Gazzetta Musicale di Milano, 1843/Suppl. al N. 19

Suppl. al N. 19

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[p. 79 modifica]Supplemento ai N. f» ingiusti tribunali provocate da leggi dispotiche ed inumane, ed un forte sbilancio nella industria e nella pubblica economia fomentato ed accresciuto dall’oro americano clic allora allora in Europa gfuiigca compagno di una spaventosa malattia clic sembrava volere affatto distruggere l’umana propagazione, formano il quadro lacrimevole della politica condizione dei popoli italiani in quel XVI secolo della nostra era cristiana. Ma tutte queste pubbliche miserie, elio di maggiori al certo non potrcbbonscnc immaginare per rendere infelicissima una nazione, le quali tutte intempestivamente piombarono sulla Italia dopo la venuta di Carlo Vili re di Francia, non poterono impedire, nè ebbe? forza di trattenere uno sviluppo di quell’incivilimento, il di cui germe nel più felice scorrere dei due secoli anteriori crasi già profondamente radicato nelle nienti italiane, per naturai tendenza e per impulsi ricevuti da varii principi, e specialmente ni ultimo da Lorenzo De Medici detto il Magnilico. Quant’ei promovesse in Firenze sua patria, e incoraggiasse gli studi! filosofici, quelli della poesia, dell’amena letteratura e delle arti del disegno, ognun su, ma più clic altro ei grandemente della musica dilcttavasi, ed a tale oggetto ai suoi larghi stipendi ritcnea i più celebri maestri e compositori ili quel tempo, come Antonio Squarcialupi, Alessandro Agricola, Jousquin Des Drcz, Giacomo Obrccht, Arrigo Isaacli ed altri. Gli esempi ed i precetti clic questi uomini dottissimi nell’arte musicale sparsero in Firenze fecer si che una jicrfetla scuola ili contrappunto ivi si formasse, da cui nel tratto successivo, ed anco inframmezzo ai pm granili disastri clic quella sfortunata città elihc allora a soffrire, ne uscirono valentissimi compositori di musica, tra i pili insigni dei quali distiilgucsi il horentino Giovanni Aniinuccia. in qual anno precisamente avvenisse la nascita dcll’Aniinuccia noi sappiamo: nè contezza alcuna dei suoi parenti e di Stic civili condizioni abbiamo da quelli che lian lasciato scritto di lui. Soltnlito sembra probabile di’ ei nascesse sul cadere del secolo XVI; o al più tardi nell’incominciare del secolo susseguente. Ed in quanto alla sua condizione, è’da credersi non essere egli stato uomo della piche, giacché da alcuni scritti del tempo si può rilevare clic quei fiorentini che allora dedicavansi ai severi studii ded’arte illùsicele solcano essere, o nobili, o di famiglia popolana, vale a dire di quella classe che godea dei diritti di cittadinanza, clic era ammessa a cuoprire pubblici impieghi, e che. esercitava le arti maggiori. E ciò non si sarebbe potuto amnicno, avvcgnucehò l’arte, senza la scienza, era- nulla a que’ tempi, e la scienza della musica - trovavasi allora si strettamente collegata con molte altre scienze da rendersi all’atto inaccessibile all’idiota; e perciò necessariamente richiedea che vi attendessero persone di tanto facoltose, da poter sostenere le spese necessarie a procurarsi una forbita educazione ed una cultura di spirito di gran lunga superiore a quella clic oggi si soglia volgarmente, con grave danno dell’arte, stimai’ necessaria per addivenire un jierfclto artista, un compositore di musica. Ciò che sappiamo di certo si è che Giovanili Animuccia pervenne ad uno dei gradi di maggiore eccellenza nell’arte musicale, ed ebbe fama di essere uno dei pm distinti maestri e compositori del suo tempo, tanto clic in Homa, ove allora più clic altrove fioriva la musica ecclesiastica, vale a dire la musica la più elaborata e più dotta, ci fu prescelto per maestro della cappella ili S. Pietro in Vaticano, impiego che con sommo decoro sostenne fino all’anno Iati!) in cui moriva, nè altri che il celebre Giovanni Pierluigi da Palcslrina fu creduto meritevole e degno di succedergli in tale onorifico incarico. Poco note, e rarissime sono oggi le composizioni dell’Animuceia. Ei non ne pubblicò clic soli due libri, uno ili Messe, l’altro di Madrigali; tutte le altre, o sono andate perdute, o smarrite, o forse rimangonsi sepolte negli archivi musicali della città di Itonia ove lungamente ei visse, e così sono oggi quasi, affatto ■uscite dalla memoria degli uomini. Il dottissimo Padre Gip. Battista Martini nel suo Esemplare di contrappimlo sul Canto fermo, fra gli altri sceltissimi modelli eli’ ei propone agli studiosi di quel genere di composizione, riporta due frammenti della Messa dell’Ammucchi estratti, uno dalla Messa a sci voci intitolata Cuudr.nl in coelis, l’altro dalla Messa Adcoenum Agni providi a cinque voci. Da questi due brevi saggi l’intelligente osservatore può rilevare quanta fosse l’eccellenza a cui giunse l’Aniinuccia nell’arte del contrappunto rigoroso per le sole voci e senza strumenti, unico genere d’armonia che allora si praticasse nell’alta composizion musicale, che di poi fu della di prima pratica, e che Palcslrina condusse all’ultimo suo grado di perfezionamento per una maggior grazia e fluidità delle melodie, degli attacchi, delle fughe, della-condotta in generale, e per la purità dell’armonia, oltre averla piegala con gran profondità di con| cetto alla espressione dei più intimi sentimenti rcii! giosi., Se l’Aniinuccia fu grandemente stimato come ar» lista, non meno lo fu come uomo. Per la sua esom) piar condotta, per la bontà e semplicità dui costumi — 79 e per lo zelo religioso a lutti si rese ammirabile. Alle calamità del tempo, cui sopra brevemente accennammo, univasi1 anco quella di un nolabil rilassamento nelle discipline religiose per cui lu Chiesa cattolica romana provò dei forti contrasti, ed ebbe ribelli nel settentrione e nella stessa