Gazzetta Musicale di Milano, 1843/N. 43

N. 43 - 22 ottobre 1843

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[p. 181 modifica]- 181 GAZZETTA MUSICALE ANNO II. domenica N. 43. 22 Ottobre 4 843. Si pubblica ogni domenica. Nel corso dell’anno si danno ai signori Associali dodici pezzi di scelta musica classica antica e moderna, destinati il comporre un volume in i.° di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio figurato si intitolerà Antologia CLASSICA!U I1SICAI.K. DI MILANO La musique, par des inflexions vives, accentuées. et, ■ pour ainsi dire, parlantes, exprime toutes les vas• sinus, peint tous les tableaux, rend tous les objets. • soumet la nature entière à ses savantes imitations, • et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des s eu• timents propres à l’émouvoir. • J. J. Roussexv. Il prezzo deU’associazione alla Gassettac nlUntologià classica musicale è dielTctt. Alisi. I,. 12 per semestre, ed cITett. Ausi. I,. 14 affrancata di porto lino ai contini del la Monarchia Austriaca; il doppio per l’associazione annuale. I.a spedizione dei pezzi di musica viene fatta mensilmente e franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio Ricordi, nel modo indicalo nel Manifesto. I.e associazioni si ricevono in Milano presso l’Uflicio della Gazzetta in casa Ricordi, contrada dogli Omc’20; all’estero presso i principali negozianti presso gli Ullici postali. — Le lettere, i gruppl. essere mandati franchi di porto. S OH MARIO. I. Biografia. Giambattista Pergnlesi. - 11. Cirtkggio. - III.Tkatru Kk. Cronaca drammatica. - IV. Yaribta’. - Y. Notizik Oivkksk. - VI. Ntovn I’ibbligàziom Musicali. BIOGRAFIA pi:rgoli:ni gì aiti ii vttista ‘sf^ergolesi Giambattista nato a Jesi ®0 Vi il giorno 3 gennaio 1710(1), enfStrò nel Conservatorio dei poveri a di Gesù Cristo di Napoli (e non 1 " nell’altro di S. Onofrio, erroneamente dicono il Berlini ed il (1) L’ab. Giuseppe Berlini nel Dizionario StoricoCritico degli scritlori di musica (Palermo 1815, 8. toni. 3 [>ag. ICO) dice clic il Pcrgolcsi era cosi detto perchè nato in Pergoli nella Marca e che il suo vero nome di famiglia era Jesi; e nello stesso errore cadde pure Saverio Alatici nelle Memorie per servire alle vile di Mctastasio c di Jomelli (Colle, 1785, 8 vo,). I.’autor francese dell’opera molto inesatta intitolata: Essai sur la mùsique, il Dizionario istorilo tradotto dal francese c stampato in Napoli nel 17!)t, il Galanti nella Descrizione della città di Napoli, pag. 240 il sig. Gennaro Grossi nella inesattissima lliogru/ia itegli uomini illustri del regno di Napoli, c finalmente la lliogra/ia Universale antica c moderna, dicono uniformemente essere il Pcrgolcsi nato in Casoria ( villaggio cambiato in città da quest’ultima Biografia). Avendo io fatto ricercare nei libri battesimali di Casoria, non venne fallo rinvenirvi il nome del Pcrgolcsi. Dopo molte ricerche ila me fatte in vari luoghi, monsignor Gian Bernardo Piane! li, vescovo di Viterbo e Toscanella, inviò a monsignor C. E. Muzzarclli, che tutta la cura si era data per venire in piena cognizione di ciò ch’io bramava sapere, la seguente fede battesimale: In Dei nomine. Amen. a llnivcrsis et singulis ad quos cie.. Indubitatam «fidem facio, verboque veritatis testor ego infrascriptus «Parochus hujus insignis ecclesiae ad sugestum divi «Septimii pertinenti sequentem invenisse particulam «in mio regeneratorum libro signato sul) n. 2 pag. «584 tergo neiupc «. A dì 4 gennaro 1710. m Giambattista figlio di Francesco Andrea Pcrgolcsi u c di I). Anna Vittoria consorte di questa cura nato ■i la notte antecedente a ore IO. Fu battezzato da me «Marco Capogrossi curato. Padrini furono l’illustris«simi signori Giambattista Franciolini, c signora Gcnii lilina de’signori Honorati». (È da notarsi che ambedue appartenevano a nobili famiglie, come monsignor Pialletti assicurò, il clic dimostra