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mento di forza e grandezza sensibilissimo. Ma ne si oppone che non se ne troiano; che non v’hanno suonatori di violoncelli’. Eh! se è soltanto codesto l’ostacolo, provateli un poco a proclamare che abbisognano e voglionsi i tali e tali altri slromcnli, e vedrete che gli slromcnli ed i suonatori si troveranno ben presto. E vero: succede che lo studio di alcuni dati strumenti viene trascurato dai giovani artisti che pi ai ivano l’arte a loro sostentamento: ciò dipende dalla persuasione nella quale si trovano che que’ slromcnli riescano infruttuosi, perchè di rado o in isearso numero adoperati. Ma dato il caso che si dicesse die nel tale teatro, nella tal chiesa, si esige una massa, per modo di dire di cento violoncellisti, assicurando loro un pane quotidiano voi vedreste che in pochi mesi i violoncellisti comparirebbero. Cosa di più annojanle, per esempio, dello studio del contrabasso? Eppure di questi ne abbiamo a bizzeffe. Perchè? Perchè si sa che anche nel più piccolo leatruccio di provincia e di villaggio il contrabasso dichiarasi indispensabile, ed csigesi (piasi sempre, anche in numero duplo e triplo. - E ancora, parlando de’violoncelli, fa d’uopo convenire che. noi siamo anche i più ricchi. Alla Fenice di Venezia, ne si dice, che non ve n’abbiano che due o al più tre; a Genova e a Torino lo stesso. Nelle altre città minori poi ve n’ha uno solo, c grazia grande anche di questo. E lutti questi malanni derivano pur sempre da quelle venerate tradizioni ed abitudini: tutti dalla sola ragione che cinquantanni fa si faceva così. Così faceva mio padre, così faceva mio nonno, così facciamo anche noi. Ma se così facevano i nostri padri, allora limitiamoci ad eseguire solo le musiche de’ loro tempi, e non andiamo a tradire invece tanti capi d’opera moderni, basati più che spesso sugli effetti di tale o tal altra massa. - Oh! le masse! Ecco là il più grande e primo degli effetti musicali, u Datemi, diceva h un grande compositore, datemi tre mila voci che» intuoniuo il semplice accordo di terza c quinta, ed» io vi scuoterò della più grande sensazione musicale ti che possiate immaginare». Cosa diverrebbero le magnifiche impressioni prodotte per esempio dai cori della Norma, da quelli del abucco, se in vece che da quattro decine di voci fossero interpretati da quattro unità? Altrettanto dicasi delle masse d’orchestra. - Questo nostro grande teatro è in verità così grande che per gusto nostro appena il raddoppiamento di tutta l’orchestra ne sembrerebbe proporzionato ad area così vasta. Confessiamo altresì che queste, sono fantastiche speranze impossibili a realizzarsi, e che a tanto non ci è permesso pretendere: riteniamo però che d’un buon terzo di suonatori si potrebbe aumentare l’orchestra senza un sensibile aggravio di spese. 11 vantaggio sarebbe sensibilissimo. Del come ciò polrcbbesi effettuare, accenneremo più sotto. - Diamo luogo prima ad un’osservazione che qui cade in acconcio, e rettifica anche un errore assai invalso, cd è: che avendosi comunemente poggialo per principio assoluto che il teatro della Scala sia eminentemente armonico, per naturale conseguenza si ritiene, doversi ottenere in questo le medesime impressioni acustiche che si otterrebbero in un teatro di cgual mole ma sordo o meno armonico, colla sola metà delle voci c de’strumenti che farebbero d’uopo in quest’ultimo. La conseguenza non è vera: l’effetto del più o menp di risonanza di un locale esercita sull’orecchio una impressione (utt’affatto differente da quella esercitata dall’effetto delle masse. La risonanza dà ai suoni più colore, più rotondità, più carattere, più nobiltà, cd anche più forza; ma non riuscirà inaia far apparire raddoppiato o quadruplicato un suono unico. Una voce non potrà in nessunissimo caso dar l’effetto di due, poiché l’unisono di due o più voci ha una sua impronta speciale caratteristica, che il suono unico non potrà mai rendere. Perciò alla massa sarà sempre impossibile correggere la sordità d’un locale, nè la risonanza