Italia. Cosicché per una forza di reazione e per tener saldi i popoli nelle antiche credenze sorsero nuovi ordini religiosi, alcuni per istruire con le scuole, altri per edificar con l’esempio. E fra questi ultimi noteremo quello detto dei Padri dell’Oratorio istituito da san Filippo Neri fiorentino, direttore spirituale, ed amico intimo del nostro Ammucchi. Consacratosi al sacerdozio ed al ministero della confessione fino del 1552, S. Filippo Neri si ridusse a convivere con alcuni sacerdoti di vita esemplare in S. Girolamo detto della Carità, ed ivi diede opera a navvivere il culto e richiamare ì cristiani alla fre1 1 e enti. Per le assidue sue cure, e per l’efficacia delle suo parole, in breve tempo egli ebbe intorno a se buon numero di penitenti, che a render più stabile nel loro proposto laccagli intervenire nelle di lui stanze nelle ore pomeridiane di ciascun giorno, ove gli intratteneva con spirituali sermoni su varie materie religiose. E tra i più assidui ad assistere a questi pii esercizi si fu sempre il nostro Aniinuccia, che col Santo sin-sso Univasi in fare altre opere di pietà, e nelle notti precedenti i giorni festivi solca con esso intervenire nella chiesa dei Domenicani alla Minerva, o in quella di S. Bonaventura dei Cappuccini per prender parte nel canto degli uffieii del mattutino, conduccndo seco nelle grandi solennità molti dei suoi cantori affinchè dalla musica venissero maggiormente decorati tali funzioni. Ora l’eloquenza di Filippo attirando giornalmente alle sue spirituali conferenze sempre maggior quantità di devoti, in breve le sue stanze non furon più capaci a contenerne il numero. Per la qual cosa ei potè ottenere di volersi di un lato della chiesa di san Girolamo, clic accomodata a tal uso ei chiamolla l’Oratorio, clic di poi nel 11)74 fu trasferito nella chiesa di S. Giovanni dei Fiorentini, ed in ultimo, cioè nell’anno 1577, nella chiesa di S. Maria della Vallicclla riedificata dallo stesso S. Filippo, ove tuttora sussiste delta pia congregazione. In quanto agli esercizi giornalieri, che faceansi ncll’oratorio, ecco ciò che ne scrive il Cardinal Baronio nel primo tomo dei suoi annali, u Per opera dunque u del 11. P. Filippo Neri fu primieramente ordinato a clic ogni giorno quelli clic ermi più desiderosi della a cristiana perfezione venissero all’oratorio di S. Gi» rolamo, ove si faceva in prima alquanto d’orazion a mentale, poi da uno dei fratelli leggeasi un libro a spirituale, e. fra I istessa lezione era solito eziandio ii l’islcsso padre, il quale presiedeva a tutto, iliscoru rcrc sopra le cose lette ed esplicarle con più ucii euratezza, amplificandole ed insinuandole nei cuori u di chi udiva. Tale esercizio durava lo spazio di un ii ora. Di poi un altro facca un sermone sulle vite u dei santi; a questo ne succedca altro sermone su ii diverso tema, e lilialmente un altro ragionava sulla u istoria ecclesiastica. A ciascuno era concesso il parti lare per una mezz’ora. Finito questo, con mirahil ii contento cantata una Laude spirituale, e. fatto di ii nuovo alquanto d’orazione, finiva l’esercizio «. Questa descrizione degli esercizi dell’oratorio concorda con quella clic si legge in una lettera del l’. Giovenale Aurina scritta da Roma al suo fratello Giovali Matteo abitante in Piemonte, ove fra I’altre cose si legge «ed alla fine si fa un poco di musica per conu solare e ricrear gli spinti stracchi dei discorsi prcNon mai l’Aniinuccia finché visse mancò di intervenire agli esercizi giornalieri dell’oratorio per cantare insieme coi molli cantori che seco conducca lo laudi o canzoni spirituali, eli’ ei medesimo dapprima ponca in musica. Di questi inni, laudi, o canzoni spirituali ili varie forma, di vario soggetto, e tessuti a dialogo talvolta, più libri ne furono posteriormente pubblicati in Roma, il primo dei quali comparve nel l.’iHli col titolo di Laudi Spirituali stampate ad istanza dei RR. PP. dell’oratorio, senza portare in fronte nome alcuno del compositore, o dei compositori della musica. Ma siccome alle cose inondane non e dato il rimanersi lungamente nei termini stessi, così le laudi o le canzoni spirituali dell’oratorio, come quelle forse, che aveano una qualche attrattiva per richiamare ì fedeli ad assistere a tali esercizi, andarono in breve temilo ampliandosi di tanto, che si giùnse nei giorni festivi, C specialmente nelle principali solennità ad occiqmre col canto di quelle la maggior parie del tempo già destinato in origine alla meditazione e alla preghiera. Incominciatosi dapprima a migliorare ed estendere sempre di più il dialogo, si pervenne ihsensibilmcntc a creare una certa fonila drammatica mista di narrativa, imperciocché il poeta sotto il nome di storia o di testo inlroducca gli interlocutori a parlare. Tali composizioni poctico-musicali furon dette oratorii, ed il primo saggio ne fu prodotto dal sunnominato I*. Giovenale Anciira con la poesia di un oratorio intitolato il Tempio armonico, dall’Aniinuccia posto in musica a più voci alternanti con. Cori. Dietro questi talli ="— — adunque non si potrà ammcifo di non riconoscere in I Giovanni Ammucchi fiorentino l’inventore della imi- 1 sica da oratorio, ossia di quello stile di composizion musicale, clic, senza dimenticare di appartenere al servizio della Chiesa, offrir dovea un qualche allettamento > dei sensi, affinchè potesse rallegrar lo spirito degli uditori, mentre fisso si rimanesse nella contemplazione di oggetti sacri e religiosi, secondo la niente del fondatore di quella pia istituzióne. L’esempio dell Aminùccia venne seguito da altri compositori, fra i quali più si distinse Emilio del Cavaliere allorché nel Febbraio del 1GOO, vale a dire circa trent’anni dopo la morte del nostro Aniinuccia, produsse nella chiesa di S. Maria