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Supplemento ai N. f» ingiusti tribunali provocate da leggi dispotiche ed inumane, ed un forte sbilancio nella industria e nella pubblica economia fomentato ed accresciuto dall’oro americano clic allora allora in Europa gfuiigca compagno di una spaventosa malattia clic sembrava volere affatto distruggere l’umana propagazione, formano il quadro lacrimevole della politica condizione dei popoli italiani in quel XVI secolo della nostra era cristiana. Ma tutte queste pubbliche miserie, elio di maggiori al certo non potrcbbonscnc immaginare per rendere infelicissima una nazione, le quali tutte intempestivamente piombarono sulla Italia dopo la venuta di Carlo Vili re di Francia, non poterono impedire, nè ebbe? forza di trattenere uno sviluppo di quell’incivilimento, il di cui germe nel più felice scorrere dei due secoli anteriori crasi già profondamente radicato nelle nienti italiane, per naturai tendenza e per impulsi ricevuti da varii principi, e specialmente ni ultimo da Lorenzo De Medici detto il Magnilico. Quant’ei promovesse in Firenze sua patria, e incoraggiasse gli studi! filosofici, quelli della poesia, dell’amena letteratura e delle arti del disegno, ognun su, ma più clic altro ei grandemente della musica dilcttavasi, ed a tale oggetto ai suoi larghi stipendi ritcnea i più celebri maestri e compositori ili quel tempo, come Antonio Squarcialupi, Alessandro Agricola, Jousquin Des Drcz, Giacomo Obrccht, Arrigo Isaacli ed altri. Gli esempi ed i precetti clic questi uomini dottissimi nell’arte musicale sparsero in Firenze fecer si che una jicrfetla scuola ili contrappunto ivi si formasse, da cui nel tratto successivo, ed anco inframmezzo ai pm granili disastri clic quella sfortunata città elihc allora a soffrire, ne uscirono valentissimi compositori di musica, tra i pili insigni dei quali distiilgucsi il horentino Giovanni Aniinuccia. in qual anno precisamente avvenisse la nascita dcll’Aniinuccia noi sappiamo: nè contezza alcuna dei suoi parenti e di Stic civili condizioni abbiamo da quelli che lian lasciato scritto di lui. Soltnlito sembra probabile di’ ei nascesse sul cadere del secolo XVI; o al più tardi nell’incominciare del secolo susseguente. Ed in quanto alla sua condizione, è’da credersi non essere egli stato uomo della piche, giacché da alcuni scritti del tempo si può rilevare clic quei fiorentini che allora dedicavansi ai severi studii ded’arte illùsicele solcano essere, o nobili, o di famiglia popolana, vale a dire di quella classe che godea dei diritti di cittadinanza, clic era ammessa a cuoprire pubblici impieghi, e che. esercitava le arti maggiori. E ciò non si sarebbe potuto amnicno, avvcgnucehò l’arte, senza la scienza, era- nulla a que’ tempi, e la scienza della musica - trovavasi allora si strettamente collegata con molte altre scienze da rendersi all’atto inaccessibile all’idiota; e perciò necessariamente richiedea che vi attendessero persone di tanto facoltose, da poter sostenere le spese necessarie a procurarsi una forbita educazione ed una cultura di spirito di gran lunga superiore a quella clic oggi si soglia volgarmente, con grave danno dell’arte, stimai’ necessaria per addivenire un jierfclto artista, un compositore di musica. Ciò che sappiamo di certo si è che Giovanili Animuccia pervenne ad uno dei gradi di maggiore eccellenza nell’arte musicale, ed ebbe fama di essere uno dei pm distinti maestri e compositori del suo tempo, tanto clic in Homa, ove allora più clic altrove fioriva la musica ecclesiastica, vale a dire la musica la più elaborata e più dotta, ci fu prescelto per maestro della cappella ili S. Pietro in Vaticano, impiego che con sommo decoro sostenne fino all’anno Iati!) in cui moriva, nè altri che il celebre Giovanni Pierluigi da Palcslrina fu creduto meritevole e degno di succedergli in tale onorifico incarico. Poco note, e rarissime sono oggi le composizioni dell’Animuceia. Ei non ne pubblicò clic soli due libri, uno ili Messe, l’altro di