correggerà la mancanza di masse. Poiché, come dicevasi, la risonanza ingigantisce, ma non cangia la qualità del suono: mentre la massa, composta d’un arnalgama di timbri più o meno differenti, forma di tutti J questi timbri, quasi diremmo, un timbro nuovo, e da al suono composto una qualità essenzialmente J diversa da quella del suono unico. Infatti noi assert riamo che la massa deve essere sempre in ragione diretta della vastità, esclusa qualunque circostanza secondaria di risonanza o sordità. -Altro errore è quello di ritenere che il teatro della Scala sia uniformemente armonico in ogni singola sua parte. Noi invece abbiamo più volte attentamente osservato che tutti i suoni che partono dalla scena ricevono un effetto le dieci volle maggiore che non quelli che partono dall’orchestra. Sia perchè l’orchestra sia situala troppo bassa, o sia per qualunque altro tisico moti’ o, egli è certo che essa in confronto della scena appare mutissima. A prova della nostra asserzione, osservate di grazia, allorché succede, come ne’balli più ancor di sovente avviene, che la banda sulla scena intuoni una marcia a piena forza, ma non accompagnala dall’orchestra, c che quest" ultima dopo aleunc battute vi si unisca a rinforzarla amalgamandosi ad essa, osservate, ripetiamo, che, o non la si sente, ovvero la sua entrata è pressoché insensibile. E sì che i suonatori d’orchestra sono bene in doppio numero di quelli della banda sul palco. Egli è fallo indubitabile che la realità di un fortissimo, l’effetto di un furie non è mai reso nè è tampoco ottenibile dall’orchestra della Scala, ed egli è in ispecial modo questo uno de’primarj motivi, pei (piali abbiamo tanto a lamentare in giornata l’impiego che si fa della banda sul palco. 11 compositore condannato a non poter giammai sentire un forte in orchestra, va naturalmente a cercarlo con qualsiasi mezzo dove lo può ottenere: se i suonatori in orchestra non glielo possono rendere, glielo renderanno, egli così ragiona, quelli della banda sul palco. - Di là tutta quella carnilìcina vocale, tutto quell’insulto al buon senso. (.Si continuerà). Albkkto Mazzucàto. VAK1ETA CENNI SU LISTZ Da un articolo intitolato: u Uno sguardo sullo stato della musica in Weimar» contenuto nel N. 10 della Gazzella Musicale di Lipsia, ne piacque estrarre il seguente brano, che riguarda il celebre Liszt, attualmente Maestro di Cappella a Weimar. Liszt è in generale conosciuto soltanto quale pianista, c come tale proclamato il primo fra i viventi. Naturalmente che taluno per (pesto delitto criminale cerca di vendicarsi con certi ma. Tutti ricercano lo straordinario; la maggior parte però lo vogliono nello stesso tempo secondo le idee della loro testa comune, e non pensano all’insulsa contraddizione che in ciò sj trova. Dove mai sarebbe uno spirilo originale se volesse far a modo di tutti? Liszt è, come aclista, un prodigioso fenomeno. Chj lo vuol contraddire non comprende la natura nelle sue straordinarie creazioni Ma Liszt è più che semplice ai lista, e in ciò è meno conosciuto. Chiper esempio non l’ha sentilo c veduto suonare a prima vista, terrà la mia descrizione per una esagerazione entusiastica, eppure nemmeno una sillaba di non vero. Non solo volano rapidamente le complicate note della moderna musica per pianoforte pel suo meraviglioso occhio alla più alla tecnica perfezione sotto le sue dila; non solo comprende il suo spirilo ciò che il compositore può aver immaginalo nelle note; ma colla stessa incomprensibile agilità egli trasforma sotto le sue mani le più difficili partiture nella più compiuta riduzione per pianoforte. Egli aggiunge a questo una memoria favolosa. Le migliori opere di molli maestri vi abitano fino alla più piccola nota, e ne saltati fuori perfette quando e dove gli piace. Quindi il dono tanto indispensabile per un dirigente di poter rendere in ogni momento nel modo il più esatto e collo stesso motivo il tempo una volta prefisso. A ciò aggiunge una svariatissima coltura di spirito non che una incomprensibile perseveranza fisica, che in riguardo