Gazzetta Musicale di Milano, 1843/Suppl. al N. 30

Suppl. al N. 30

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[p. 127 modifica]Supplemento at iV. 30 mia, éd abbiate pazienza se oggi son troppo lungo; io vi prometto di non esporvi che un piccolo numero di questi dubbi.La musica nel suo rinascimento non trovo modelli antichi come le lettere, e le arti. Egli è ben vero che trovò delle poetiche e delle réttoriche, voglio dire de’ trattati latini e greci sull’armonia; ma questi siccome furono e saranno sempre per lei oscurissimi indovinelli, così non le poterono in modo alcuno giovare. - La musica mette i suoi cultori in circostanze molto diverse da quelle in cui trovansi gli altri artefici. I poeti scrivono in una lingua generalmente nota à’suoi; i loro versi si leggono, van per le mani di lutti con poca spesa, si traducono in altre lingue; i giornali, i maestri, i censori ne parlano, e via discorrendo. I pittori, e gli scultori espongono le opere loro al guardò e giudizio del pubblicOj il quale con un po’ di vista e di buon gusto dà un giudizio che non è senz’appèllo; poiché que’ lavori o di pennello o di scalpello stando continuamente o in pubblico o in privato esposti, il tempo corregge i torli -giudizii. Il maestro di musica all’opposto comincia a scrivere in un gergo ignòto alla maggior parte; scritto che ha, la sua opera viene in balia degli esecutori, i quali la espongono al pubblico per qualche giorno. Se l’esecuzione è favorevole al compositore, e corrisponde alla bontà della musica, questa.piacerà per quei giorni, e fórse per altri in cui verrà richiamala sulle scene; ma se l’esecuzione gli è sfavorevole, benché qualche dotto si accorga del pregio dell’opera, la sua musica ò nulla. In qualunque caso poi, siccome Una composizione musicale non è un libro che. si moltiplichi sui tavolieri di tutti, nò un quadro che si.copii su mille stampe, dòpo le poche rappresentazioni, divenuta un oggetto di archivio teatrale, o buona o cattiva, debbe perire. Nè, mi si dica che pur i lavori musicali acquistano pubblicità colle stampe, poiché questo invece di giovamento loro arreca danno; primo, perchè quell’opera è fatta per essere udita non letta, fatta per gli orecchi non per gli occhi; secondo, perchè pochi ne sono i buoni lettori; terzo, perchè divenendo popolare per mezzo di quei, smembramenti, storcimenti, travisamenti, detti riduzioni, per cui tutta l’illusione di uno spettacolo si riduce ad un flauto solo, o ad una scordata chitarra, è impossibile che possa in ogni luogo in ogni tempo andar per le mani di tutti quale fu dal maestro creata, e scritta. - La musica in generale non è libera; ella è serva dèlia poesia, o per lo meno indivisibile amica sì che quello clie l’una vuole debba pur l’altra volere, e ciò pon per forza; ma c’olia massima e piacevole intelligenza. Ma questo è appunto ciò che di rado accade; il poeta scrive quel che vuole e il maestro fa a modo suo; e quel che più decide in questa materia si è che il poeta.non s’intende di musica, ed il maestro non sa di poesia. Quindi non è-maraviglia se quando i poeti erano musici, le cose andassero meglio che ora non vanno. - La musica, voglio dire il melodramma, è gettato alla mpltitudine (e questa è la sua esposizione o edizione) che ha pagata per udirlo, in un’ora in cui gli accorrenti vogliono divertirsi, distrarsi dalle serie 0’ frivole occupazioni della giornata, che amano durante lo spettacolo celiare, adocchiare, amoreggiare, visitare, rumoreggiare, onde quel tempo passi più presto e più leggiero. - La musica... ma lasciamo cosi. — -127 — Ora fate voi il conto di questi dubbi, e guardate se dalla mancanza d’antichi modelli, dalle sue circostanze, dalla sua servitù, dalla sua fortuna potete dedurre la sua instabilità; io già non ve nè sarò garante, perchè torno a ripetervi che non ne so niente. Ma diréte voi: non sarebbe niai ora venuto il line, di cotesla incertezza? i moderni non avrebbero eglino coi loro lavori, colla loro autorità fermato il gusto, stabilito il bello della musica? chi potrà in avvenire far meglio dim Rossini, d’un Bellini, d’un Meyèrbeer veri Rafaelli, e Ariosti, e Tullii dell’armonia? Se è così 10 riìe ne rallegrò; e godo che questi sommi ci abbiano data la vera musica maestra, il vero modello dell’opera. Veramente doveva essere riservata al secol nostro già fecondo di tante invenzioni la canonizzazione del gusto musicale. Lode al cielo, che finalmente l’astro benefico spuntò, l’astro che debbe per certa e sicura via guidare d’or innanzi la musica nostra! ma per l’amore che porto a quest’arte ho paura che i nostri nipoti non siano del nostro parere. Ho paura che la benigna stella da qui a pochi anni non si cangi in cometa, od in fuoco fatuo, quod dii averruncent; poiché a congetturare dal passato, io veggo vario, ed incerto l’avvenire. 1 padri nostri udendo le belle melodie d’un Cimarosa, d’un Mayr, d’un Paisiello, e di alcuni altri divini maestri avevano pur esclamato: j ecco gli astri benefici della musica avve- ■ nire! ma ’non erano ancor morti, che quegli astri già s’eclissavano e sparivano per cedere il posto ad altri. Splendore ed eclissi. Ecco la storia della musica passala e presente; ecco forse la profezia della musica futura. Dunque ha ragione il Carpani che 11 bello musicale sta nella novità; e noi non abbiamo altro a lare che attendere conlinuàmente questo hello mutabilissimo dalle opere nuove, che’ gli scolari e gli imitatori ci van preparando alla cadente luce de’ loro capi-scuola. Addio. B-i LE STAGIONI CAATATA»1 WlSUPPi: IIAYDIV Eseguita nella gran sala «lei Palazzo AcccIiioinEieenzea vantaggio «Ielle sale «li asilo per l’infanwia la mattina «lei «lì *5 giugno SW-43. Se il corrente anno 1845-fu largo con noi esuberantemente fin ora di pioggia, di grandine, di fulmini, con mano non mcn generosa versò in gran copia sul nostro musicale orizzonte c grandi c meno grandi accademie di musica: Accademie di artisti, accademie di dilettanti, accademie mascoline, accademie femminine, accademie d’interesse, accademie filantropiche, accademie di debilito, accademie di ributto, nulla in lai genere ci è mancalo. Se per distinti talenti molli artisti lian brillato in alcune di esse, non meno vi brillarono in buon numero i dilettanti. A proposito dei quali è una consolante osservazione che può farsi nolando, come da qualche anno, spezzalo quei cerchio di egoismo del, quale cran soliti.ricingersi, abbian preso ad affollarsi con gli artisti, e, rinunziando senza esitazione agli officiosi necessari plausi di un privato uditorio, per affrontare animosamente gli misteri giudizj del pubblico, siensi dali a spendere iilijiiicnlc il loro lalcnlo, prendendo,attiva partea trattenimenti, l’introito dei quali vicn destinalo a sollievo di qualche miseria, • a sostegno di qualche carilalcvolc istituzione. Nè minor lode mentano al ■ cerio al dì d’oggi gli