un franco le sue pretese. Alle addolcite parole dell’amico, egli vede liquefarsi le sue speranze come la neve d inverno a’ tiepidi zollici di aprile. Allora gli si dispiega la lista di tutte le persone del paese che da un tempo immemorabile hanno diritto di viglielti gratis. 11 loro numero è tale da riempire la metà della sala. E una cosa, è vero, un poco dispiacevole; ma però l’esito diventa molto più sicuro; perocché il biglietto gratis implica F entusiasmo; è una cosa riconosciuta in lutti i paesi del mondo in-, civilito. Credete voi che l’artista si trovi al colmo delle sue pene? Voi dimenticate le dispute coll’appaltatore dell’illuminazione, le negoziazioni con quello delle sedie, i colloqui! coll’amministratore degli ospizi!, ccc. Un tal lavoro faticoso e ridicolo bisogna ricominciarlo in ogni luogo dove l’artista vuole stabilire la sua fama, dappertutto dove il bisogno del denaro Io stringe. Oh! come mai queste meschine c crudeli necessità contrastano coi bisogni della propria organizzazione! in quali infinite gare si dibatte c si consuma la sua forza! quali oscuri dibattimenti lo trattengono nelle più basse regioni della vita sociale, mentre la sua anima è possentemente sospinta verso le sublimi sfere dell’arte e del pensiero! Forse un giorno, quando sarò abbastanza vecchio da amare perfino gl’inganni e le miserie della mia gioventù; quando mi sarò decisamente collocalo nel punto di vista filosofico della vita, scriverò per i mici amici ottuogenari una veridica istoria, un libro di ricordanze, di cui il titolo potrà essere questo: «Le grandi tribolazioni che tengono dietro alle piccole celebrità; «Oppure: «Vita d’un musicante: - lunga dissonanza senza risoluzione finale.» - Intanto, io continuo la mia via, portando le mie nojc come un necessario bagaglio; e camminando assai velocemente fra l’ideale ed il reale, senza lasciarmi troppo sedurre dall’uno, senza mai lasciarmi schiacciare dall’altro. GAZZETTINO SETTIMANALE DI IIILAW Ò Corre già il nono giorno, da che si diede sulle scc* ne della Scala la prima rappresentazione di Semiramide. Che 1 esito sia stato infelice, la è già cosa troppo nota, nè giova il ridirla. Pure per amore di verità storica, O dobbiamo notarvi che la signora Angri s’è molto avvantaggiata nell’opinione presso i Milanesi, i quali l’ap. plaudirono in parecchi brani della parte di Arsacc. per bella eleganza di modi. Vi applaudirono pure il Biacchi (Idrcno) al quale si addice il pomposo fraseggiare di quest opera. Il basso Alizardfu qua c colà apprezzato, c qua e colà condannato. È però un bell’organo vocale quello di quest’artista, rotondo, assai esteso ed intonato. Peccato che il suo cantare sia d’una monotonia agghiacciante. Nei piani c nel mezzo forte la sua voce offre un nobile impasto. Noi l’abbiamo apprezzata in modo speciale nel delizioso terzettino finale. Nei forti si fa ruvida e sgraziata. - Si dice che i ne si apparecchino novità, vecchie, e nuove - La Ve- 1 stale di Merendante - Roswina di Battista. - Sarà bene, che vengali presto. Un altra disgrazia, che ultimi siamo pure ad annunciare, si è la caduta dell Osteria dì Andujar di Lillo al teatro Ile. L’esecuzione, tranne qualche brano del basso Massari!, vi fu sì infelice, che ne sarebbe impossibile dare il menomo giudizio intorno a questa musica. - Ora ne si annuncia prossima la prima rappresentazione dell’annunciata farsa di anonimo | milanese, La figlia di Domenico. — Savio e lodevole divisamente è quello di far conoscere nelle accademie private alcune composizioni musicali di autori che illustrarono I’ arte in epoche a noi remote, o la perfezionarono dappoi. Dall’immediato confronto di (pianto avvi di più bello in ogni genere nelle antiche c nelle moderne scuole, si apprende a giudicare se ciò che nel linguaggio de’ contemporanei si chiama invenzione e progresso, nel linguaggio universale dell’arte non sia invece un abuso. Il programma de’pezzi venerdì sera eseguili in casa Branca, insieme alla musica de’secoli XVIII e XIX, presentava eziandio quella del XVII. Lulli, il fondatore dell’opera in Francia, si trovava al cospetto di Rossini, nè i virginci pezzi del primo scapitarono al confronto de’ brillanti cd armoniosi del secondo. I. Duetto nella Prova di un’opera seria di Gnocco. 