della Vallicclla un suo Oratorio intitolato «D’anima e di corpo u con accompagnamento di strumenti, diviso iu più parti di una giusta lunghezza, il quale per la forma fu modello di lutti gli Oratorii clic comparvero dappoi, come V Euridice del Rinuccini posta in musica nell’anno istesso dal Peri fu il modello di tutta le Opere teatrali che si composero posteriormente. Sempre di più riuscendo gradili questi sacri trattenimenti musicali, appoco appoco si estesero per tutta Italia, ed il popolo potè spessi?incontrargli in tutte le Cliicso le più cospicue, e specialmente in quelle dei ricchi religiosi. Da ciò ne avvenne un bisogno quasi continuo di nuove produzioni di simil genere, e molli Oratorii si componcano nei quali sempre procuravasi di mantener lo spirito istesso impressogli nella sua primitiva invenzione dall’Animuccin", mentre le forme suhiano varie modificazioni a seconda del gusto, ed a seconda dei progrèssi dell’arte.. In quanto al.concetto poetico, vi furono Oratorii puramente istorici ove iòlcrloquivan soltanto personaggi cogniti: ve ile furono degli allegorici con interlocutori allatto ideali: dei parabolici, e dei misti di ognuna di queste differenti specie. Dividcansi ordinariamente in due parti, ed il tempo che richiedea la loro esccuziono non solca eccedere lo spàzio ili due ore. In questa forma si mantenne in Italia l’Oratorio fino (piasi al.cadere del secolo XVIII, abbcnchò da mollo tempo avanti vi si fosse introdotto il recitativo, dapprima usalo soltanto nelle Opere teatrali, nè altra cura si ebbe che il migliorare di più in più le melodie delle Arie o dei Pezzi concertati, e di render sempre più piacevoli gli arlifizii delle belle bellissime funhc, con che si solcano intcsscrc i Cori, specialmente finali. L’Oratorio dalla Chiesa si trasferì anco sol teatro. Salila in tanto popolar favore la musica drammatica, divenne una necessità il tenero aperti i leatri in tutto il corso dell’anno, non esclusa la quaresima, nel di cui temilo soltanto fu allora creduto più conveniente 10 intrattenere il pubblico con degli Oratorii, invece di divertirlo colle solite Opere serie o buffe, come si usa fare nel Carnevale e nelle altre stagioni. Ma l’Oratorio portato sulle scene, teatrali, siccome quivi non incontrava le istcssc circostanze o gli stessi bisogni della Chiesa, non polca necessariamente conservare 11 suo vero spirito primitivo nè le sue forme essenziali, cosicché ci fu costretto a trasformarsi intieramente ed a cambiarsi in un’Opera scria ili nuova specie, ed in breve non vi ebbe tra questo e quella altra differenza, se non che nell’uno il soggetto si ricavava dalle sacre scritture, nell’altra si traeva da istorie profane, o si creava dalla immaginazione del poeta. Tali furono i così delti Oratorii teatrali che incominciaronsi a produrre sul declinare dello scorso secolo sino al Musi di Rossini, a cui oggi nissuno neppure dà il titolo (l’Oratorio, ma bensì da lutto il mondo. còme ima delle bellissime Opere sene classiche della scuola italiana vieti reputata. Fuori dell’Italia, più che altrove l’Oratorio trovò favore presso i popoli della Germania. Ma per i differenti elementi dello spirito che quivi incoiftrnvà’, e per il carattere nazionale vi subì notabilissime modificazioni mentre ingiganlivasi per opera ■ di Granò, di Bach; di Héndcl, ed anc’oggi, presso quella religiosa nazione, si procura dì mantenerlo nella sua dignità, e. nelle sue essenziali caratteristiche. Ognun conosce la Creazione del Mondo.di Giuseppe Ilaydn, il Cristo al monte Oliveta (li Beethoven, ed il Paolo del vivente Mendhclson. In Italia di rado accade attualmente che simili sacri Irutlrnimciili si offrano nelle Chiese al popolo, e (piando avvenga soglionsi preferire Oratorii teatrali di più recente composizione, o sivvero, come abbiamo talvolta udito, con barbaro gusto si osò -raffazzonare alla peggio le parole di un libretto di una qualche Opera seria per farla servire all’uopo, o se Un qualche Oratorio pur si compone espressamente per la circostanza, si ticn per certo di non poter soddisfare alle esigenze del momento se non si seguono affatto le forme teatrali. E così anco quei maestri, clic non manchereiiber di scienza, d’arte e di un genio creatore, si astengono dall’impiegare le vere forme caratteristiche dell’Oratorio nel timore di incontrare una generale disapprovazione. L’Oratorio dunque si può diré ora allatto spento in Italia. Col variar dei tempi, dei costumi e delle circostanze, svanite appoco appoco (pielle necessità, che. come già accennammo il fecero nascere, per lungo tempo è vero ci rimase in vita, ma non avciidò [p. 80 modifica]- 80 o scopo assoluto, un fin dirotto, un necessario bisogno da soddisfare, rimase nella Chiesa soltanto coinè uria semplice decorazione, e come una solenne pompa religiosa. Addivenuto cosi un oggetto superfluo e di lusso, l’Oratorio incominciò a comparir più di rado nelle Chiese, finche Io vediamo adesso quasi affatto abbandonato dal Clero, a cui già forse no granaron la perdita dell’Oratorio hanno anco ridotto ad uno stato quasi di meschinità in confronto di quello in cui trovossi in addietro la musica religiosa in generale, con danno gravissimo della parte più imponente e più sublime dell’arte; nè la generalità degli artisti italiani, tolte poche eccezioni, si è presa cura fin qui di riparare in qualche modo, e per quanto loro potesse essere concesso, ad una tal perdila, distratti ed allettali da più largo campo che il teatro oggi gli offre per yenire in celebrità e per cumular ricchezze maggiori di quelle che nella Chiesa vi sicn da sperare, mentre sappiamo che 1 grandi maestri antichi, e.specialmente quelli che dicronsi a coltivare unicamente la musica ecclesiastica, peg il grande amore cìie mostrarono per