artisti, i quali, sollevatisi dalla venalità onde altra vblla cran presi quasi affatto, rinunziando generosamente agli stipendi clic potrebbero pretendere e da cui traggono il vivere, fanno a gara nel correre la stessa saiUa carriera di carità. E ad artisti c a dilettanti csimj ed in gran numerò devesi lode somma oggi per essersi benignamente prestati a cooperare con.ogni buona volontà- ed inipc1 gno all’accademia di.cui ò parola nella intitolazione di I questo articolo: accademia c per l’artistica importanza, | c per la stintila dello scopo tanto superiore ad ogni I alliii, da non doverla confondere per niun conio con: quelle a cui faceva scherzando allusione in principio. E se lode si deve indistintamente a lutti clic vi presero parte, tanto maggiore la meritano quei molli.sì! dilettanti che artisti, i quali con generosa abnegazione di sò stessi 11011 sdegnarono confondersi nella massa ape. cialuicnlc dei corisli, ahbonehè avvezzi, sostenendo parti primarie, a cinger la fronte di belle corone. E per ciò clic se altro scopo clic quello di carità non avesse avuto questa gran festa musicale, clic come periodicamente si e rinnovata Ira noi da qualche tempo nell occasione delle municipali annue feste di S. Giovanili, dosi si annunzia doversi coutiuunrc por.l’avvccolo altro non occorrerebbe clic, aggiungerò una parola di. ineritala merrnle lode ai membri cnmpniicnli la deputazione che la diresse, e più di ogni altro al benefico Principe clic la tutelò dei suo patrocinio, uso com’è con amore a proteggere cd incoraggiare ogni, utile c bella intrapresa. Ma siccome la istituzione «li questa festa, olire a qucslo santissimo.scopo, uno ne Ila pure indubitatamente lutto arlistìcò, che in fine non è meno, interessante, così ò dovere di citi ormai si è dato alla non grata ingerenza del critico considerarla soll.o qucslo aspetto, quantunque grave 0 spinoso ufficio pòssa questo riuscire, (.he almeno quel vero clic potrò rinvenirsi nelle parole clic son per leggersi possa recar frullo di utilità per le occasioni, future, coadjuvar.c alquanto il progresso dell’arte!. Fu già annunziato ili questa slcssa Gazzetta chi. furono i principali tra gli esecutori che prcser parte alla festa 111 quest’anno; olii’ diresse in- capo la. musicale esecuzione: chi guidò specialmente l’orchestra (I): lutto son persone dal più al meno ben noie per bella gloria musicale c per somma abilità, e tutte gareggiarono nel far mostra di sommo zelo cd impegno. Ora, un’opera, clic è classica per sò stessa, un’orclieslra cd un coro nei quali figuravano mollissimi aclisti c dilettanti distinti, sembra strano quello che già fu accennalo, l’esito, cioè, nel complesso non esser riuscito felicissimo. - Investigandone la cagione, è da vedersi quanto possano avervi contribuito c In scelta della composizione, c la- esecuzione di essa, considerala in specie rapporto ài modo con cui.fu preparata e condotta.. Giuseppe Ilaydn, restituitosi da Londra a Vienna, ormai giunto all’età di sessnntadue anni, cd assicuratisi i mezzi di vivere con decente agiatezza, pareva volesse riposare sugli allori già còlli, né in altre composizioni occupavasi che trullo tratto in qualche opera istrumont’ale. La relazione di stretta amicizia clic nvea contrailo col noto Barone Vini Swiclcn lo spinge però a nuovi lavori.. Vagheggiava da lungo tempo il dolio Barone l’idea di una musica tale, clic tra i generi diversi delle musicali composizioni tenesse all’incircn lo stesso posto clic nelle umane lcllerc la poesia descrittiva. Ora se fosse qui luogo ad esaminare su quali principj il Barone basovasi, bisognerebbe forse convenire clic cran dossi errati ili gran parte, poiché scopo precipuo della musica sla nell’eccitare affelti non nel descrivere idee. Di qui è clic la perfetta imitazione musicale e quella di sentimento,: non quella, dirò così, grafica 0 materiale. Checché però di ciò sia, il mondo va debitore a lui di due dei più mirabili Irai parli del mirabilissimo dei maestri. I11 falli, fu sulla poesia preparala da Van Swiclcn, cd in gran parie secondo le idee sue, clic venne composto il celebre oratorio’ - la Creazione del Mondo. Bendici Ilaydn fuor della musica non andasse fornito di molla coltura,.aveva troppa delicatezza di gusto, un sentimento troppo vero del bello nell’arte, un istinto musicale (dirò così) troppo giusto per non sentire la superiorità’ della imitazione indiretta di sentimento su quella materiale e diretta. O11d’ò clic, quantunque sacrificasse talora forse anche troppo alla seconda, tanto profuse della prima in-quell’oratorio clic riuscì un capo-lavoro. Ed in ciò credo fosse ajulato anche dalle; sue credenze altamente religiose. Freddo ci non poteva rimanere sulla eloquente descrizione delie opere ammirando di Dio; e dalla stia composizione ad ogni tratto spiccano lampi vivissimi di.entusiasmo..Ciò clic meno caldo riesce ò la parlo ove. son descritti gli affetti.della prima coppia di sposi; cosa non strana affililo IraiUindosi di uno scrittore già qitnsi, settuagenario, clic si era in gioventù sposato per riflessione, anziché per amore, c del suo matrimonio 11011 area dolci rimembranze essendo riuscilo per lui fonie continua di amarezze o disgusti. - La Creazione, prodotta la prima volta in Vienna in casa del Principe Schwartzenbcrg, fu causa di un concorde universale inno di lode al.maestro. Per Io clic Van SwieIcn,.baldo quanto l’autore del buon successo, mosso dalle stesse ragioni, altro poema compose col proposito clic il buon vecchio dovesse sposarvi i numeri musi- 1 (1) Dee’equi avvertirsi clic per un errore si stampò i in qualche foglio essere stato il professore cav. Gioì - ( getti il direttore dell’orchestra in late occasiono. ’ { [p. 128 modifica]cali. - Come del primo l’opera stupenda della creazione. dell’universo aveva formato il subbiclto, cosi lo fu del.secondo l’alternarsi delle stagioni, i fenomeni naturali clic ne succedono. E come non vi ha quadro che si renda veramente interessante per noi se l’uomo non vi comparisce, in isccna, cosi nel nuovo poema (che da quello dcH’inglcse Thompson., dal quale e tratto, ebbe il titolo - Le Stagioni) alle descrizioni dei naturali fenomeni si alternano quelle delle azioni umane che più vi han rapporto, tra cui primeggiano le faccende campestri. Con fervor giovanile si pose Haydn al lavoro, e sul finire dell’anno 1800 la partitura fu compita. Nelle sale del già nominato principe di Schwartzcnbcrg anche questo nuovo componimento fu eseguito le prime, volte nei di 24 e 27 aprile, e nel di primo maggio 1805. Fu desso in certo modo il canto del cigno pel celebre maestro, poiché, quantunque Van Swicten avesse già concepito il disegno di un altro oratorio o cantata, di cui i Almissimi dovevano esser soggetto, null’allro più sortì dalla sua penna tranne tre quartetti, l’ultimo dei quali le forze ognor più decrescenti non gii permisero