che quella di Gio. Battista era in qualche modo distinta).» Quam quidem particulam in praefato libro verbo ad verbum fideliter, ddigenterque decerpsisse testor. In quorum fidem lias praesentes litteras mea manu scriptus, subscriptasquc dedi, solitoquc hujus meae Cuthcdraiis Parochiae signo firmandas curavi. Dat. /Esii ex /Edibus Parochialibus VII Kalendas junii 1801. Ego Alexius Scverini Parochus man. prop. (Adest sigillum). - Il Gonfaloniere di Jesi - Certifica vera, cd originale ia firma dello Rcv. signor 1). Alessio Scvcriui Parroco del Duomo. In fede. - Jesi li 50 maggio 4831. Il Gonfaloniere. - Settimio Marchese Pialletti ". Ea (piai cosa non dovette esser ignota al Quadrio, il (piale nella sua Opera clic ha pei- titolo Storia, e ragione di ogni poesia nel Tom. V pag. 190 parlando de’ celebri maestri di musica, dice ciò che. segue: Giambattista Pergolcsi di Jesi professore eccellente. ] Mattei) (1). S’ignora del tutto per qual nioj tivo fosse venuto in Napoli, e come ivi fosse allogato. Ma è da supporre die avesse cominciato a soffrire o la sua famiglia o j egli stesso gli effetti della povertà, poiché altrimenti non sarebbe stato ammesso in detto luogo, nel quale solo i poveri venivano accolti, come il titolo stesso indicava. Da principio si diè ad apprendere a suo; nare il violino, del die forse aveva qual: che piccola cognizione. Comunque ciò fosse.; egli imparò a suonarlo sotto la direzione | del maestro Domenico de Malteis. Questo alunno, studiando e ricercando da sé solo | nel suo violino, Iacea de’passaggi semi tonali a salire, a calare, nuovi e graziosi gruppetti, appoggiature di nuovo genere, con tali melodie, che ne rimanevano incantali gli stessi compagni, i quali studiavano tale stromento insiem con lui, e talvolta erari costretti a sospendere il loro studio, sorpresi dall’armonia che dal collega facevasi. Essi non poteron celare ciò al maestro de Matteis, il quale volle una sera di nascosto ascoltarlo, e ne restò talmente preso, che andò ad abbracciarlo, domandandogli dii gli avesse insegnale le modulazioni che eseguiva su quello slroinenlo. A cui il Pcrgolcsi rispose, che tutto ciò che faceva non avevaio appreso da veruno, ma che suonando gli veniva naturalmente sotto le dita-, e replicandogli il de Matteis se si sarebbe fidato di scriverlo, |l il Pergolesi se ne compromise, ed il di seguente fe’ trovare al maestro tutta la so(1) Esistevano in Napoli quattro Conscrvalorii ove gratuitamente insegnavasi iti musica vocale c strumentale dai più vaienti maestri. Il primo (letto dei Poveri; di Gesù Cristo fu fondalo nel 158!) da Marcello Fossaiolo di Nicolera, terziario (IcH’ordinc di S. Francesco (l’Assisi; il secondo di S. Onofrio a Capuana riconosceva la sua origine nel ItilK) dai confratelli delti dei Bianchi di 8. Onofrio; al terzo di Santa Maria di Lordo diede nascita nel 1(157 Giovanni di Tuppia protonotario apostolico: finalmente il quarto della Pietà dei Turchini ebbe principio in sul finire del secolo Ili, J da alcuni confratelli che uriivansi in una piccola chiesa; detta I lucoronalella nella contrada Bua Catalana. i i quali raccoglievano i figliuoli poveri della medesima J, dando loro gli alimenti c, le istruzioni. Da queste scuole vennero fuori di tempo in tempo i Corifei della musica che trassero in ammirazione tutta l’Europa. Nel i gennaio del I80U si unirono i Conscrvalorii di S. Onofrio e di Loreto all’altro della Pietà dei Turchini formandosene una sola famiglia cui si diede il titolo di Iteal Collegio di Musica. Nell’anno 1808 si trasferì l’intero Collegio nel locale del monastero di S. Sebastiano, sotto la direzione del rinomato cav. Nicola Zingarcili; finalmente nel 1820 furono traslocati tutti gli alunni in S. Pietro a Maiella, innanzi monastero ilei padri Celestini. Il Conservatorio dei poveri di Gesù Cristo era già stato lungo tempo prima ridotto ad uso di Seminario