l’arte, e per l’alta missione di elio si tennero incaricati, si accontentarono di limitate fortune, e sopportarono anco talvolta di viversi sottilmente. E fra questi ultimi neppur va escluso il gran principe dei musici, intendo dire il Palcslrina, nè il nostro fiorentino Giovanni Auimuccia, che trasse i suoi giorni in una onorevole povertà, non ostante ch’ci non fosso aggravato di figli, credendo atto di mortificazione, clic lo portasse ad una maggior perfezion cristiana, il viversi celibe nello stato coniugale. Soltanto negli ultimi sei anni di sua vita ebbe a carico il mantenimento di alcune figlie di Paolo Animuccia di lui fratello, maestro di cappella ancor esso, mancato ai vivi nel 1503, e di cui resta memoria per un librojdi sonetti e madrigali ch’ci lasciò stampato. Queste figlie di Paolo nell’età più perigliosa rimancansi orfane per la morte dello zio, nè alcun mezzo restava ad esse per sostentar la vita, se San Filippo Neri, per ii grande affetto clic portato avea a Giovanni, non avesse loro procurato i necessari soccorsi sino al momento di una decente collocazione, in cui del proprio dotavate ciascuna della somma di scudi seicento. La fama di Giovanni Animuccia più si accrebbe e si sparse in Italia dopo la sua morte. Per la illibatezza e per la santità dei suoi costumi lo stesso San Filippo disse di lui cose sovrumane; e per la eccellenza a cui pervenne nell’arte musicale, Firenze sua patria, cui questo cittadino illustrava, volle avere un monumento clic lo rammentasse ai posteri, e perciò anc’oggi vedasi nel soffitto del corridore dal lato di ponente della pubblica galleria di quella citta, il ritratto di Giovanni Animuccia dipinto da abilissimo pennello, clic forma corona con quelli di altri valentissimi artisti di musica a cui la stessa Firenze fu patria. Luigi Picchioliti. MUSICA SACRA I<® STABAT MATEB DI ROSSINI Eseguito in Napoli a prò degli asili infantili, per cura di S. A. li. il eonte di Siracusa. (Estratto dall’Omnibus). Di questo sublime lavoro r è a far più esame dopo tanti e si maestrevoli pubblicati sui giornali s nieri ed italiani. Non è a far paragone con l’altro celebratissimo del Pcrgolcsi, perchè di ima forma assolutamente diversa. Mi ricordo clic un giornale francese con la solita leggerezza diceva avere il Pcrgolcsi avuta la morte nel suo Stabat e il Rossini il suo massimo trionfo; e però star l’uno incontra all’altro come un immenso scoppio del cuore a fronte di una eruzione d’infiammato pensiero. Ciò se accenna di lontano l’indole dell’uno e dell’altro Stabat non lascia comprendere nulla di particolare; ciò non descrive il lavoro, non palesa le difficoltà superate, non addita il progresso dell’arte, insomma è una piacevole antitesi e niente più. Queste due classiche opere stanno come due grandi bellezze senza paragone, come due stelle fulgidissime nello stesso cielo. Potrà dunque il giudizio de’ conoscitori argomentar sul merito positivo di questo Stabat, e basterà a renderlo incontrastabile il nome di Rossini. àia siccome tra le molte belle cose ve n’ha qualcuna che si eleva a bellissima, non sembri fuor di proposito l’acccnnar di volo che nella loro magnificenza straordinaria i pezzi di maggior maraviglia e commovimento sono stati: l’introduzione, ossia il primo quartetto tra soprano, mezzo soprano, tenore e basso; l’asso/o alla Palcstrina per basso con coro; il secondo quartetto tra soprano, mezzo soprano, tenore e basso; l’aria per soprano con coro; il quarte/tino alla Palestrina per soprano, mezzo soprano, tenore e basso: e da ultimo la fuga finale che. è un insieme sorprendente per tutte le voci principali e Ed a tanta importanza non è mancato un novello ornamento nella sinfonia del maestro direttore Merendante^!). Egli alla sprovvista pochi giorni prima dell’esecuzione fu pregato, anzi amorevolmente costretto, a far precedere al gran lavoro di Rossini un suo componimento. Merendante compreso tutta la responsabilità che vi era nel metterei innanzi all’opera del primo Ira i geni e tra i maestri: Laonde con modestia e coscienza di artista, non volle, dirci quasi, che fare una ghirlanda cogli stessi fiori di Rossini, una ghirlanda clic adornasse il nuovo colosso musicale. In fatti, guidato dalla finezza del suo buon gusto, colse dilicatamcntc le più peregrine armonie dello stesso Stabat, con mano maestra le riunì, le intrecciò, riverente al loro splendore, e diede anche egli un lavoro che vieppiù lo innalza nella sua nota sfera di gran compositore. Non si può dir come l’assemblea si esaltasse all’ridire questo felicissimo lavoro di Mcrcadanle, che cosi bene gli animi prepara, e come lietamente con vivi applausi lo salutasse tre e quattro volte nel suo seggio di Direttore. L’esecuzione affidata a centocinquanta voci ed altrettanti strumenti, (che prcstaronsi gratuitamente),» capo di tutt’i quali era lo stesso Saverio Merendante con l’aiuto di altri primarii maestri della capitale, fu perfettissima. Sì clic veniva serbata quella diversità di colorito nei forti e nei piani, alternatamente richiesti dalla composizione; odora sentivi una pace melanconica, ora un concilamcnlo da atterrire, ora una soavità di canto clic li schiudeva il ciclo, ora una elevatezza di preghiera clic li ricordava esser quello l’inno dei contristali credenti, e tutto sembrò cosa non terrena ma celeste, come le ispirazioni della religione. Ad ogni pezzo e spesso ad ogni tempo i plausi dell’immensa assemblea non ebber limite. (!) La proprietà di questa sinfonia venne acquistata dall’editore Ricordi, presso il quale quanto prima si pubblicherà in partitura, non che ridotta per pianoforte solo ed a quattro mani. NECROLOGIA DOMENICO QUADRI Il 29 dello scorso mese, consunto da lungo malore, esalò in Milano l’ultimo suo fiato il maestro Domenico