2. Ferzctto nella Grotta di Trofonio di Salicri, composto nel 1785, pozzo del maggiore interesse e di delizioso effetto: esso forma partedeiraMlofqjà’ci classica della Gazzetta musica/c-1844. 3. Salve Regina di Mandanici, già lodata in questo giornale. 4. Duetto ncir.iÿncse di Paer, commovente c magico. 5. Quartetto nel Demetrio e Polibio, eletta inspirazione giovanile del maestro de’ maestri. fi Sonata in re minore di Beethoven sì drammatica ed imponente. 7. Duetto nel Marinerò di Siviglia, eseguito dagli Illustrissimi Conte. Pompeo Belgiojoso c Principe Giuseppe Poniatowski, gli imperanti fra gli amatori di musica in Italia. 8. Scena di Caronte nell’AIceste di Lulli, opera rappresentata a Parigi nel 1674, ridondante di melodie ben appropriate alle parole, e di un carattere assai marcato: brano tuttora di bellissimo risultato. 9. Preghiera nel Roberto il Diavolo unita alla nostra Gazzetta nel primo anno. 10. Inno alla Carità di Rossini, in cui e più spontanee armonie c modulazioni mirabilmente son congiunte a cantilene le più larghe, le più pure, le più soavi. Parto degno dell’unico che lo creò. Tali furono i pezzi dell’accademia, de’ singoli esecutori della quale non ci vien permesso far parola. CARTEGGIO PARTICOLARE Firenze, 4 Gennajo 1845. La mattina della domenica, 29 del mese passato, ebbe luogo mia grande. Accademia alla società filarmonica, che riuscì di pieno gradimento dei numerosi assistenti. Oltreché dei molli e distintissimi artisti c dilettanti, che vi presero attiva parte, tra i quali noveravasi altresì la celebre Ungher-Sabaticr, torna ciò in special lode del principe Carlo Poniatowski, benemerito ed operoso direttore della amministrazione musicale della società, che secondalo dalle due abilissime dilettanti la principessa Elisa Poniatowski nata Santini e la signora Carolina de’ Filippi nata contessa del Testa, trovò modo di ripiegare l’accademia, che, per improvvisa malattia di distinta signora che dovea prendervi una principalissima parte, poco mancò non potesse aver luogo. Tra i molti pezzi, tutti dal più al meno bene eseguili, i maggiori applausi furono per la overtura c la magnifica introduzione del Guglielmo Teli, pel diletto di Maria di Rudenz, benissimo cantato dalla Ungher-Sabaticr c dal cavaliere Ippolili, c specialmente per la preghiera u Robert, o loi, etc. u del Roberto il Diavolo, con tanto sentimento, con tanta squisitezza di arte cantata dalla Unghcr, che non potè [p. 8 modifica]a meno di rispondere alla vivacità degli applausi con ] la domandala replica di quel canto così sentito e dram- । malico. - L’orchestra meritò molti plausi, specialmente j nella ovcrtura del Guglielmo Teli, di cui si volle la | replica. Certo che dal lato del brio, della forza,; dello slancio, della nettezza di esecuzione non lascia essa che desiderare: perchè non è egli lo stesso dal Iato del chiaro-scuro? Pur troppo bisogna convenire che il vero piano in queU’orchestra mai o quasi mai si raggiunge, specialmente negli accompagnamenti: quello che ci vien dato come piano, tutto al più potrebbe passare generalmente per una mezza-voce. Deh pongati cura di grazia i valorosi componenti I orchestra stessa, gli abilissimi direttori a vincere questo difetto, superato il quale avran diritto di stare al paro di qualunque orchestra delle migliori. - I cori, coniposti quasi tulli di dilettanti, meritarono molti elogi, tanto per la buona musicale esecuzione, quanto per l’amore che lutti i componenti mostrarono per 1 arte in quella occasione. Bello era in fatti il vedere specialmente distinte signore alzarsi dal seggio ove