terminare. Abbcnchò le Stagioni fossero accolte a Vienna con sommo plauso, l’autore stesso ne sentì l’inferiorità paragonandole con la Creazione, per lo che ebbe a dire clic mentre in questa son angioli clic cantano, in quella son contadini. È un fatto intanto che quantunque ogni pagina delle Stagioni riveli l’altissimo magistero dell’autore, pure nella parte melodica una certa stentata grettezza, una qualche prolissità, un tal quale languore accusano talora la stanchezza della già feracissima immaginativa. Ollredio.hò, e forse appunto in conseguenza di ciò, questa composizione è in generale più minuta nei particolari e più frastagliata che tutte le altre composizioni del celebre autore; e per questo, abbcnchò per data la più moderna, forse la meno adatta ad essere oggi offerta pubblicamente ad un’udienza formala in modo indistinto di ogni sorta di persone, anziché ad un ristretto uditorio di scelti professori ed amatori di musica. Tanto più in Italia, dove le cagioni estrinseche che ne sostengono la popolarità in Germania mancano quasi tutte. - Ma vi è di più; da quanto fu detto di sopra si può dedurre del pari che le Stagioni esigono ad essere ben eseguite un luogo ohe non sia vasto di troppo ed un numero di scelti ma non troppi esecutori. Ed essendoché le condizioni sotto la influenza delle quali s’intesero presso di noi produrre erano appunto di queste le inverse, così, per questo lato, non sembra meritare grande assentimento di approvazione la scelta. Ma siccome, ad onta delle lievi macchie di cui sopra è parola, vivissima e la luce clic spicca pur sempre dall’Ila y de n iano lavoro, e che quelle macchie, le stesse inconvenienze di mezzi e di luogo potevano in certo modo dissimularsi per mezzo di una esecuzione tanto più accuratamente ben preparata e condotta, così poteva restare giustificata in certo modo la scelta, tanto più se si considera la deficienza di opere nel genere dell’oratorio che caratterizza la nostra moderna scuola italiana, la soverchia astruseria, per le orecchie dei più, di quelli dei Mcndclsshon, degli Spohr e degli altri scrittori della moderna scuola tedesca, e la ormai troppo cresciuta discrepanza dal gusto oggi invalso di quelli della vecchia scuola italiana, o degli altri classici del vigoroso e robusto Handel. Ma, per quanto doloroso possa riuscire il confessarlo, convicn dire clic, qualunque si fosse la causa, l’esecuzione non fu preparata con istudio bastantemente maturo. Con sistema diametralmente opposto a quello tenuto negli anni indietro, e riconosciuto tanto proficuo quando per più volte fu eseguita in simigliarne circostanza la Creazione e poi lo Slabat di Rossini, abbcnchò si trattasse di una composizione delle sunimentovate molto più difficile e lunga e mai eseguila tra noi, in luogo di preparare gli esecutori con sufficienti studj individuali all’esperimento, si riunirono addirittura ed all’improvviso alle generali prove di orchestra, che non furono più di quattro, misti coni’ erano tra molti abilissimi altri che erano poco mcn che orecchianti, e tulli insieme in un numero così smodalo che rendeva difficilissimo invigilarli e dirigerli; Per lo che, ad onta del buon volere di tutti, è mancato generalmente nell’esccuzionc quel nerbo, quella unione, quella sicurezza ed esattezza che se neU’esccuzioiie di ogni musica è necessaria, in questa è essenzialissima, e di cui altra causa convicn riconoscere in una battuta portata quasi sempre in modo incerto ed ineguale, nei movimenti talora errali e spesso troppo lenti negli adagi, e troppo mossi negli allegri fugali, e che, per di più, mai conscrvaronsi eguali nello stacco degli stessi pezzi ed alle prove ed all’esecuzione. - E qui è il momento di notare un altro sbaglio (a mio credere) del maestro, d’altronde senza dubbio abilissimo, clic dirigeva l’esecuzione. Che in sul finire dei pezzi si tenda piuttosto ad incalzare un poco che a slargare i movimenti, va bene; ma che indistintamente in tutte le perorazioni musicali si raddoppi all’impazzata il movimento, anche quando l’autore non l’ha indicalo nò ve n’è traccia ili necessità nella composizione, ò sistema che, se può tollerarsi nei disperati gran-finali delle moderne tragedie liriche, non saprebbe scusarsi nelle tranquille |j composizioni di oratorio del genere di quelle di Haydn, i| nelle quali non vi ò nota o riposo che non sia savia1 mente calcolato, o cosa clic offra motivo a tali malte sfuriale. Ed ò pretesa che non mi sembra suscettibile di giustificazione il voler guidare così a soprassalti capricciosi grandi masse di orchestre e cori di più centine ili persone, non avvezze a trovarsi costantemente e regolarmente riunite insieme sotto lo stesso direttore, ma eventualmente raccolte. Il minor male che ne soglia avvenire, ò un ondeggiamento che dai primi si propaga grado a grado fino agli ultimi, e clic non si calma prima del finire del pezzo. Ma ben altre cose più importanti restano a dire. Quella cura che non si pose nell’istruire bastantemente gli esecutori, si spese nel raffazzonare per l’esecuzione l’opera del maestro. - E prima di lutto si considerò che, trattandosi di un’accademia come quella di cui parlo, le Stagioni sono una composizione alquanto lunga; onde si pensò ad accorciarla. In genere l’idea non mancava di una certa giustezza, ma come si mandò essa ad esecuzione? - Vediamolo. - Oltre all’avere omessi tanti pezzi, cosichè l’invito al pubblico per assistere alla esecuzione delle Stagioni di llaydn poteva dirsi all’incirca una decozione, si dette il bando quasi indistintamente a tutti i recitativi; con clic si distrusse quella varietà di effetto di cui llaydn è stalo sempre così vago. E da ciò nuovo inconveniente derivò pure. Le Stagioni sono come una galleria di quadri diversi, che hanno però tra loro un legame, un rapporto pel quale si riferiscono ad una idea principale che tutti li domina. Ora, poslochè tai quadri delibano necessariamente situarsi in una sala determinata che tutti non li possa contenere, sarà giuocoforza lasciarne fuori taluno; e quantunque l’insieme onde quella galleria era bella sia per soffrire necessariamente da questa mondatura, se si elimineranno i quadri unicamente episodici il male non sarà tanto.grande. Ma chi sarà mai che voglia sopprimere le cornici dei quadri che restano, anzi con sacrilega mano ritagliarli a capriccio, in modo da renderli di dimensioni minori: - Non pare ciò possa neppure immaginarsi; eppure egli è quanto nò più nò meno si fece nel nostro caso mediante la quasi indistinta soppressione dei recitativi. Infatti, contengono essi quasi sempre la esposizione del soggetto di cui nel pezzo metrico successivo si ha lo sviluppo. Così, per esempio, nell’Estate dal Soprano si descrive in un recitativo stromcntalo il primo albeggiare, quindi il crescer per gradi della luce, mentre nel successivo terzetto in re maggiore si ha la descrizione del levare