Quadri, nel quarantaduesimo anno d’età sua. Colla più grande afflizione noi annunziamo la morte di questo distinto cultore della bell’arte musicale, e caro nostro amico. Il Quadri impiegò tutta la sua vita nello spargere l’amore per la musica e nel riuscire ad essa di vantaggio con non interrotti ammaestramenti. Nel lungo suo soggiorno in Napoli formò un rilevante numero di chiari allievi sì nazionali che stranieri, i quali il nome del loro maestro vi resero riverito e, cogli altri ch’ebbe ad educare a Roma e Firenze, ponno servire a convalidare l’efficacia delle regole ch’egli colla massima chiarezza e semplicità sapeva in modo utile ed in breve tempo comunicare, regole che per la maggior parte unì in un trattato teorico-pratico aa lui pubblicato per la prima volta nel -1832 sotto il titolo di Lezioni di Armonia., e quest’opera in pochi anni ebbe due altre edizioni italiane, una traduzione inglese e ad essa non volgari elogi tributarono tutti quelli ch’ebbero la fortuna di interpretarla dietro la scorta de’ consigli e delle sagaci riflessioni del proprio autore. Oltre il detto sistema il Quadri fece di pubblica ragione: I Principj Elementari di musica ridotti a nuovo e più facile metodo, non che la Ragione Armonica dimostrata sui partimenti del Padre Mattèi pubblicata in Napoli dal Tramatcr e che porta per epigrafe il motto: Savoir e’est. connoitre les choses par leurs causes, e nella quale sonvi delle nuove ed ingegnose idee sulle leggi e sui risultati dell’armonia. • Nacque in Vicenza, ebbe a genitore il chiarissimo cavaliere Antonio Quadri consigliere segretario presso l’I. R. Governo di Venezia, a Bologna compì la sua educazione musicale*, con deliberato animo e con perseveranza assunse l’improba fatica di meditare, confrontare, estrarre più centinaja di volumi didascalici onde poter meglio riuscire nel suo sistema: fu di pronto ed acuto ingegno, di ferme e coscienziose opinioni, di tenace memoria e di piacevole conversare, nò fra quanti lo conobbero da vicino vi può esser chi non pianga la sua perdita al certo fatale alla vedova e a due fanciullette. ls. C. CARTEGGIO. Due avvenimenti d’una certa importanza, l’uno musicale e l’altro tragico, diedero dello splendore all’ultima settimana teatrale; il primo fu la comparsa, tante volte differita dell’opera di Balfe Le Puits d’amour, ed il secondo ha consistito nella rappresentazione della Lucrece di Pon$ard, nuovo poeta che si slanciò d’uu salto sui primi gradini dell’anfiteatro della gloria. Io vi parlerò brevemente dell’uno e dell’altro. 11 libretto del Puits è di Scribe; il che basta per dirvi che è qualche cosa di leggero, di grazioso, una specie di brillante di vetro, clic abbaglia Io sguardo colla vivacità de’ suoi riflessi, ma che non resisterebbe ai colpi di martello della critica. Lo Scribe ha molto spirito, conosce superbamente l’arte di preparare delle situazioni, passando intrepidamente attraverso alle più strane incongruenze, sa modellare delle scene con un incantevole gusto, e vi raffazzona certe piccole ariette, certi couplcts piccanti, fini, delicati che hanno un’egual dose di futilità e di brio, insomma vi fa dei libretti che hanno qualche cosa del pasticcio, ma d’un pasticcio pieno di sapore, e coperto da una vernice lucida e seducente, che vi fa perdonare la maniera un po’ troppo trascurata e di mestiere, che domina sempre nei lavori dell’illustre accademico. Sovra questo libretto buffo in Ire atti, il Baffo ha composto una musica cui non manca nè il gusto, nè la varietà delle melodie, nè una certa ricchezza di istrumcntazione, nè la rivelazione d’un talento artistico abbastanza abile nella condotta e nella forma ile’pezzi, nè insomma nessuna delle qualità clic compongono ai nostri giorni quell’essere che vive di fiaschi e di trionfi, e che si chiama maestro di musica. Ma frammezzo a tutti questi pregi, l’originalità trova a stento un posto per collocarsi; ia povera creatura respinta dall’immensa maggioranza de’ compositori, non ebbe una favorevole accoglienza dal Balfe; appena se egli le permise di comparire in qualche momento del primo e (lei terzo alto, giacché in quanto al secondo essa ne fu csighata implacabilmente. - E infatti l’atto più debole dell’opera. Detto questo; credo inutile d’aggiungere clic il Balfe, ad onta del suo ingegno, non ha una maniera propria, uno di quegli stili individuali senza cui non si può esigere d’essere collocato nella pleiade brillante dei grandi compositori. Il Balfe ha una di quelle intelligenze che oscillano incerte nell’atmosfera cromatica, sedotte come sono ora dalle abbaglianti forme ili Rossini, ora da quelle piene di brio e di vivacità di Donizetti, ora dalle patetiche di Bellini, e qualche volta dalle complicate d’una scuola ibrida, clic fa consistere la ricchezza nell’abbondanza, il beilo nelle difficoltà convenzionali, lo splendido nel rumoroso. L’opera ha avuto un fortunato successo, i molti amici di Balfe, tutte le sue conoscenze di saloni, cho simpatizzavano di già col cantante, ebbero una bella occasione di mostrare coi fatti i loro attaccamenti; gli applausi furono dunque forti e numerosi, e non trovarono opposizioni. Da ciò potete conchiudcrc che anche il pubblico rigido trovò che queste effusioni amichevoli non erano mal collocate, e clic se v’era un po’(l’esagerazione nell’entusiasmo, non mancava però qualche cosa che potesse giustificarlo. L’esecuzione del Puits non fu osservabile per la sua perfezione; tranne madama Thillon e Henry, che sostennero convenevolmente le loro parti, io non saprei citare nè gli altri attori nè i cori senza un accompagnamento di censure, clic ho il coraggio ’ed il buon gusto di risparmiarvi. La mise en scene è supcriore alle aspettative; non si credeva che la direzione dell’Opéra-comique