artistico gli rendono possibile ciò che ad altri è impossibile. La sua comparsa nella nostra musica non poteva non eccitare le più rallegranti speranze, e già han cominciato a realizzarsi. Liszt ha mostrato una profonda cognizione in tutte le opere che ha finora dirette in;. più concerti. Nominatamente ha preso in tempo più lento le sinfonie di Beethoven, di quello che abbiam sentito altre volle, e ciò con sorprendente vantaggio per 1 effetto. Egli possiede il dono dei veri dirigenti Qf. di far rilucere in pieno splendore lo spirito dell’opera, vs-*1 Ogni più fina nuance egli sa imprimere negli eseculori co’ suoi movimenti, senza degenerare in caricature. 11 suo mobile viso, specchio di tutti i sentimenti, interpreta le gioje ed i lamenti dei suoni, cd il suo sguardo energico, fulminante, deve infiammare ogni orchestra ad insolita attività. Liszt è l’anima della musica in corpo. Lucente come un sole, egli irradia, e chi gli si avvicina senlesi illuminalo c riscaldato. La sua influenza sullo stalo della musica in Weimar può e sarà propizia e piomovente, e una sì cara speranza mentre rallegra il cuore, slimola altresì in questa occasione a star in guardia sopra alcuni difetti, che non solo s’introduin Weimar ma ovunque si danno dei concerti. cono La Itero il. COME COUPOLE ( ZEHNY maggior parte dei nostri grandi compositori chic loro singolarità; così Gertry (piando si sentiva bollire in mente una composizione, andava prima nella sua cucina, ove lo inspirava l’odore delle, diverse, vivande; Haydn non si sedeva mai al pianoforte senza avere in dito un anello di brillanti; Mozart, al pari di Rossini, sapeva comporre in mezzo a strepitosa compagnia; Beethoven, Righini, Naumann cd altri si sentivano particolarmente, inspirati alla composizione. dopo un’amena passeggiala. Non così di Carlo Czerny in Vienna; egli compone in ogni tempo e sotto ogni condizione. Chi non conosce Czerny, questo fecondo compositore, il (piale ben tosto arriverà alla sua millesima opera, e. che. ha pressoché ridotto per pianoforte a 4 mani la metà del creato musico? Czerny, del quale narravasi, che diversi anni sono (piando andò alla fiera di Lipsia prese in affitto un botteghino e vi componeva per denaro e buone parole? Se Czerny fosse ammoglialo, io credo, ridurrebbe sua moglie per pianoforte, a 4 mani. All’abitazione di Czerny vi deve essere una piccola insegna, su cui leggesi: qui si compone. Entriamo. Una piccola camera, nel cui sfondo avvi un pianoforte; più in là (pialtro scrivanie; su l’ima: Tantum ergo per due violini, viola, violoncello, ecc. Sull’altra: Variations brillantes sur un thème de Donizetti. Sulla terza: Gran Metodo di pianoforte per la gamba sinistra. Sulla (piarla: V«riations sérieuses de Mendelssohn-Barlholdy, arrangées pour piano à 4 mains. Il piccolo uomicino cogli occhiali al naso, che scrive al quarto tavolo, è il mago Carlo Czerny, che. è il Dòbler (I) della composizione. Un mazzetto e poi un alleo mazzetto! Subilo la pagina è finita, ei move tosto all’altro tavolo e compone ancora c così fino al (piarlo tavolo, in modo che asciuga una pagina dopo l’altra, una composizione dopo l’altra, cd egli può proseguire a lavorare senza posa. Si bussa alla porta: entra un editore di musica; egli desidera un metodo per pianoforte pei principianti in fascia. Subito, dice Czerny, sedetevi un momento, sarete tosto servilo. Si bussa di nuovo: un secondo signore entra c gli ordina due dozzine di Rondò moderni brillanti. Abbiale la bontà di mandar da me questo dopo pranzo alle tre, e. saranno pronti. — Czerny non ha alcun compagno; lavora tutto solo; del resto è ricco e possiede una cartiera che somministra lautamente a’suoi bisogni. (Dal Segnale di Lipsia). (1) Celebre prestigiatore. Fra i pochi aneddoti conosciuti della vita di Mozart si dovrebbe accogliere anche il seguente: Quand’era fanciullo fece il primo viaggio col suo padre Leopoldo Mozart, sotto direttore della (.appella dell’Arcivescovo di Salisburgo, da questa sua citta natale alla volta di Vienna, ed ivi fu anche preseli