del sole; dopo di che. la massa del coro prorompe in un inno entusiastico per tal meraviglia. Così nell’Autunno si annunzia in un breve recitativo clic, maturi i grappoli, i contadini si apprestano a vendemmiare, e ne segue quel gran coro in cui la vendemmia è pcnnellcggiala con mano più che maestra. Così ncll’Inverno in un recitativo stromcntato si descrivono le contadine raccolte in sulla sera intorno al fuoco a filare, e nell’accompagnamento è introdotto di quando in quando un andamento di orchestra che esprime il girar delle ruote e dei rocchetti; e a quel recitativo licn dietro una canzone di filatrici, durante la quale i secondi violini e le viòle fan sentire di nuovo lo stesso andamento caratteristico che fu proposto nel recitativo. Ed in altro recitativo si annunzia che una giovine contadina si appresta ad intrattener la brigata con una gaja frottola, e ne segue quel grazioso racconto, vero modello di comica delicatezza, dopo il quale, finita già la favola, in due recitativi ed un’aria, che furono omessi, se ne spiega la morale, spiegando l’analogia clic passa tra il corso dell’anno e quel della vita umana, e dando occasione così a quell’inno di lode e di ringraziamento a Dio, che, sviluppato in una maestosa fuga, da fine al componimento. Ora ò chiaro che soppressi, come fu fatto, tutti questi ed altri recitativi, i pezzi che dovevano esserne preceduti, ricscirono per gli uditori veri indovinelli, de’ quali non apparendo la convenienza, male emergendone il significalo, fu come perduto il pregio più bello, e ben poco poterono interessare. Nò ciò è ancor tutto; clic anzi rimane a dirsi il peggio. - Se vi è scrittore di musica chc.abbia mai posseduto in sommo grado la convenienza e la varietà del colorito, quello fu per certo Giuseppe Haydn, e dà prova di scarsa sagacia chi crede povertà quella che nelle sue partiture è sobrietà bellissima: sobrietà clic è per sé stessa la maggiore delle perfezioni. Tra i cori delle Stagioni ve n’ha di quelli che son pieni di ogni sorta d’istromcnlazioni e di stromcnli; altri clic sono accompagnati da un’orchestra più ristretta. Ciò non ò stato fatto a caso dall’autore, ma con lo scopo di ottenerne una varietà ed una verità di espressione maggiore. Così è da osservarsi che nella istrumcntazionc di quei, cori che sono di soggetto meramente pastorale sono impiegati’ tra gli stromcnli da fiato i soli flauti e gli stromcnli di legno a piva, cui son misti talora soltanto i corni ad ottenerne una certa maggiore sonorità; ma ne sono esclusi accuratamente, oltre gli stromcnli più rumorosi di ottone, per fino i clarinetti, che sono invece introdotti in altri lunghi dove il loro impiego poteva riuscire più conveniente. Ed ora (chi il crederebbe?) in tutti i cori indistintamente furono aggiunti e clarinetti, e.trombe, e. tromboni, ed offiiìeidi, cosicché uno dei principali pregi, della composizione veline à sparire, a perdersi in un y assordante continuo rumore. E, ad esempio del con- Ct trosenso che spesso ne derivò, basti citare la canzone delle filatrici nella quarta parte, della quale ho parlalo di sopra, elio con tutto quell’intempestivo strepitar di oricalchi, oltre all’accento troppo più vibrato di quello avrebbe dovuto essere, anziché un tranquillo villereccio canto apparve una danza di demoni, o almeno un inno guerriero di Patagoni, d’irocchcsi 0 di altra simile selvaggia genia. Oltreché da tale preteso arricchimento della islrumcntazione derivò, che rotto l’equilibrio dell’orchestra, si persero quasi sempre in mezzo al rumore degli stromcnli da fiato quei bellissimi ed interessanti lavori di cui è ricco sempre il quartetto degli stromcnli da arco. - È poi cosa strana da avvertirsi che di fronte a questa manìa di far uso di tutti i più rumorosi stromcnli, anche contro il voto del compositore, nell’unico pezzo dove egli slcsso ha introdotto il flauto piccolo, ovvero ottavino, voglio dire nell’aria del basso nella Primavera, quella parte fu eseguita eoi flauto traverso ordinario. Che con tutta parsimonia s’introducano gli stromcnli da fiato nelle opere di quegli antichi maestri clic non poterono usarne perché non li conoscevano, può con-, donarsi, purché si adopri in ciò con ogni riserva e cautela; ma quando, anziché ad un semplice e raro riempimento, si voglia in tali lavori estendere l’arbitrio a rifare al tutto la strumentazione, per ottener venia dell’ardire convicn chiamarsi Volfango Amadeo Mozart (1); ma chi pose mano a questo malaugurato lavoro nel nostro caso, abbcnchò sia artista abilissimo, anzi dei più valenti direttori teatrali, non era Mozart, nè le Stagioni avevan per nulla bisogno di essere in tal modo arricchite e raffazzonate. Resterebbe ora a parlare più specialmente dellYsccuzionc; ma siccome molte cose ad essa relative possono rilevarsi anche dalle considerazioni svvraesposle, così senza entrare infruttuosamente in minuti particolari, e seguendo il sistema di cui ni? son fatto una legge nei meschini miei critici lavori, di parlare cioè principalmente di che può avere un interesse artistico generale, mi limiterò a dire che se nell’esecuzione per parte dell’orchestra mancò spesso il chiaroscuro e l’unione, credo avvenisse principalmente dalla cattiva organizzazione e distribuzione dell’orchestra medesima. Cattiva organizzazione clic risulto specialmente dal non essersi- determinato in modo bastantemente assoluto la gerarchia- del comando, e la ’ catena della subordinazione, e nell’avere spinto gli. stranienti da fiatò, gli ottoni in ispccic, ad un numero smodato in confronto a quello degli stranienti da arco. Cattiva distribuzione o situazione di cui può darsi ragione dicendo, che troppo sparpagliati sovra un palco eccessivamente grande erano i suonatori; che il primo violino ed il violino di spalla trovavansi separati e lontani di troppo da tutti gli altri violini; che lo stesso primo violino era in luogo non sufficientemente visibile da tutti; che li stromcnli della stessa specie trovavansi disseminali troppo in diverse parti dell’orchestra e gli uni dagli altri lontani. Non dico ciò per 1 contrabbassi, clic, quapdo non possa farsi di meglio, possono spargersi su vari punti per servire di sostegno a tutti; ma lo dico per i violini, per le viole, pei flauti, pei clarinetti, pei quali non mi pare vi sia scusa sufficiente. Ecco quello che, obbedendo al mio non grato solilo ufficio di critico* ho creduto cosccnziosamenlc dover dire nel proposito di questa grandiosa festa musicale, che pel suo carattere non comune tra -noi, per J’interesse artistico che offre, per l’utilità di cui in progresso può riescirc per l’arte; ognuno doveva aver desiderio di coadjuvarc, e addurre ad ùn punto di perfezione che facesse tacere una volta i rimproveri che riguardo al modo di eseguire la musica abitualmente e per sistema, ma pur troppo non senza qualche ragione, ci gettano in faccia gli oltramontani. Chiudo intanto queste righe con una grata notizia che va pubblicamente circolando per questa città: che, cioè, per la festa dell’anno avvenire abbia preso impegno il celebre Merendante di scrivere la musica di una cantata. Alla quale si aggiunge che di altra da eseguirsi nell’anno successivo abhia ricevuto la onorifica commissione l’allievo dello stesso Merendante, il maestro Teodolo Mabellini pistojesé. Firenze li 8 Luglio 1845. L. F. Casa morata. (!)