pensasse di fare delle grandi spese in una stagione, che non è polla cassetta d’una grande, importanza. La iLucrece di Ponzarci), secondo argomento di que [p. 81 modifica]sta mia lettera, ha fatto sorgere una tempesta di dispute, di questioni, di combattimenti più o meno letterarii, ed ha rinnovate le vecchie e sbiadite lotte delle due scuole, dell’arte antica e dell’arte moderna, e le mille altre futilità di cui si compiacciono tanto tutti questi croi della prosa, del verso e dei giornalismo, che hanno sempre l’onore trattando queste rancide storie e di non intendersi e di non essere intesi. È strano l’osservare la buona fede con cui certi ingegni, che godono meritamente d’un’alta riputazione, credono che l’apparire d’un nuovo lavoro, che si stacchi appena leggermente dalle forme in voga, debba produrre una rivoluzione nell’arte, debba essere il precursore di una riforma che, o riconduca alle sante, e polverose idee del classicismo, o moderi od allarghi 1 limili della scuola ardente ed attiva che cercò di imitare. più splendidamcnlo’i grandi maestri del passato, col dare cioè, come han fatto essi, un’impronta originale alla propria letteratura. Se i limiti clic mi prescrivo nel carteggio, che vi piace di accogliere con tanta gentilezza, mi permettessero di entrare con qualche diffusione nel campo letterario, io, benché profano, bramerei dimostrare che i grandi cangiamenti letterarii non dipendono nè dalle idee, ne dagli sforzi individuali, ma sibbene da qualche cosa di più profondo, di più grande, che ripete la sua esistenza da cause, clic si collcgano colla.marcia e col destino delle nazioni. Per quanto i legislatori Ictterarii s’affatichino a voler guidare il genio ed il talento lungo le vie aperte ni voli dcH’intclligcnza, se questi legislatori non avranno studialo lo spirito, i bisogni, i desiderii, le passioni, le. credenze della lor epoca, le loro leggi saranno perdute, giacche ci sarà un lievito pieno di potenza e di forza che romperà queste misere catene con cui l’uomo cerca di stringere l’indomabile parola dei tempi e delle nazioni. La Lucrccc dunque analizzata^ criticata, apoteizzata con una foga e con un entusiasmo incredibili, ha, secondo ine, piuttosto un’importanza d’occasione, che un’importanza poetica. Nel suo insieme questa tragedia rivela un grande e bell’ingegno, che conosce profondamente l’arte di fare degli spendali versi, che procura di attenersi a forme pure, nobili, eleganti, senza abbandonarsi mai all’improvvida sfrenatezza di certi ultra-romantici, che cercarono l’originalità nel fantastico accozzamento delle. frasi, ma rivela eziandio un ingegno, clic modella troppo strettamente le sue concezioni su quelle dei grandi maestri, che ha più gusto che energia, maggior eleganza clic fuoco, una sensatezza che uccide spesso gli slanci ardili dell’invenzione dramAd ogni modo il sig. Poncard divenne ad un tratto un poeta di moda, la sua riputazione ha giganteggiato improvvisamente, e forse a causa di questi stessi antagonismi di cui v’ho parlalo; alcuni giorni dopo la rappresentazione della sua tragedia egli ha pranzato dal Ile, e, quel clic più importa, ha venduto il suo manoscritto per sette mila franchi. Jeri dunque l’oscurità, gli spasimi dell’incertezza, oggi la gloria, e il danaro.... Viva Dio! Lucrezia non sapeva clic uccidendosi avrebbe liberata la patria, e fiuto felice un poeta! àia cosi cammina il mondo, mentre ho il piacere di dirmi V. Affezionatissimo. POLEMICA La Gazzetta teatrale di Vienna nel tener discorso del prodigioso ragazzo Lenoni, con termini ben altro da quelli che fra civili persone usar devonsi in artistiche discussioni, ci rimprovera di aver nel i’.° li) di questa Gazzetta musicale asserito clic il piccolo Benoni avesse scoperto nel finale della Lucia due quinte di seguito e di aver attribuito a Donizclti una erronea risposta. Chiunque si faccia a rileggere l’articolo in questione, troverà.-che la nostra Gazzella espose il rilievo del Benoni facendolo, precedere da un si vocifera, ed aggiunse la risposta dell’illustre maestro, ma con espressioni differenti da quelle/ adoperate dal giornale viennese ed in un modo sempre dubitativo, avendovi introdotto la parola dicesi. Pertanto noi eravamo in diritto che il critico viennese dovesse accennare che l’asserzione del nostro corrispondente non era Assolala, ma sibbene di semplice supposizione, ciò. che in realtà’ fa prendere alla cosa tutti altro aspetto. Volendo noi in questa occasione verificare quanto può trovarsi nel nostro N.° 15 di azzardato in riguardo al Donizetti, diremo clic al chiudersi del finale del secondo atto della Lucia vi sonò delle, progressioni che potrebbero sembrare di quinte, ma che non lo sono in fatto, perchè essendovi il basso sincopalo non succede l’urto delle due quinte di modo retto; che se poi vi fossero anche state le quinte successive, il luminoso merito del compositore di S. M. I. R. A. non avrebbe in nulla perduto del suo splendore, giacché tali progressioni, dalle leggi contrappuntistiche proi scritte, rimarcansi anche nelle opere di un Rossini, di un Beethoven ecc., ccc-, i quali avendo trovato la ma’ render piacevoli all’orecchio le ottave e le ’ quinte di progressióne alla barba de’sacccnti, ne fecero I. quante ne vollero. NOTIZIE MUSICALI DIVERSE — Milano. Ne viene riferito, che mereoledì mattina nella splendida sala della Nobile Società ebbe luogo la seconda delle stabilite accademie in cui a grande soddisfazione del cospicuo uditorio cseguironsi da’migliori nostri Kofessori e dilettanti varie delle più scelte sinfonie di aydn, Kronimcr, Stunz e Beethoven. Affinchè tali esercitazioni abbiano ad aver una benefica influenza sugli artisti ni Milano sembrerebbe clic a quest’ultimi si dovesse accordare di poter instruirsi e deliziarsi, udendo i più magnifici concepimenti istromcntali: così la Nobile Società potrà in sommo grado contribuire all’incremento della musica nella nostra capitale. — Bologna. La nostra città in questi giorni fu testimonio della più giusta ovazione clic siasi tributata al preclaro merito di chi attende all’arte musicale per proprio diletto. 