si assidevano come coriste per cantare un pezzo a solo, a ritornar quindi a confondersi in mezzo al coro. Questa nobile c non comune abnegazione avrebbe meritato di essere più rimarcala e applaudita di quello che non lo fu per parte degli udi ori. - Domani mattina avrà luogo alla società stessa un privato esercizio, in cui verrà eseguita la gran sinfonia in do di Mozart, cd un trio a pianoforte, violino e violoncello del seni- I pre applaudito Beethoven. NB. Aggiungiamo, a quelle date nello scorso numero, le seguenti notizie intorno alla Messa del maestro Rossi, perchè più particola-rizzate. Torino, 29 dicembre 1844. Eccomi, come vi promisi, a darvi ragguaglio della funzione sacra dedicala dall’egregio maestro Rossi alla memoria del celebre cantante Teslori. Adunque nel giorno 25 or ora scorso dicembre attirati dalla fama che n’arcano sparsa i concorrenti all’esecuzione della musica del sullodato maestro Rossi, la chiesa era zeppa ili uditori. Il corpo dei cantatili si componeva di alcuni della Cappelli regia, di parecchi coristi del teatro, c nel resto, di dilettanti. Non parlo di questi ultimi che già si sa: ma gli alili prestarono la loro opera gratis. Gli assoli erano affidali ai signori Gunzi, Ferratone, ab. Cimossa, ab. Stella, avvocato Nasi, c Franco; all’organo sedeva il sig. Bodojra: dal primo all’ultimo, concertanti, coristi, organista erano impegnatissimi, e tutti concorsero ad eseguire con una perfezione che tale non s’ode ordinariamente nelle chiese di Torino: siffattamente che duoimi di non potervi nominare ad uno ad uno quelli che formavano la massa del coro, che andrei troppo per le lunghe. La Musica di questa Messa ha destalo veramente un entusiasmo assai maggiore di quanto poteva far supporre la prevenzione che già se ne avea. Ma ol’rc alla reale bellezza della musica quest’effetto deve in parte attribuirsi a ciò, che, sebbene in altre occasioni siansi uditi dei cori eseguili da una riunione di 50, di 60, cd anco di più di cento individui, come nella messa di Merendante a quattro voci (organo c canto), nel secondo Requiem di Cherubini, c nello Slabal, cd egli è sempre vero però che trcntasci cantanti in una chiesa di Torino, dove per lo più non sono che tre o quattro, o raramente olio o dieci, danno un effetto, come a dir, nuovo, c al certo imponente. I pezzi che hanno maggiormente piaciuto, sono, il Requiem e Kyrie, il Dies irae dal principio sino a tutta la strofa hiler oves, dove si racchiude il Judex ergo solo a basso con cori, cantalo dal sig. avv. Nasi, il Quaerens me solo a tenore cantato dal sig. Ferratone, il Qui Mariant terzetto a due tenori c basso cantalo dai sig. ab. Cimossa, ab. Stella, e Franco; il Lacrymosa, e da questo sino al fine della Sequenza; c sopra tulli il Benediclus a solo a tenore cantato dal sig. Gonzi. Molli annoverano anche fra i migliori pezzi l’ultimo della Messa, cioè il Libera, ma altri lo tacciano un po’ difettoso per lunghezza. Veniamo ad alleo. - La manina del santo Natale la Cappella regia eseguì alla Cattedrale Kyrie, Gloria, Sanctus c Agnus Dei del sig. Garaudc, musica tenebrosa, solo rischiarala da una specie di canone nello stile cantabile, nel Benediclus. In quest’occasione abbiamo nudila una bellissima sinfonia pastorale del signor Poliedro. •Ieri una messa di Ilummel. Io non arrivai in tempo se non per udirne il Credo, il quale mi parve buono. Del resto notale che la musica del Garaudè era nuova per noi, e meglio a tulli è partilo che non ci fosse pervenuta, sebbene abbia l’onore di esser dedicata nientemeno che a Rossini! Mi dispiace il dovervi dare notizie non troppo soddisfacenti dell esito dell’Ernanf. Due soli furono i pezzi veramente applauditi: la cavalina della donna, ed il terzetto finale. Nel resto: applausi di convenienza. - Tra parentesi, Ballo e Balletto, fiasco, fiaschissimo. 