Madrigali; tutte le altre, o sono andate perdute, o smarrite, o forse rimangonsi sepolte negli archivi musicali della città di Itonia ove lungamente ei visse, e così sono oggi quasi, affatto ■uscite dalla memoria degli uomini. Il dottissimo Padre Gip. Battista Martini nel suo Esemplare di contrappimlo sul Canto fermo, fra gli altri sceltissimi modelli eli’ ei propone agli studiosi di quel genere di composizione, riporta due frammenti della Messa dell’Ammucchi estratti, uno dalla Messa a sci voci intitolata Cuudr.nl in coelis, l’altro dalla Messa Adcoenum Agni providi a cinque voci. Da questi due brevi saggi l’intelligente osservatore può rilevare quanta fosse l’eccellenza a cui giunse l’Aniinuccia nell’arte del contrappunto rigoroso per le sole voci e senza strumenti, unico genere d’armonia che allora si praticasse nell’alta composizion musicale, che di poi fu della di prima pratica, e che Palcslrina condusse all’ultimo suo grado di perfezionamento per una maggior grazia e fluidità delle melodie, degli attacchi, delle fughe, della-condotta in generale, e per la purità dell’armonia, oltre averla piegala con gran profondità di con| cetto alla espressione dei più intimi sentimenti rcii! giosi., Se l’Aniinuccia fu grandemente stimato come ar» lista, non meno lo fu come uomo. Per la sua esom) piar condotta, per la bontà e semplicità dui costumi — 79 e per lo zelo religioso a lutti si rese ammirabile. Alle calamità del tempo, cui sopra brevemente accennammo, univasi1 anco quella di un nolabil rilassamento nelle discipline religiose per cui lu Chiesa cattolica romana provò dei forti contrasti, ed ebbe ribelli nel settentrione e nella stessa Italia. Cosicché per una forza di reazione e per tener saldi i popoli nelle antiche credenze sorsero nuovi ordini religiosi, alcuni per istruire con le scuole, altri per edificar con l’esempio. E fra questi ultimi noteremo quello detto dei Padri dell’Oratorio istituito da san Filippo Neri fiorentino, direttore spirituale, ed amico intimo del nostro Ammucchi. Consacratosi al sacerdozio ed al ministero della confessione fino del 1552, S. Filippo Neri si ridusse a convivere con alcuni sacerdoti di vita esemplare in S. Girolamo detto della Carità, ed ivi diede opera a navvivere il culto e richiamare ì cristiani alla fre1 1 e enti. Per le assidue sue cure, e per l’efficacia delle suo parole, in breve tempo egli ebbe intorno a se buon numero di penitenti, che a render più stabile nel loro proposto laccagli intervenire nelle di lui stanze nelle ore pomeridiane di ciascun giorno, ove gli intratteneva con spirituali sermoni su varie materie religiose. E tra i più assidui ad assistere a questi pii esercizi si fu sempre il nostro Aniinuccia, che col Santo sin-sso Univasi in fare altre opere di pietà, e nelle notti precedenti i giorni festivi solca con esso intervenire nella chiesa dei Domenicani alla Minerva, o in quella di S. Bonaventura dei Cappuccini per prender parte nel canto degli uffieii del mattutino, conduccndo seco nelle grandi solennità molti dei suoi cantori affinchè dalla musica venissero maggiormente decorati tali funzioni. Ora l’eloquenza di Filippo attirando giornalmente alle sue spirituali conferenze sempre maggior quantità di devoti, in breve le sue stanze non furon più capaci a contenerne il numero. Per la qual cosa ei potè ottenere di volersi di un lato della chiesa di san Girolamo, clic accomodata a tal uso ei chiamolla l’Oratorio, clic di poi nel 11)74 fu trasferito nella chiesa di S. Giovanni dei Fiorentini, ed in ultimo, cioè nell’anno 1577, nella chiesa di S. Maria della Vallicclla riedificata dallo stesso S. Filippo, ove tuttora sussiste delta pia congregazione. In quanto agli esercizi giornalieri, che faceansi ncll’oratorio, ecco ciò che ne scrive il Cardinal Baronio nel primo tomo dei suoi annali, u Per opera dunque u del 11. P. Filippo Neri fu primieramente ordinato a clic ogni giorno quelli clic ermi più desiderosi della a cristiana perfezione venissero all’oratorio di S. Gi» rolamo, ove