1 principi Poniatowski, che qui in altre occasioni fecero chiara la singolare loro valentia nel canto, questa volta riportarono il più completo trionfo. La Linda di Chamounyx spartito sì delizioso per sentimento, per ispontancità e per eleganza venne da loro scelto ad esser rappresentato nel teatro privato del Casino, i fasti del quale per tal modo segnarono una delle più splendide pagine, in cui il nome di Donizclti è contornalo da quello de’ principi Carlo e Giuseppe Poniatowski e della principessa Elisa, non che da quelli delle signore Clicioni e Lasagna e de’ signori Pellegrini, Valentini e Fraboni, i quali a perfezione interpretarono le varie parti del capolavoro semiserio del Lombardo maestro. — Napoli. Al teatro S. Carlo il giovane maestro Vincenzo Battista felicemente esordi nella propria carriera coll’Anna La Prie tragedia lirica di Lconcavallo da lui ornata di ragionali e spontanei canti, abilmente condotti e senza clic l’udito si trovi tormentalo dal frastuono strumentale clic-rende alcuni spartiti moderni sì terribilmente possenti. — La nuova Opera del maestro Fioravanti, La Lotteria di rietina, al teatro Nuovo, non venne giudicala troppo favorevolmente. — Vienna. Il 23 aprile si diede il Corrado d’Allagià sentita qui l’anno scorso, e che’questa | " " ’ ’ si dii, opera g stinse il più di tutto, non tanto mad. Viardot-Garcia, clic forse nel serio non riesce tanto quanto nel bullo. Donizclti compose per lei espressamente l’ultima scena. Guasco, il quale cantò per la prima volta nel Corrado, non stava bene di voce. L’Alboni, nella parte di Guiscardo Bonello, era eccellente come cantante ed attrice; il pubblico le compartì molto applauso. (Gasi, teat.) — Thalberg è arrivalo a Vienna il giorno 27 aprile. — Le sorelle Milanollo diedero il giorno precedente nella sala dell’Unione Musicale la prima loro Accademia di Musica. Madamigella Teresa di circa ii anni, di bella figura e fisionomia nobile, che si perfezionò sotto Baillot, Habencck e Bériot, corrispose in ogni modo alla preceduta sua fama, e si acquistò il maggior applauso, eseguendo con sentimento e bravura, varie composizioni di Lafent, Artot e. Bériot. Teresa è maestra di sua sorella minore Maria, in età di 10 anni, la quale eseguì con istupore degli uditori, tre variazioni di Mayseeder, troppo bene’per la tenera sua età. Ambe le ragazze sono senza alcuna pretesa é nioltò amabili. Seconda Accademia il 26 aprile, àladamigclla Teresa, che ripetè il suo concerto di Bériot, emerse ancor più coll’eccellenza del suo suono, e riscosse reiterati e meritali applausi. Sua sorella Maria fu applaudita tanto fortemente che rideva di gioia e di sorpresa. Le due artistc vennero chiamalo fuori più volte. (ivi) — La stessa Gazzetta teatrale nel suo N. 98 del 25 aprile rende conto di Giulio Benoni, ragazzo di otto anni e prodigio musicale a Vienna (I). Egli ormai ha già composto una messa, e la sua partitura, è del lutto corretta. Donizetti se ne interessa in modo particolare, e ultimamente, da lui a ciò invitalo, improvvisò in sua presenza sul pianoforte una marcia eroica, e poscia una marcia religiosa. Il Benoni studia il contrappunto sotto l’organista di corte sig. Sechici-. — Berlino. Si sa che dietro domanda del re, àlcyerbeer ha scritto per il ballo in costume dato dalle LL. MSI. verso la fine di carnevale sci musiche differenti che accompagnavano altrettanti episodi tolti dal poema della Gerusalemme liberata del Tasso, dalle feste del medio evo, dalla guerra dei Irent’anni, ccc. Il re per testimoniare la sua soddisfazione a SIcyerbccr gli ha decretata la grande medaglia in oro pelle arti e le scienze. e la rimise di propria mano all’illustre compositore. — Il celebre violoncellista Mcndés ricevette da S.SI. il re di Prussia una medaglia d’oro d’un prezioso lavoro, accompagnala da una lettera autografa perfettamente lusinghiera, come testimonianza della sua alta di accogliere la dedica. — Leggesi nel Corriere di Varsavia «S. A. il principe di Varsavia ed una riunione dei più illustri membri dell’alta Società hanno assistilo, l’altro giorno, 7 aprile, ad una brillante serata data dalle loro Eccellenze il conte e la contessa Potoska. Noi abbiamo inteso per la prima volta a questo concerto il celebre Listz, che ha eseguito sul piano due pezzi’, I’ uno dei quali era sovra alcuni motivi de’ Puritani, con quella potenza che distingue questo grande artista. ■ Listz ha dato due giorni fa una mattinata musicale di cui celi solo sostenne il peso, suonando sci pezzi. Il pubblico era numeroso, ed il suo successo fu prodigioso. Alcune persone però erano d’opinione clic un artista d’un talento sì straordinario potrebbo rinunciare a quella smania d’effetto, che lo costringe ad impiegare un evidente ciarlatanismo nelle sue pose, nei gesti e nel suo modo di suonare.» Listz dava un secondo concerto, e poi partiva per Pietroburgo. (1) Vedi il zY. 15 di questa nostra Gazzetta. tre rappresentazioni d notti furono di nuovo messi in iscena. Meyerbeer è ( sempre salutato alla sua venuta da tempeste d’applausi, e chiamato alla scena dopo il secondo, il quarto ed il f quinto atto. L — La prima rappresentazione del Poid’l’vc.u, „ adam ebbe a Bruxelles un pieno successo. Gli esecutori, fra i quali si citano Achard e madamigella Guichard, interpretarono molto lodevolmente quest’opera piena di brio e di freschezza. — Durante il illese di marzo il giovane e celebre