chicriealc in cui potevano essere ammessi soltanto quei della Diocesi, ed in tal guisa attualmente jl rialina elegantemente modulala, la quale cosa produsse in costui maggior piacere e sorpresa. Questa chiara e non ordinaria abilità del giovane alunno, il quale mostrava di qual raro ingegno fosse dotato, fece si die il de Malleis lo raccomandasse con calore al maestro eli contrappunto del Conservatorio, die allora era il celebre Gaetano Greco Napolitano, e sotto la direzione di costui il Pergolesi cominciò i suoi studi, che dioevansi su la Cartella, e ben presto compose qualche Sonata di violino. Ma passato di questa vita il Greco, tenne il suo luogo Francesco Durante di Frattaniaggiore Casale di Napoli, Diocesi! ili Aversa, e sotto la scuola di costui con| tinuò il Pergolesi il suo armonico tirocij nio. Essendo stato il Durante chiamato a i Vienna dall’imperatore Carlo VI, c pro! mosso in sua vece Francesco Feo, grande i allievo dello Scarlatti, il nostro giovanetto I prosegui col medesimo ad apprendere la scienza armonica, e con tali ottimi inse| guarnenti in poco tempo diè segni di sori prendente profitto. Il Durante era profondo I nel contrappunto sublime; le sue fughe,! e le sue ricercate a più voci producevano; una pienezza di armonia non comune ad altri maeslri de’suoi tempi } sentinelle essendo egli scarso di quell’estro cosi necessario nella musica, i suoi soli riuscivan languidi e snervati, le modulazioni o cantilene aspre e senza gusto, Vaccompagnamento di semplici consonanze., e quasi sempre scritte secondo gli aridi e soli precelli. L allievo Pergolesi, all’opposto, era pieno di estro e vivacità } accoppiava insieme lo stile forte ed armonioso ne’ ripieni delle voci con un accompagnamento strumentale, die sempre cantava; mosse naturali de bassi per lo più camminanti, die aneli essi cantavano; un passeggiar di tuoni semplice e regolare; ma sempre rintracciando nuovi sentieri, e quindi se qualche volta mostra vasi lungo anzi clic no, pure non attediava. Egli si lu il primo, cui venne in pensiero vestire qualche Aria di un accompagnamento strumentale, diverso dalla cdntilena dell’attore; egli il primo, die tra i due violini intrecciasse due motivi diversi} egli il primo, che ponesse in campo il semilonare cantando} insonnna egli il primo che spogliasse la cantilena delle ariette dal difficile e secco dello Scarlalli. e cercasse, per quanto fosse possibile, adattarla alla passione, clic destar do- ( levano le parole, onde coH’ospressione del fì cantante si commovesse il cuore di ehi c ascoltava. Dotalo dalla natura di un cuore È sensibilissimo, non iscrisse un verso di [p. 182 modifica]- -182 musica, che noi* corrispondesse alle parole, [ che volle animar con forza e finezza, consultando sempre la natura e la verità, senza far uso di quelle fragorose modulazioni, che simili alle fuggitive meteore, abbagliano talvolta gl’ignoranti, ma tosto svaniscono e nel nulla restan sepolte. Delle produzioni, che gli acquistarono fama immortale, la prima fu la musica per un dramma sacro intitolato 6’. Guglielmo d’Aquilania (la poesia del quale fu scritta dall’avvocato Ignazio Mancini) e fu da lui composto mentre era alunno nel Conservatorio con alcuni intermezzi buffoneschi. Fu questo dramma rappresentato nell’estate déll’anno 1751 nel chiostro di S. Angelo Maggiore di Napoli, ove allora dimoravano i canonici Regolari Renani del Salvatore. E ciò era onesto divertimento che in quell’età davasi da’ PP. dell Oratorio a quei giovanetti che frequentavano le loro congreghe e che attendevano a’ buoni studii. Fu si grande l’applauso, che riscosse il maestro, ancor giovane, che divulgatosi il valor suo per tutta la dominante, ben presto il nome di lui cominciò a farsi noto coii giusta lode. Quindi il principe di Stigliano Colonna (e non Agliano come dicesi nel Dizionario I stori co ) l’onorò di sua particolar protezione, come