si faceva in prima alquanto d’orazion a mentale, poi da uno dei fratelli leggeasi un libro a spirituale, e. fra I istessa lezione era solito eziandio ii l’islcsso padre, il quale presiedeva a tutto, iliscoru rcrc sopra le cose lette ed esplicarle con più ucii euratezza, amplificandole ed insinuandole nei cuori u di chi udiva. Tale esercizio durava lo spazio di un ii ora. Di poi un altro facca un sermone sulle vite u dei santi; a questo ne succedca altro sermone su ii diverso tema, e lilialmente un altro ragionava sulla u istoria ecclesiastica. A ciascuno era concesso il parti lare per una mezz’ora. Finito questo, con mirahil ii contento cantata una Laude spirituale, e. fatto di ii nuovo alquanto d’orazione, finiva l’esercizio «. Questa descrizione degli esercizi dell’oratorio concorda con quella clic si legge in una lettera del l’. Giovenale Aurina scritta da Roma al suo fratello Giovali Matteo abitante in Piemonte, ove fra I’altre cose si legge «ed alla fine si fa un poco di musica per conu solare e ricrear gli spinti stracchi dei discorsi prcNon mai l’Aniinuccia finché visse mancò di intervenire agli esercizi giornalieri dell’oratorio per cantare insieme coi molli cantori che seco conducca lo laudi o canzoni spirituali, eli’ ei medesimo dapprima ponca in musica. Di questi inni, laudi, o canzoni spirituali ili varie forma, di vario soggetto, e tessuti a dialogo talvolta, più libri ne furono posteriormente pubblicati in Roma, il primo dei quali comparve nel l.’iHli col titolo di Laudi Spirituali stampate ad istanza dei RR. PP. dell’oratorio, senza portare in fronte nome alcuno del compositore, o dei compositori della musica. Ma siccome alle cose inondane non e dato il rimanersi lungamente nei termini stessi, così le laudi o le canzoni spirituali dell’oratorio, come quelle forse, che aveano una qualche attrattiva per richiamare ì fedeli ad assistere a tali esercizi, andarono in breve temilo ampliandosi di tanto, che si giùnse nei giorni festivi, C specialmente nelle principali solennità ad occiqmre col canto di quelle la maggior parie del tempo già destinato in origine alla meditazione e alla preghiera. Incominciatosi dapprima a migliorare ed estendere sempre di più il dialogo, si pervenne ihsensibilmcntc a creare una certa fonila drammatica mista di narrativa, imperciocché il poeta sotto il nome di storia o di testo inlroducca gli interlocutori a parlare. Tali composizioni poctico-musicali furon dette oratorii, ed il primo saggio ne fu prodotto dal sunnominato I*. Giovenale Anciira con la poesia di un oratorio intitolato il Tempio armonico, dall’Aniinuccia posto in musica a più voci alternanti con. Cori. Dietro questi talli ="— — adunque non si potrà ammcifo di non riconoscere in I Giovanni Ammucchi fiorentino l’inventore della imi- 1 sica da oratorio, ossia di quello stile di composizion musicale, clic, senza dimenticare di appartenere al servizio della Chiesa, offrir dovea un qualche allettamento > dei sensi, affinchè potesse rallegrar lo spirito degli uditori, mentre fisso si rimanesse nella contemplazione di oggetti sacri e religiosi, secondo la niente del fondatore di quella pia istituzióne. L’esempio dell Aminùccia venne seguito da altri compositori, fra i quali più si distinse Emilio del Cavaliere allorché nel Febbraio del 1GOO, vale a dire circa trent’anni dopo la morte del nostro Aniinuccia, produsse nella chiesa di S. Maria della Vallicclla un suo Oratorio intitolato «D’anima e di corpo u con accompagnamento di strumenti, diviso iu più parti di una giusta lunghezza, il quale per la forma fu modello di lutti gli Oratorii clic comparvero dappoi, come V Euridice del Rinuccini posta in musica nell’anno istesso dal Peri fu il modello di tutta le Opere teatrali che si composero posteriormente. Sempre di più riuscendo gradili questi sacri trattenimenti musicali, appoco appoco si estesero per tutta Italia, ed il popolo potè spessi?incontrargli in tutte le Cliicso le più cospicue, e specialmente in quelle dei ricchi