11 Borgomastro del Rossi Lauro al Stilerà non ha avuto grande fortuna; ma sento altresì che la compagnia dei cantanti è pessima. {NOTIZIE — Berlino. Diihler e Piatti. Questa artistica coppia. lustro dell’Euterpe italiana, nella dotta capitale della Prussia ha conseguito un successo straordinario. -I due celebri concertisti qui giunsero verso la metà di novembre ed il giorno 16 dicembre avean già dato sei concerti. Prima di recarsi in Russia si producevano altre due o tre volte onde i voli de’ loro ammiratori venissero appagati. Tutti i giornali di Berlino ne parlarono col maggior favore. Eccone varj brani: «Il Concerto dato al 1 dicembre all’Accademia del canto da Dohler c Piatti come i precedenti riuscì di brillantissimo effetto. I due suonatori, che con ugual maestria san trattare il proprio istromento, nella gran sonata in la per pianoforte e violoncello di Beethoven diedero prova di quella precisione e delicatezza che tanto caratterizza la loro bravura. Assai di rado ci venne dato udire un pianista interpretare sì finamente e con tanta felicità i concenti beethoveniani, giusta l’intenzione del compositore, come Dohler fece: ciò solo basta ad innalzarlo al di sopra di quasi tutti i suoi rivali e lo appalesa un eminente artista. Dopo essersi fatti ammirare in questo duetto i concertisti si meritarono generali acclamazioni in diversi pezzi di musica a solo. Dohler suonò di nuovo la inedita sua fantasia sulla Sonnambula in cut seppe raggiungere la più elevata meta della moderna potenza sul pianoforte. Egli per abilità meccanica non è inferiore ad alcun pianista a i vente: per anima e sentimento emerge sopra tutti. Dopo ( assenza di soli due anni da questa città, che gli è quasi patria (essendo suo padre berlinese di nàscita) Dohler fece grandi progressi specialmente nella inspirata esecuzione delle cantilene. Si potrebbe chiamare: Liszt il drammatico, Thalberg l’epico e Dohler il lirico del pianoforte, senza però asserire che l’uno non possa partecipare dell’altro. Alla line del concerto il pianista italiano offrì tre piccoli pezzi - una ballala, un notturno ed una tarantella-, c quesf ultima fortemente impressionò pel suo vivace ed originale tipo. Fra strepitose grida d’entusiasmo ottenner molte chiamale...»» Piatti si meritò pari onore per l’esecuzione di una fantasia di Kuininer e di un Souvenir della Beatrice di Tenda, ne’ quali pezzi egli sviluppò un suono si soave e sì espressivo da pareggiare i migliori cantanti, confermando l’opinione da noi già emessa sul suo conto che senza dubbio può stare a lato del Servais, se [iure non lo supera (das iltn Serrais unbedingt zur Seite Stelli). Pialli non suona soltanto il violoncello, ma sul violoncello suona ogni sorta d’istromenti....» Un altro giornale così si esprime: • Noi abbiamo udito Bernard Romberg, Servais, Dotzauer, Cauz, Ruminer: sotto ogni rapporto Piatti gareggia con queste sommità; nessuno poi ci seppe rendere le melodie meglio di lui». — Teatro d. Il’Opera Tedesca. -1.a musica del Campo in Slesia di Meyerbeer, in complesso non indegna di esser messa accanto a quella degli Ugonotti, ed ammirabile in ispecie al quidrup’ice coro, pezzo sorprendente per scienza e per imponente risultato, cd al ter zollo alla Mozart, non potè apprezzarsi dal pubblico quanto si meritava per colpa dell’infelicissimo melodramma di Rellstab. — Teatro dell’Opera Italiana. - Una cantante svedese madamigella Limi nella sera del 15 ha avuto un successo clamoroso nella Norma. Pare sia destinata ad una riputazione europea. — Bologna. Il rinomato pianista Golinelli partì per Firenze ove è chiamato per darvi un’accademia. I cultori del pianoforte attendono la pubblicazione delle nuove sue Fantasie sopra motivi de’ Caputeti, dello Stabat Mater, della Linda e del Barbiere di Siviglia, non che de’ 24 Preludj, i quali potranno utilmente servire di preparazione a’suoi dodici brillanti Studj da lui nell’anno scorso editi presso Ricordi e ristampali a Parigi da Troupcnas. — Fa ancoforte sul meno. Leggesi in quel