./: noto che Mozart, dovendo eseguirsi in Vienna il Messili di Handel, aggiunse alla partitura un completo corralo di strumenti da fato. GRANDE SERENATA nel Palazzo del NobillsMmo sig. Due Avioaio Luta Viscom Akese. La notte del 15 al -16 corrente fu noti di festa al Palazzo Litta. Era la vistili [p. 129 modifica]^ del giorno onomastico della Nobilissima 5 Duchessa, e tutta Milano sa bene in quale. splendida guisa i di lei ligli sappiano s ogni anno solennizzare la ricorrenza d’un ’ giorno per loro sì felice. L imponente serenata della quale volli far cenno su queste pagine ebbe luogo nel giardino. Appiè del palazzo stendevasi numerosissima orchestra di ben più che sessanta parti, e composta del più eletto fiorò de’nostri artisti, cui presiedeva l’arco vigoroso ed impuniabile del Ferrara. A fianco a questa s alfollava un’altra sessantina di eccellenti coristi d’ambo i sessi, a’ quali teneva dietro la notissima ed anzi orinai rinomata Banda di Lainate, componentesi pure di più che trenta suonatori. Questa banda, istituita già da più anni dal troppo presto rapito genitore del Duca Antonio, e da quest ultimo interamente provveduta, e fornita di ottimi maestri, trovasi ora capace e sicura della più perfetta esecuzione. Sicurezza immancabile d’intonazione, perfetto colorito ne’ chiaroscuri, dolcezza e brio negli-stranienti.di legno, potenza-e vibrazione in quelli di metallo; sono tutte doti che questa banda non invidia certamente a nessun altra. Nel mezzo del giardino poi elevavasi un altro palco, dal quale faceva ampio cerchio la migliore delle bande militari della capitale. Da ciò coinpreudesi che il materiale di questa serenata componevasi duna massa iinpouente P|ù che i200 artisti di musica. Ciò che poi interessò ed incantò maggiormente si fu la scelta variata e giudiziosa dei pezzi. Erano otto questi pezzi, che parte.eseguivansi dalla sola orchestra, parte dall’orchestra e dai cori, e parteancora dall’orchestra unita alla brava banda che più sopra lodai. E questi pezzi venivano poi alternati da altri che eseguivansi dall’altra banda militare, in guisa che mai v’ebbe silenzio, e che per quasi tre ore si passò senza posa da una ad un’altra deliziosa melodia. Il primo tempo della sinfonia in mi bemolle di Krommer aprì l’Accademia,- e le pompose armonie e le grandiose imitazioni dell’illustre alemanno ebbero doppio vigore dalla Banda che fu da mano peritissima aggiunta a maggiormente1 colorire i forti dell’orchestra. Il famoso, coro in do della Vendemmia nelle Stagioni di Haydn diede bel campo d’effetto alle belle voci de’ nostri coristi; i quali furono pure vigorosi e pieni di fuòco assieme a tutta la potente orchestra anche nella sublime introduzione del Guglielmo Teli. Rabbonì slanciò in. un suo pezzo un torrente di note con quella dolcezza, fluidità e forza che egli sólo, io credo, sa unire nel, flauto. Bottesini ci ricordò sul contrabbasso i melodiosi pianti di Beatrice di Tenda. Questo portentoso artista è una delle nostre giovani glorie. Non credo che nessuno, come egli, abbia saputo toccare finora il patetico Su quell’immane stromento in modo da raggiungere, c fors’anco sorpassare, la malinconica dolcezza del timbro del violoncello e della viola istessa. L’introduzione dei Lombardi del Yerdi fu pure eseguita con ogni purezza d’esecuzione dall’orchestra e dalla banda di Lainate. Ciò che però più di tutto solleticava la curiosità dei dilettanti in questa bella serata erario.due novità musicali. Una di 5 queste fu una Sinfonia appositamente detr tata per questa solenne circostanza dalJ l’egregio giovane sig. Pezzoli, maestro di cappella al Duomo di Monza. Era questa pure composta per orchestra e banda, e la marcia di quest ultima in si bemolle che rompe l’allegro in re a 6/8 è d’un effetto brillantissimo, nuovo e piccante, e mise più ch’ogni altro pezzo in piena luce il valore prodigioso de’ bandisti di Lainate. In generale uotansi in questa sinfonia originalità di forme, tanto difficile in giornata, originalità di molivi, elevatezza di concetto, eleganza di dettagli, giusta conj dotta e sicurezza di fare. E cosa dolorosa | invero a vedere come artisti di vero talento j e di fondate, e direi, certissime speranze, debbano rimanere sepolti pressoché nell’obblio, condannati a non essere conosciuti ed ammirati che da un ristretto numero d’intelligenti, mentre potrebbero giustamente aspirare a ben più larga fama; e tutto ciò per mancanza di occasioni che aprano loro l’adito a poter mostrare quanto possano e quanto valgano. A mio modo di vedere il sig. Pezzoli va pur troppo annoverato fra questi talenti dimenticati. L’altra novità musicale, più che lutt’altra cosa, interessante in questa bella sera pello scopo cui era diretta, si fu una commovente ed affettuosissima Cantata, che il conte Giulio Litta cultore, come ognun sa; felicissimo d’Euterpe, creava e dedicava come omaggio d’amore figliale alla Madre la Duchessa. Questo pezzo, grandioso e nobile, e nel tempo stesso delicatissimo, gentile e pieno del più soave affetto commosse tutti gli astanti. Pieno di dotte armonie, di vaghe ed elegantissime melodie, e tessuto con nuova e bene immaginata fattura ebbe il più caldo e più toccante plauso di generale entusiasmo. Tale si ìu adunque questa magnifica Serenata, che resterà ben lungo tempo memorabile a’ què’ pochissimi eli’ ebbero la fortuna di esservi invitati; e furono ben pochissimi gli eletti, perchè a’ soli più stretti conoscenti si volle permesso il partecipare d’un tanto omaggio che alla madre esclusivamente volevasi (dai figli consacrato. Fossero pur molti quelli cui piacesse, dietro l’esenipio di questa nòbilissima famiglia, l’adoprare ogni cura, zelo e ricchezze per ispiugere innanzi l’arte, e per beneficare ed animare coloro che l’arte a proprio sostentamento professano! Alberto Mazzucato. CARTEGGIO. Riproduzione dell’JEtligto «Colone di Saecliini. Parigi li... Nell’ultima mia V’ho parlato abbastanza diffusamente dei piaceri classico-musicali dovuti alla beila istituzione fondala dal principe della Moskowa, ed ora m’affretto a comunicarvi clic anche la prima scena lirica francese ha imitato in qualche modo il nobile esempio clic le veniva offerto, riproducendo uno dei capolavori dell’antica •scuola_drumnialica, VEdipo a Colane di Sacchini. Il direttore signor Pitici ha reso cosi un omaggio a questo gusto rinascente pclla musica del tempo che fa, c tanto più onorevole in quanto