religiosi. Da ciò ne avvenne un bisogno quasi continuo di nuove produzioni di simil genere, e molli Oratorii si componcano nei quali sempre procuravasi di mantener lo spirito istesso impressogli nella sua primitiva invenzione dall’Animuccin", mentre le forme suhiano varie modificazioni a seconda del gusto, ed a seconda dei progrèssi dell’arte.. In quanto al.concetto poetico, vi furono Oratorii puramente istorici ove iòlcrloquivan soltanto personaggi cogniti: ve ile furono degli allegorici con interlocutori allatto ideali: dei parabolici, e dei misti di ognuna di queste differenti specie. Dividcansi ordinariamente in due parti, ed il tempo che richiedea la loro esccuziono non solca eccedere lo spàzio ili due ore. In questa forma si mantenne in Italia l’Oratorio fino (piasi al.cadere del secolo XVIII, abbcnchò da mollo tempo avanti vi si fosse introdotto il recitativo, dapprima usalo soltanto nelle Opere teatrali, nè altra cura si ebbe che il migliorare di più in più le melodie delle Arie o dei Pezzi concertati, e di render sempre più piacevoli gli arlifizii delle belle bellissime funhc, con che si solcano intcsscrc i Cori, specialmente finali. L’Oratorio dalla Chiesa si trasferì anco sol teatro. Salila in tanto popolar favore la musica drammatica, divenne una necessità il tenero aperti i leatri in tutto il corso dell’anno, non esclusa la quaresima, nel di cui temilo soltanto fu allora creduto più conveniente 10 intrattenere il pubblico con degli Oratorii, invece di divertirlo colle solite Opere serie o buffe, come si usa fare nel Carnevale e nelle altre stagioni. Ma l’Oratorio portato sulle scene, teatrali, siccome quivi non incontrava le istcssc circostanze o gli stessi bisogni della Chiesa, non polca necessariamente conservare 11 suo vero spirito primitivo nè le sue forme essenziali, cosicché ci fu costretto a trasformarsi intieramente ed a cambiarsi in un’Opera scria ili nuova specie, ed in breve non vi ebbe tra questo e quella altra differenza, se non che nell’uno il soggetto si ricavava dalle sacre scritture, nell’altra si traeva da istorie profane, o si creava dalla immaginazione del poeta. Tali furono i così delti Oratorii teatrali che incominciaronsi a produrre sul declinare dello scorso secolo sino al Musi di Rossini, a cui oggi nissuno neppure dà il titolo (l’Oratorio, ma bensì da lutto il mondo. còme ima delle bellissime Opere sene classiche della scuola italiana vieti reputata. Fuori dell’Italia, più che altrove l’Oratorio trovò favore presso i popoli della Germania. Ma per i differenti elementi dello spirito che quivi incoiftrnvà’, e per il carattere nazionale vi subì notabilissime modificazioni mentre ingiganlivasi per opera ■ di Granò, di Bach; di Héndcl, ed anc’oggi, presso quella religiosa nazione, si procura dì mantenerlo nella sua dignità, e. nelle sue essenziali caratteristiche. Ognun conosce la Creazione del Mondo.di Giuseppe Ilaydn, il Cristo al monte Oliveta (li Beethoven, ed il Paolo del vivente Mendhclson. In Italia di rado accade attualmente che simili sacri Irutlrnimciili si offrano nelle Chiese al popolo, e (piando avvenga soglionsi preferire Oratorii teatrali di più recente composizione, o sivvero, come abbiamo talvolta udito, con barbaro gusto si osò -raffazzonare alla peggio le parole di un libretto di una qualche Opera seria per farla servire all’uopo, o se Un qualche Oratorio pur si compone espressamente per la circostanza, si ticn per certo di non poter soddisfare alle esigenze del momento se non si seguono affatto le forme teatrali. E così anco quei maestri, clic non manchereiiber di scienza, d’arte e di un genio creatore, si astengono dall’impiegare le vere forme caratteristiche dell’Oratorio nel timore di incontrare una generale disapprovazione. L’Oratorio dunque si può diré ora allatto spento in Italia. Col variar dei tempi, dei costumi e delle circostanze, svanite appoco appoco (pielle necessità, che. come già accennammo il fecero nascere, per lungo tempo è vero ci rimase in vita, ma non avciidò