giornale Didaskalia: «Il metodo di canto italiano ha in riguardo alla coltura della voce i più riconosciuti vantaggi, e a chiunque voglia raggiungere un certo grado di perfezione nel canto è indispensabile questo metodo; ep però i nostri giovani cantanti recatisi a Vienna, a Parigi e a Milano per ivi studiare presso riputati maestri. Anche Francoforte sul Meno possedeva negli ultimi anni il rinomato professore di canto italiano, sig. Felice Ronconi. A cagione della sua nomina al Conservatorio di Milano venne qui reso vacante il suo posto. Ma siccome in questa città molte distintissime damigelle costumano istruirsi nel canto italiano. ciò eccitò il sig. E. Taldoni, allievo di Rubini, a qui recarsi per dare lezioni. A farsi presso noi vantaggiosamente conoscere il signor Tadolini diede un concerto in cui eseguì pezzi di canto italiano mostrando di ben conoscere la scuola moderna, in cui il suo maestro Rubini diede così eccellenti saggi. — Mroani. Piacquero assai al Teatro del Circo I Lombardi, eseguitivi, come si disse. dall’Ober-Rossi e dai signori Bellini e E.izet. - Quattro pezzi furono fatti ripetere: il duetto, il terzetto, la cabaletta del soprano al quarto atto ed il coro. La Ober-Rossi vi riportò un bellissimo successo: sembra la si voglia riformare per un altro anno: il tenore Bellini dotato di bella voce cantò bene e venne fervidamente applaudito. Al teatro del Circo, ne si scrive vi è un complesso di cori e d’orchestra degno di qualunque primario teatro. — Alla Cruz Modani fu l’eroe della festa nella Lucrezia Borgia nella Lucia-, tutti gli onori furono per lui. (Da lettera) — Napoli. Leggesi nell’Omnibus: - Il signor Ileizel, pregiato fabbricatore di pianoforti, diede mia bella accademia. Procurò questa unione per far sentire una sua graziosa fanciulla di 14 anni che suona il piano, con forza ammirabile: essa è allieva del conosciuto pianista sig. Coop, che vanta di aver dato un concerto col sig. Thalberg, nel quale non restò vinto dal famoso rivale. Questa giovinetta nel fiore dell’età, beila, graziosa, suona magnificamente: supera difficoltà immense, e meravigliò tutti per la sua precisione, esattezza, colorito, e soprattutto forza: gli applausi non ebbero fine. Finalmente ci venne fallo di udire l’arpista sig. Alvars, di cui si parla assai ora nella nostra città. Egli è un suonatore di molta valentìa. - Ha forse vinta l’aridezza della corda, ed a forza d’agilità e gradazione di passaggi, non fa riconoscer quasi le spezzature di suono di questo strumento. Aggiungi che fece taluni accordi d’immensa difficoltà, nei quali sembrava suonasser due strumenti. Egli ebbe molti applausi, e fu festeggiato universalmente. Ecco come in questo momento abbiamo qui due grandi suonatori di arpa: il signor Boclwa, che senza dubbio c riconosciuto in Europa come gran compositore di musica e maestro d’arpa che ha portato questo strumento alia presente eccellenza, e il signor Alvars, che ba dato un bel saggio della sua valentìa. — Noova-Yohk. 26 Novembre 1844. L’opera italiana è pervenuta a ricostituirsi. La compagnia si compone delle signore Borghese e Pico e dei signori Antognini, Perozzi, Vatellina, Toomasi e del buffo Sanquirico. Si diede principio colla Chiara di Rosenberg che ha fatto fiasco o quasi fiasco. Si è data jeri la Lucrezia Borgia: poi seguiranno Semiramide e la Cenerentola. Diversi abbonali hanno domandato Don Pasquale e I Lombardi. - L’opera Inglese ha fatto jeri la sua riapertura colla Bohemian girl di Balfe. - La società filarmonica ha dato il suo primo concerto otto giorni sono. Vi si è eseguito l’ottava sinfonia di Beethoven. Il primo pezzo ne è magnifico; ma l’assieme non dimostra punto la sublimità dell’autore della sinfonia in do minore. Gli onori del concerto sono stati per (ouverture di Mendelssohn, intitolata les Hébrides. — Odessa. La Ronzi rappresentando l’Otello ha destato furori in questa città, nella quale trovavasi di