clic non sembra.dover ottener dal pubblico quel compenso, clic avrebbe giustamente meritato. Giacche io debbo pur dirvi che la folla che s’era accalcata nel recinto della Grand-Opera alla prima sera di questa interessante riproduzione, comparve alla seconda orribilmente decimala; le panche erano quasi vuote, le loggic quasi deserte; desolante spettacolo per una impresa, clic se è sensibile alla lode degli intelligenti e degli artisti, 6 però costretta a preferire l’mumirazionc meno delicata ma più proficua del grosso pubblico, che 6 quello alla fine che conosce meglio di tutti l’arte di riempir la cassetta. Ed é dinanzi a questo doloroso risultato, che io mi trovo inclinalo a non condannare del lutto jl vandalismo forse forzato dei nostri direttori ed appaltatori di teatro, clic permettono che la brillante luce della pubblicità e, delle ribalte circondi, co’ suoi lucidi botti coite meschinità musicali da cui ei troviamo innondali, mentre lasciano che il silenzio e la polvere dcll’obblio ricoprano le pagine meraviglioso, elio, ci conservano le auliche e forti ispirazioni del genio. Come in falli azzardare delle spese che possono essere enormi, come rinunziare a guadagni quasi certi, a speculazioni assai poco artistiche, ma eccellentemente fruttuose, mentre un pubblico freddo e senza entusiasmo accoglie con indifferenza i vostri sforzi, c vi lascia là solo sulla scena frammezzo ad una caterva di cantanti e. di suonatori clic vogliono essere pagati e crudelmente pagati: L’amore esclusivo, generoso, pieno di sacrifico, di stenti, di relegazioni, che lotta contro lutti i traviamenti delle masse, che si mantiene fermo ed. invitto frammezzo alt’impetuoso combattere di contrarie mlluenze forma la bella e salita passione dell artista, lo cui profonde,convinzioni, i cui misteriosi godimenti, sono un sufficiente compenso pcll’isolumculo, e forse pclla miseria a cui vicn condannalo? Sta l’impresario è 1 uomo del calcolo, una specie di gabelliere, che chiamalo per professione a riscuotere un dazio sui pubblici gusti, non si trattiene ad analizzarli, nu li accetta tulli ciecamente, i più’ vantaggiosi a preferenza dei più regolari. Mettete pure clic vi sia qualche impresario che abbia delia venerazione peli’arte, che possieda il giuslo e vero sentimento del bello, che si senta trasportato per lutto ciò clic è realmente grande c che disprezzi le leggere c vuole bolle artistiche del giorno, ebbene, mio caro, ubo poira nini fare la singolare fenice quando le sue nobili intenzioni, non- vengano comprese ed accolte convenevolmente dal pubblico? Nulla, assolutamente nulla, a meno clic non sia eroe abbastanza per accettare la rovina de’suoi.affari, c.per vedere con rassegnazione a prosperare i suoi rivali più ligi agli interessi materiali e finanziari! clic a quelli dell’arte. Né questo esordio sarebbe perfettamente inutile, qualora se uè volesse dedurre il corollario, che s> ha torto se si aspetta dal teatro quella desiderata educazione delle masse, che si evoca con tanto trasporlo, c che pure si è tanto lontani dall’ottenere. Uim rivoluzione di tendenze compieta, assoluta ed improvvisa é impossibile, ì miglioramenti non si ottengono che gradatamente e con isforzi insistenti e continui. Tocca ai privali, tocca alle società ricche c che possono disporre di granili mezzi il far filtrare nelle masse le buone idee, i retti giudizii, predisporre cioè le men.i con una coltura un po’ lenta ma saggia, ma che farà lutti i giorni delle nuove conquiste; predisporre, io dico, a considerar l’arte musicale sotto aspetti più vasti, più alti, più severi, più inliinamènle poetici,.di quello clic si ami a riguardarla in qùesto secolo di romanze. di walzer c di cabalette. Fallo questo, ottenuti questi primi risultali, il teatro porrà allora l’ultimo suggello alla grande rigenerazione della musica, ésigliando dalle sue scene i freddi imitatori, i plagarii, le languide e sbiadite nullità, tutto questo garrulo alveare clic si china bassamente innanzi ai volubili capricci della moda, perché manca a lui l’unica forza clic può persuadere alla resistenza, la coscienza cioè del proprio genio ed il rispetto per la propria missione. Ma per ora contentiamoci di deplorare insieme a Geremia Jc rovine coperte d’cileni, le colonne abbattute, c le mura cadenti del tempio dell’arte, ■_ Che se voi aveste assistilo alla riproduzione dell’Edipo, vi sarebbe venula alla mente un’altra riflessione, egualmente dispiacevole, di quelle clic avreste fatte sulla quasi totale freddezza del pubblico. Era impossibile infatti sottrarsi ad un penoso sculiml-nlo nello, scorgere l’.impotente esecuzione degli artisti, clic avvezzi a frasi brillanti ina leggere,’ a’forme graziose ma gracili, a passioni pigmee c languidamente colorile, piegavano sotto ifc peso, della grande declamazione antica, coi suoi grandiosi concetti, colle sue tinte forti c subtjmi, colle sue proporzioni gigantesche, colle sue melodie colme di passioni quasi lita [p. 130 modifica]ic. L’educazione attuale de- nostri cantanti è insuf:ntc onde ottenere quel faro largo, maestoso, pieno >oesia c di succo, che è passato oggimai al più iplcto. stato di tradizione. Nell’udire queste voci lernc o mancanti d’espressione, o possedendone una tutta convenzionale ed affatto sbiadita; nel vedere questi attori o immobili come statue o scalpitanti come deplorabili mimi, nello scorgere la parola del poeta uscire monca,.contraffatta, alterala da-ugole incapaci (li unire in un solo c magnifico getto il pensiero poetico c la nota del.maestro che lo colorisce, nel contemplare l’imbarazzo, l’indecisione, l’inesattezza, la trascuranza, l’insufficienza di questi esecutori, ò pur forza convenire clic la riabilitazione musicale a cui si tende c clic tanti sospirano, debile essere preceduta; olire clic dall’educazione del pubblico, da quella.degli artisti, clic si vogliono fare gl’interpreti delle colossali produzioni d’un’epoca clic è pur tanto lontanadalla- nostra benché sia tanto vicina. lo non vi parlerò diffusamente della musica dclVEdipo; la ricchezza delle melodie, la potenza dcll’espressione, il lusso del colorito appassionato, sono le qualità eminenti di questo spartito clic dopo quasi mezzo secolo di vita ha ancora tutta la freschezza, tutta la vivacità, lutto lo splendore d’un fiore.appena sbucciato. Gl’intelligenti clic assistettero a questa riproduzione ammirarono molti pezzi, il «Sui., effetto è intieramente dovuto alla grandezza ed alla felicità del pensiero, giacché Sacchini c la sua epoca ignoravano ancora i grossolani artificii, cpn cui si giunge al giorno d’oggi a velare la nullità dell’idea sotto ammassi prodigiosi di suoni, Forse la fattura dei pezzi- è troppo monotona in Sacchini, forse, s’egli fosse vissuto più tardi, avrebbe cercalo di approfittare dei grandi progressi fatti dal contrappunto, ma ad onta di tutte le osservazioni clic