fecero eziandio il principe di Avellino Caracciolo, ed il duca di Maddaloni Caraffa; poiché in quell’età i più distinti signori presso di noi proteggeva!! non solo gli uomini di lettere, ma anche i coltivatori delle arti belle. Indi nell’inverno deU’anuo 175-1 scrisse la musica per un’opera rappresentata nel teatro di S. Bartolomeo, allora esistente, e questa fu la Sallustia, nella quale sostenne la prima parte l’insigne contralto cavalier Nicolino Grimaldi, e per prima donna vi fu la Facchinelli, la quale nell’atto secondo cantò la celebre aria: Per queste amare lagrime Figlie del mio dolore, ecc., in e ffa-ut terza minore, con accompagnamento di stromenti tutto nuovo, che meritò somma ammirazione ed applauso (f). Contava allora il Pergolese appena ventiquattro anni, ed aveva per competitori ne teatri Adolfo Hasse detto il Sassone, Domenico Sarri già vecchio, Leonardo Leo, Leonardo Vinci, Nicola Porpora, i quali a mal in cuore soffrivan le lodi che al giovine compositore venivano tributate. Ma egli, umile in tanta gloria, non invanì punto nè poco di tanti encomi, ed opinando di sé bassamente, conservò per tali maestri la più sincera stima e rispetto, seguitando l’intrapreso sistema con dar fuori le Sue musicali produzioni scritte tutte con sofnnfa semplicità e delicata espressione. Era vi in quel tempo il costume che talora ne’ drammi seri vi fossero intermezzi buffoneschi per sollevar l’uditorio dalla sovverchia attenzione (cosa che ora si fa (I) La qual cosa chiaramente dimostra, clic fu male informato il conte Gregorio Orlow allorché» nel Saggio sopra la Storia della musica in Italia dai tempi più antichi fino a’ nostri giorni ( traduzione di Benedetto Coronati, toni. Ili Roma -1825) n, parlando del Pergolesi disse: u niuno è profeta nella propria patria; il quale antico proverbio ben si adattò al Pergolcsi, poiché la sua Opera cadde, benché fosse formala sul gusto dell’antica purità e semplicità, che sono i caratteri distintivi della vera bellezza, ecc. n. Ma lo stesso autore molti altri abbagli prese parlando del nostro Filarmonico, poiché lo fece nascere nel 170-4-, lo che accade, come si è detto nel 1710, e lo fece morire nella Torre del Greco quando ciò avvenne in Pozzuoli, come dirò, a’ 16 marzo 1756, c non già nel 1727. li co’ gran balli, i quali pare che formar degji giano il principal oggetto dello spettacolo) ed in questi il vivace Pergolesi die saggio del valor suo scrivendone uno di tal genere, che avea per titolo la Serva Padrona, eseguendovi le prime parti giocose i rinomati cantanti Gioacchino Corrado, e Celeste Resse, ed in detti intermezzi fe’egli conoscere la diversità dello stile e del gusto tra la musica seria e sostenuta, e la scherzevole. Dopo essersi rappresentala la Serva Padroni/, le lodi al Pergolesi a dismisura si accrebbero, il qual successo dall’Orlow vien confermato, dicendo nella menzionata opera, che una tal musica diventò classica nel suo genere, essendosi rappresentata in tutta l’Italia, ed ancora in Parigi molte volte di seguito. Allora fu ch’egli scrisse quattro bellissime Cantate a voce sola per soprano, che in Napoli fece incidere con bellissima edizione da Gioacchino Bruno. La prima è col solo accompagnamento del basso. Le altre tre con due violini e viola. Tutte e quattro hanno due Arie per ciascuna. L’ultima ove si narra il lamento di Orfeo nell’Èrebo cercando Euridice venne riputata cosi eccellente, che riscosse gli encomi così de’ maestri Italiani, che degli Oltramontani. ] i quali ne fecero onorata menzione nelle opere loro. 1 Essendo accaduto nell’anno -1751 un fie! rissimo tremuoto, i rappresentanti la città di Napoli, nel seguente anno 1752 risolvettero eleggere per uno de’ protettori della medesima s. Emidio vescovo di Ascoli. Fu scelto il Pergolesi per comporre la musica per un divolo triduo da eseguirsi nella chiesa di santa Maria della Stella