passaggio II — Parigi. La prima delle tre grandi feste musicali che devono aver luogo nel Circo de’Campi Elisi, sotto la direzione del sig. Ettore Berlioz, è definitivamente fissata a domenica 19 corrente. — Leggesi nel Monde Musical: «Il progetto di costruzione di una sala per l’Accademia reale di Musica è di nuovo in quistionc. Ma questa volta siccome è il Journal des Débats che lo reca innanzi e che ne dà indizj d’un carattere pressoché officiale, si può sperare che quest’importante tentativo, imperiosamente reclamato da molliplici interessi, sarà finalmente realizzato. La nuova sala sarebbe costrutta vicinissima alla sala attuale. — L’editore Bernardo Latte pubblicherà quanto prima sotto il titolo di Partimenti, o Trattate speciale dell’accompagnamento pratico al pianoforte, una nuova opera che il sig. Colet, autore della Panharmonie musicale e professore d’armonia al Conscrvalorio ha dedicato ai pianisti. — Teatro Italiano. Beatrice di Tenda fece ultimamente un- apparizione sulle scene di quel teatro. Ronconi ha giustificato in quest’opera quanto di lui si presagiva: egli fu ad un tempo esimio attore e cantante; la signora Persiani lo ha perfettamente assecondato nelle scene principali; il tenore Ojeda, che esordiva col personaggio d’Oroinbello, contribuì al buon successo. — Spontini è di ritorno a Parigi. — Il sig. Bordogni, professore al Conservatorio, ha tostò pubblicato dei Vocalizzi a due voci, per soprano e contralto. Questi vocalizzi sono dedicati alla principessa di Joinville, che fece rimettere al sig. Bordogni una ricca spilla in diamanti. — Roma. Gran Teatro di Apollo, il Reggente di Mercadante con la Malvani, Musicò e Dcrivis s’ebbe nella prima rappresentazione un esito infelice. Quest’Opera, come la maggior parte di quelle del suddetto Maestro, è soltanto un lavoro dotto, scientifico, elaborato. I conoscitori, i maestri vi trovano de’pregi, vi discoprono delle bellezze; la massa degli spettatori, che non vi rinviene nulla di dilettevole, la giudica uno spartito piuttosto noioso. Ciò nondimeno non tacerò che di tempo in tempo, e particolarmente nello due successive rappresentazioni, sonosi uditi alcuni applausi, i quali se pur considerar si vogliono come attribuiti in ispecialità al merito dell’esecuzione, non per questo se ne può separare totalmente il Maestro. — Teatro Valle. C Emani è una cara c recente nostra conoscenza, c ninno dubitava ch’esso ci avrebbe destato lo stesso diletto, procurata la stessa emozione della primavera decorsa. Ed in vero, l’esito di questa riproduzione fu splendida. — Teatro Argentina. Il Don Procopio s’ebbe accoglienza festevolissima. — Vienna. L’Appalto di quell’I. R. Teatro di Porta Carinzia fu deliberalo agli attuali impresari signori Morelli c Balocchino a tutto marzo 1847. (Pirata) A L T H E — Leggesi nel Pirata: - Scoliamo con molto piacere che il chiarissimo sig. maestro Piero Torrigiani di Parma venne fissato dall’impresa dei RR. Teatri di Napoli per iscrivere un’Opera alla solenne epoca del futuro Congresso dei Dotti. Godiamo che questo ottimo compositore torni a slanciarsi nella palestra teatrale, in cui certo non gli mancheranno onori c corone. — Leggesi nella Revue et Gazette Musicale: -» Dicesi che il papa abbia teste conferito a Spontini il titolo di conte di S. Andrea. in ricompensa di parecchie fondazioni e di riforme introdotte dall’illustre compositore nella musica ecclesiastica. Noi non dubitiam punto della realtà dei servizj resi dall’illustre artista, ma crediamo che il più bel titolo ch’egli possa mai portare è quello d’autore della Pestale». — Ronconi Giorgio andrà la primavera prossima a cantare per tre mesi a Madrid. Lo stipendio è fissato ad 8000 franchi il mese. Dall I. R. Stabilimento Nazionale Privilegialo di Calcografìa, Copisteria e Tipografia Musicale di Giovami K&iroani Ed. Pr. Contrada degli Omenoni N. 1720, e «otto il portico di fianco ali’I. K. Teatro alla Scala.