possono farsi sull’Edipo resta però dimostralo esser questa l’opera d’un grande artista,, c che molti dei pretesi lavori contcmporaYiei, spogliali clic fossero da tutta quella assordante corteccia di combinazioni armoniche, con cui seducono l’ignorante ammirazione della classe più numerosa degli spettatori, resterebbero ben poca cosa di fronte a questa semplice c ispirata creazione dell’antico compositore italiano. Credetemi intanto Vostro affezionatissimo volta, ne.rimase tanto stupito, che tenne le ni: per qualche tempo; copiandosela poi egli sto; avanzata con’sotto il testo tedesco, scrisse sul fiNECROLOGIA Carolina Pichlcrj nata essa, il cui Agdloclc fu è morta a rcincr, illustre autrice e poeradotto quasi in tutte le linmi ispirarono tanti composiVicnna ove nacque, il 9 luglio in età di 74 anni, c venne sepolta nel cimitcrio (li Wahring, ove riposano le ceneri di Beethoven, Scyfhicd e Schubcrt. La sua casa era il convegno dei principali letterati ed artisti. Fra i grandi maestri ella conosceva personalmente Gluck. Mozart, llaydn, Sa. fieri, c seppe ne’ suoi discorai dipingere la caratteristica di ognuno in modo tale, clic si credeva vederli. Le sue Memorie saranno pubblicate fra poro. (Estratto dai fogli di Vienna) etlcrc majuscolc: Opus summum l n i stimmi YV. A. Mozart. Beethoven, iin anno prima di morire, si fece caldo partigiano di questa composizione sacra;’ all’occasione clic Godofrcdo Weber si scagliò con insolènzà inaudita contro di essa, fugando perfino che fòsse vero parto di Mozari) (-1). Fu allora che Beethoven-in una sua lettera stampata, mise per còsi dire in ridicolo le asserzioni dj G. Weber, protestandosi sino affilili suo respiro il più granile veneratore di Mozart. - Le quali cose tutte si possono leggere nei varj opuscoli a ciò’relativi, pubblicati a Vienna negli anni 1820-27 dal venerabile aliate Stadler, dotto c rinomalo e di n i però (1) l’ino dall’anno scorso i lettori di questa Gazzetta furono avvertiti trovarsi al presente la partitura• originale di questo Requiem all’E lì. Biblioteca diVienna. NOTIZIE MUSICALI DIVERSE — Milano. Nella scorsa domenica ci venne udita nella chiesa di. Santa’Maria del Carmine una nuova musica quasi tutta appositamente scritta per questa circostanza dal noto maestro Giovanni Toja, della quale ci affrettiamo di render notizia ai nostri lettori come dicono clic deve giovare al nome del compositore. Già altre simili sue produzioni vennero ascoltale nel pubblico; ma comparando il nuovo coll’antico,’non temiamo di affermare che le più recenti mostrano un notabile progresso nel maestro cosi nel maneggio dc’mezzi artistici, come nella comprensione del carattere di clic voglion essere improntate le sacre armonie. Meno alcuni tratti, in generale il suo lavoro aveva un portamento grave c maestoso clic beii corrispondeva alla maestà del soggetto cd alla santità dell’augusto luogo in.cui era ascoltato. L’istrumcntazione, clic componcvasi di ’seli violoncelli c contrabbassi, accompagnali dall’organo, c di quando in quando.dalle levitiche corde di un’arpa, offriva quasi sempre un insieme si grato clic l’anima si sentiva rapita a soavissime commozioni. Sopra tutto vuole essere encomiato il modo con clic venne adoperato l’accompagnamento dell’organo i cui varj stranienti vennero sì opportunamente e si felicen si dovrebbe: Un nostro collaboratore niente interpolati l’uno aH’altro da non lasciar cun modo desiderare i molteplici effetti di una vera orchestra; di ciò vuol esserne data lode al maestro che ha saputo cavare un grandissimo partilo dà elementi.troppo limitati. Del resto noi potremmo esser tacciali di lusinga se mentre annunciamo in compendiò ciò che abbialo trovato di bene, ominellcssimo alcune amichevoli osservazioni che. come sogliam sempre, ci pare di dover fare per quanto si può comprendere c giudicare dall’udire una sola volta una musica.piuttosto elaborata. E prima di tutto ne é sembralo che i varj concetti di clic sono costituiti.lutti i pezzi non sono abbastanza tra loro ben legati; perché rare volle l’uno richiama l’altro naturalmente; c cosi tutte le singole parti che sovente sono ben condotte, non giungono sempre ad 1111 fine corrispondente ài principio e all’andamento: più d’uno dei varj versetti termina in modo che a qualcuno potrebbe parere incompleto. Ne parve però che il compositore avrebbe dato 1111 più perfetto sentiménto religioso alle sue melodie facendo minor uso. massime ne’cori, di note puntate e sillabale, c tralasciando alcune maniere che risentono alquanto del profano, come sincopi soverchiamente, insistenti c messe di voce troppo spinte c scoperte. K ornai consentito che il canto ecclesiastico non ama i suoni troppo vibrati che disdicono alla religiosa venerazione di chi prega. L’estetica dice prega deve usar modi sommessi; perciò 1 ma! elevare, la voce di uii tenore, nè ad ad un la di petto, se non quando il canto sia incorp rato a tutto il pieno all’(strumentazione, od in alcu... luoghi di rapido passaggio. Questa idea potrà sembrare solìstica a qualcuno; ma chi sente nell’animo la vera II indole della musica sacra forse non la ravviserà desti- |.tuffa- di fondamento; c il maestro Toja, di cui stimiamo j l’ingegno pari alla modestia, saprà per avventura farne |i buon conto nelle sue opere avvenire. Queste mende 1101l’tolgono del rimanente alla sua j: musica il pregio che abbiamo già.notato di nobile c stu-: diala. Se le sue immagini non sono sempre originali, le sue frasi sono sempre gentili-e l’effetto c sempre dilettevole. Con maggiore tenacità di proposito e con ordinamento migliore raggiungerà quella mela à cui. già; stende la mano. Noi gli facciamo coraggio c emigrata- j lazioni, c.lo animiamo a progredire, certi clic farà onore aliarle e al proprio nome. T. L. — Nella corrente settimana avrà luogo nella gran sala del Ridotto dell’I. R. Teatro alla Scala un’accademia vocale cd istrumentalc nella quale si produrranno-il pia- j ■lista francese Illusili. lodato nella Biografia Universale del Fétis, madama Diu resi distinta cantante da con- | certo, e la giovane figlia di quest’ultima, pianista mi- I; offessa. Vienna, Monaco, Trieste, VeneziS, c Padova 1 hanno già applaudito alla valentia degli or nominati artisti.; — Rmu. Nel Folletto opera nuora del-chiaro maestro 1 le cantilene sono sempre chiare e spontanee e j, „ OI, l’istril 111 e 111.-izi0110 è facile, brillante, ed armoniosa". Fra i j