pianista Michcl-Àngclo Russo ha dati dei numerosi concerti a Berlino, a Postdam, a Brandclmrgo. Dappertutto il merito precoce di questo artista ha eccitato un vivo entusiasmo. — Nessuno de’ nostri lettori ignorerà certamente il celebre processo di Caumarlin, clic uccise Sircy in casa dell Hcincfcttcr, come pure nessuno ignorerà come il sig. Caumarlin venisse assolto dal giurì. Ammesso questo noi crediamo che il seguente articolo tolto dal Courrier du Pas-de-Calais potrà avere un qualche interesse. Leggesi adunque in quel giornale sotto la data di Arras - La Società filarmonica lm dato l’altro giorno il suo terzo concerto. Le porte non ergilo aperte che da mezz’ora e già lutti i posti erano occupati, ed i ritardalarii aveano molta pena per potersi collocare in un modo convenevole. Egli è clic la curiosità pubblica era violentemente aguzzata. Sul programma leggevasi un nome, che acquistò una sinistra celebrità; si sapeva clic madamigella Cathinka llcincffcttcr dovea farsi udire, e ciascuno era ansioso di contemplare questa donna che la rinomanza avea fatta sì deliziosamente bella e sì divinamente seducente. Ebbene! ci parve che l’apparizione di mad. Cathinka non abbia soddisfatto alle condizioni dell’ideale; la rinomanza, sempre fastosa, ha un po’ esagerali i vezzi e le grazie di questa donna. Ciò clic domina nella sua fisonomia, clic non manca di regolarità, è l’audacia, e direi quasi la sfrontatezza, clic sembra avervi deposta la sua impronta, àlad. Cathinka è bella, ma di questa bellezza che vi abbaglia senza toccarvi, di quella bellezza che vi affascina senza interessarvi. Il dramma di Bruxelles sembra confermare questo pensiero: l’ostinazione di due amanti, sulla soglia d’una camera da letto, ha fallo tutto: l’uno non ha voluto cedere all’altro, ecco la cosa: ma dopo una tale catastrofe, dopo aver veduto la ghirlanda della sua veste nuotare nel sangue d’un uomo colpito per cosi dire sotto i suoi occhi, mad. Heinoffetter avrebbe forse dovuto condannarsi a vivere nell’oscurità e nel silenzio. Mischiarsi alle nostre feste è più.clic mostrare della spensieratezza e dell’impudenza, ciò è un offendere la morale, è un insultare alla sventura... Ma non è già la donna, è l’artista che si produce innanzi a noi; per la donna le nostre parole non polcano essere che severe, l’artista deve temer meno la nostra critica. Noi non sapremmo rifiutarle i nostri incoraggiamenti, imitando in ciò il pubblico, clic ha voluto applaudire non già la donna ma la cantante. Il bolero non ha prodotto clic un effetto insignificante, ma l’ultimo pezzo cantato dall’Hcincfctlcr (un duetto del Guglielmo Teli) è quello elio fu meglio gustato. Il sig. Bouls, tenore di Lilla, era manifestamente ccclissato, eppure questo giovane canta abbastanza bene.! Le canzonette di Chandesaiques hanno assai divertilo,: l’inventore incompreso ha soprattutto provocati dei grandi scoppii di risa: egli è che la figura del cantatile armonizza superbamente col grottesco delle parole. La Società filarmonica ha disimpegnato egregiamente la parte che èssa s’era attribuita in tale serata; la sinfonia di Jubel fu eseguita con vigore; ma senza amare appassionatamente la musica islrumenlale, avremmo desiderato che un a solo qualunque interrompesse il canto, che fu troppo assiduo dal principio alla fine del concerto, e questo desiderio l’udimmo manifestare anche da molti spettatori». DIZIONARIO MUSICALE CKB’4’aC®-UM4mi§’lTI€0 Continuazione. Accordatore - Un buon accordatore di piano-forte ò personaggio importante nella musicale repubblica perchè un ben accordato graviccmbalo è il primo educatore delle orecchie, che qualche volta, fino ad un certo punto, può supplire alla trascuranza od all’impazienza, od all’ignoranza di certi signori maestri che, o non vogliono o non sanno guardar pel sottile nell’intonare le voci degli allievi. Ma se vi sono gli accordatori delle corde de’ cembali, se vi sono i maestri clic hanno l’incarico di accordare le glottidi del Piano-forte, manca un accordatore degli spiriti de’ filarmonici; ed oli! quanto mai sarebbe necessario per rimediare a tanta scordatura, a tante dissonanze, a tarile gelosie di mestiere, invidie, venalità Unito più vergognose quanto più nobile, liberale è l’arte loro! Ma, se non v’è un accordatore, vi è però un’accordali-ice, e questa sarebbe capace di rimediare ai guasti morali dcll’Euterpea ognor crescente famiglia; volete sapere dove stia di casa? cercale conto dell’articolo... Educazione, la quale, invece del Corista t d’acciajo, si servo d! uh lihriccino clic gli editori di 5 musica dovrebbero ristampare prima della Grammatica musicale, delle Scalcatici Solfeggi, e s’intitola: Galateo. | ‘(Sarà continualo) ’Ntc. Éiss-r. [p. 82 modifica]NUOVE PUBBLICAZIONI MUSICALI DEM.*I. n. STABILIMENTO RAZIONALE PRIVILEG." DI GIOVASSI RICORDI. ULTIME PAROLE DI 11. S. SULLA CROSS MUSICA DEL M.° Sa71AJli HMùlMffiìB 12363 In Partitura con accompagnamento di 2 Viole, Violoncello e Contrabasso Fr. 18 — PARTI CANTASTI 12014 Soprano I... 12613 Soprano 11 o Contrall 12610 Tenore.... 12617 Basso 14359 /1. Cori Soprani I. — D. Cori Soprani II — C. Cori Tenori.. — D. Cori Bassi.. 1 30 1 SO 1 30 1 30 PARTI D ORCHESTRA. 12610 Viola I.. 12611 Viola II. 12612 Violoncelli. 12613 Contrabassi DI PIANOFORTI 12618 Introduzione... 12619 Parola I.... 12620 — II.... 12621 — III.... 12622 — IV.... 12623 — V.... 12624 — VI.... 12625 — VII... Unite in un sol voli 2 50 2 23 1 23 DE ÌTIERCADANTE transcrites pour Phgs/tartnonlca avec accotnp. fle Piatto (ou pour deux Pianos) fila &0 3È33ï«â3ÉS«Ï3 Divisées en deux livraisons Chaque Fr. S. 13914-15 Réunies Fr. 13. ITâlâf MATER i m v RIDOTTO PER ARMONIA cioè: peri Flauto, S Oboe, * Clarinetti,

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