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suo Requiem per la Chiesa, ciò solo „ ti|||c (oijvieril; la ballata delle donne, un duetto, alcuni I,;so immortale, e L illustro Miller, succes- |; smiarcj,ie| primo, la stretta del quale non "corèi- I indo in alcun modo al ben elaborato adagio, c diccsi!| edut,unente essersi già presi i concerti onde poterla || VARIETÀ. ci invita a far: |M«e«parole sol ESecataSenaa «11 Mozart. Questa Gazzetta Musicale, nel suo N. 22 del corr. anno, contiene un articolo nel quale, fra le altre cose si -legge: 11 Chi non conosce il suo Requiem (cioè di Mozart). nulla conosce di granile 111 fatto ili musica. Questo capolavoro non può ad altra cosa meglio paragonarsi che al Giudizio Universale di Michelangelo. «L’autore di un altro articolo nell’ultimo N. 29 di questa stessa Gazzetta Musicale-, ’ sembra esser in parte di 111111 opinione diversa’. Quantunque il mondo intero, che questo componimento sacro fino dal primo suo apparire percorre,-senza posa, abbia già da tanto tempo deciso della sua;’ supremazia- su tulli 1 componimenti consimili, c renda superfluo ogni elogio di esso, nondimeno’ merita di. ossei- qui notato il conto che ifehhero i seguenti tre jì Coppi ’maestri. Giuseppe llaydn di; giunte |i cambiare, l’a solo di flauto egregiamente eseguilo dal 1 in età 1 MC(|Ietti. una specie di romanza à due tioci’fra la Olivicri cd il Tatti, il successivo terzetto col Luzio, il duello fra questi c Tatti si espressivo pel cantabile e si caratteristico nell’islrumcìitalc, non clic l’aria filiale. Nacquero al compiuto esito di questo non volgare spartori. taluno de quali non aveva una parte a se confacente (che il Folletto era stato scritto per tuli’altra compagnia e doveva esser rappresentato a Lisbona!, la debolezza della stretta del finale primo qualche pezzo poco variato, alcune melodie 11011 scevre da reminiscenze, una gentile giovane attrice cantante contro sua voglia costretta ad indossare la veste-di una vecchia baronessa, mal umore 11011 represso 111 parecchi spettatori smaniosi del lirico tragicismo, scene e vestiario disdicevoli... {Estratto da.lettera) — ’.Napoli. Al teatro del Fondo venne rappresentato l’Adolfo di’Cerva! ossia i Montanari Scozzesi, poesia di Bidera con nùova musica del maestro Aurelio Bruno; mediocre fu giudicala la composizione, mediocre, trovossi l’esecuzione, scarsi applausi accolsero-l’una e l’altra. — Bologna. Messa nuova del maestro Tadolini per la solennità di S. Pietro. Dopo upa sola audizione è impossibile informare dettaglia laincnte i lettori dc’singoli pregi c dei diretti di una partitura religiosa sviluppata a largite proporzioni cd affidata a huon numero di cantanti c ad un’intiera orchestra. Da quanto sic potuto a tutta prima giudicare puossi -francamente asserire che il maestro Tadolini Im prodotto un lavoro clic grandemente lo onora, C che va annoveralo fra i migliori in questi ultimi tempi uditi nelle nostre chièse si spesso ustionanti di molivi profani c delle oricalchichc. tram-, he. Fra gli esecutori vocali emerse il sommo’Donzelli, il Nestore deTenori’ italiani, la cui voce ’produsse una profonda sensazione; nella parte istrumentale vennero distinti gli a soli del Ccnlroni, del Brizzi, del Liverani ’ c del Parisini. — Il Pianista Golinelli. - Questo indefesso giovane ha testé composto una raccolta di dodici Sludj pel proprio istromcnto, i quali non hanno ad invidiare quelli che ora ci giungono da oltremente, c a non dubitarne, apporteranno al loro autore fama non passeggiera. — Paiiigi. I nuovi sistemi di intisicografia si tengon dietro l’uno all’altro con una spaventevole rapidità. Son pochi mesi che qui gcltaronsi nella consumazione musicoarlislicó-coiniuercialc i progetti di Ramburcs, di àliqucl ecc., cd ceco clic già ne sbuccia fuori 1111 altro, quello dgl Raymond, col titolo di Essai de simplification musicoyrafique aree unprecis anulitiqxie desprincipauxsj/stèmes de notatìonniusicale propósés depuis le sviziente siitele. In esso riesce nssni interessante la tavola di confronto,dei diversi sistcnìi di Sauvcur (1701), Motz de-la Saljc (172S), Salcllc’(IS05), Rousseau (174->); Roinanò (ls-t-2), Rambures (1S-13), Piovosi (IS33). Raymond (is-i.3), Berlini.(1S12), Blein (1S3S), e Gambale (IS-il). Parigi e Milano furono i campi più fecondi per la sciniogralia musicalo. Nella prefazione, del libro del Raymond leggasi quanto segue: -, Tutti i sistemi che finora si proposero sono più 0 meno incompleti, c spesso si ripeterono gli stessi errori, ciò che lascia supporre la maggior parte degti autori non esser stati al fatto dei sistemi anteriori. Mi sono pertanto propostogli stendere una Classificazione ragionala de’ varii sistemi di notazione musicale, e di analizzarli sotto un punto di vista’generale, affinchè lutti ad un colpo, d’occhio aie potessero disccrnerc i difetti radicali, c riconoscere le difficoltà incielili c le condizioni indispensabili per-poter far meglio del sistema in uso. Nella seconda parte io stesso ho posto un primo saggio di semplìficazione’musicografica: non ho cercato, come molti altri, di esser straordinario pel solo piacere della novità, ma ebbi unicamente l’intenzione di riuscir di utilità, immaginando qualche cosa di semplice, c nell’islesso tempo consimile a quanto c già conosciuto, per non lottare colla forza dell’abitudine clic è sempre assai malagevole a vincere.» Ciò potrà servire a dare un’idea delia disposizione e dello scopo dell’opera. — Rettificazione - La Francc musiculc nel suo numero del 9 luglio stampa: De Gànes on nous ’signalc un jeùne talenl sur le piano qui fait grande sensa■. I lion, C.-A. Pambini. doni Ics cvmposilions soni aussi 111 alcuni || tr£s femarquablcs. Aious rendrons compte de deux si-nxirnri. ocuvres pour le piano da jeune Pambini; elles meritent tonte notre attentimi. Invece ili Pambini, deve leggersi Gambini, l’autore degli Sludj, do’Capricci sopra motivi del Corrado d’Altamura, delia Saffo, della Pestale, (Iella Maresciallo d’A nere, del Giuramento, ecc. — Vikana. S, ài. l’Imperatore accolse graziosissimamente L’Album Beethoven, offertogli per la sua Biblioteca dal signor Mochetti, I- R. negoziante di àlusica, nell’occasione che si pensa all’erezione di un monumento dei celebro maestro nella sua città natia, e degnossi di contribuirvi la somma di cento fiorini moneta di convenzione. Altri sussidj ragguardevoli vennero dati al signor Mochetti al medesimo scopo: S. ài. l’Imperatrice’madre, gl’Imp. Arciduchi Carlo c FranBacli, pervenutagli quest la partitura per la prima

Carlo. LL. àlM. i Re di Prussia c di Sassonia..Questo Album cornicile composizioni originali di CI10pin,

Cli Czcrtiy, Diililer, Hensclt, Kalkbrcnner, Liszl, àiendelssolui, àloselìcles, Taùlieri c Thalberg. L’editore manderà I’ importo di 500 copie alla cassa dei Comitato a Borni. - Il maestro Dónjzclti c partito il giorno 11 luglio per Parisi in compagnia del maestro Salvi. - Thalberg ’partilo per Londra, sposa mad. Bouchot, vedova del pittore storico di tal nome, e figlia dal celebre cantante Lnblache. - Il Freyschillz di Wcbor si n plauso in lingua boema a Praga’. tGazz. Mus. P GSRVAXXS flSBCd&BSE&I EBITOSS-PROenitT.lKIO. BDaJS’I. BG. StaBiiBiomsMtf© Xazioiuiale l’ri-vlBeiA’iatto di Calcografia, Copisteria e ’d’ipografia Msasieaie «Hi GlfiXAXXI EESCORB5I Contrada degli Omenoni zV. 1720.