de’ PP. Minimi. In tale occasione il compositore spiegò l’estensione de’ suoi talenti armonici, che mosse l’invidia di tutti i professori di musica suoi coetanei. Scrisse una messa a due Orchestre per 10 voci, che spira la più elegante armonia, grandezza e divozione. fcece egli conoscere, che se era grande ed espressivo nel dramma teatrale, grazioso | nel burlevole per gl’intermezzi, era.ancor | grande, nobile e aivoto per la musica sacra. Compose ancora a 5 voci con tulli gli stromenti un Domine ad adjuvandum me festina ecc., un Dixit, un Laudate ed un Confitebor che per gusto e perizia si rendono inimitabili. Il Pergolesi che vantava fra le sue virtù una somma umiltà, ed aveva I sommo rispetto pe’ maestri Napolitani, quando dovè fare il Concerto della messa ila lui posta in musica si recò nel Conservatorio della Pietà ad invitare il maestro Leo acciò si compiacesse di venire ad ascoltarla. Leo promise di contentarlo, ma i ne fece le maraviglie co’ suoi alunni dicendo, che colui appena, uscito dal Conservatorio avealo invitato a sentir la piccola musica di un altra messa, la quale non era cattiva, per esser sua prima produzione, e che dopo tre o quattro mesi avea l’ardire d’invitarlo a sentirne una sei conda. Ma la nuova musica superò l’espeti fazione di Leo, che la trovò perfettissima,! in guisa che in pubblico lodò il Pergolesi! dandogli affettuosi amplessi, e ne fece coi | suoi alunni il giusto encomio, che nierii tava. (Dalla Biografia degli illustri Italiani) (Sarà continualo) CARTEGGIO Parigi il 7 ottobre. [ E impossibile, mio caro amico, farsi un’idea abbaj stanza esalta dell’ammirabile colpo d’occhio offerto dal | Teatro Italiano, la sera della sua apertura. Tutto ciò I che v’é pei’ ora di più distinto, di più elegante, di più di buon genere a Parigi nelle due rispettabili classi degli uomini e delle donne, era concorso ad una soj tenuità che presentava un vero interesse, giacché si trattava di conoscere in quali mani era caduta l’ere| dità di Rubini e di Tamburini, dei due artisti che S aveano fatto per tanti anni la delizia d’un pubblico,; che avea conservalo per essi sino agli estremi momenti la più decisa c più applaudente simpatia. Maio | non posso, non voglio farvi nessuna descrizione; per; cui permettetemi che entri a dirittura nel forte del! l’argomento. Neppure una parola della musica della Lucia, c di quella i parte della sua esecuzione che riguarda madama Per’siani: l’una e l’altra sono talmente ammirabili-c coi nosciute-che potete dispensarmi dal fermarmi sovr’cssc;; tanto più se riflettete clic consumando un certo nuI mero di aggettivi in.issimo ed una dose-sufficiente di I punti esclamativi, voi riempireste la lacuna lasciata j dal mio prudente silenzio. Occupiamoci dunque del I sig. Salii c di Ronconi. Il successo ottenuto da questi due artisti fu assolutamente assai felice; ambedue furono coperti d’applausi, ambedue appagarono le esigenze del momento, cd ambedue suscitarono delle grandi speranze pel) avvenire, Si parlò dell’uno e dell’altro come si parla di due sommità, se ne lodò la voce, il gesto, il metodo, il gusto, c l’espressione, insomma la loro ammissione al teatro italiano fu accettata con una festa c con una premura ad accompagnamento di bravi e di applausi, clic in parte corrispose alla mia aspettazione, ed in parte, lo confesso ingenuamente,_ ne fu superiore. Mi spiegherò in poche parole. L’entusiasmo dei dilettanti. degli intelligenti e della stampa per Ronconi, Io Intendo; giacché questo piccolo uomo é pure un grande artista! Egli vi affascina colla vivacità delle sue ispirazioni, colla sua polente maniera di colorire il canto, cogli slanci ardili di quella sua voce che trascorre dalle più affettuose alle modulazioni più robuste, col vigore c colla verità del gesto, coll’espressione della fisonomia, con tutte insomnia le qualità più preziose del cantante c detrattore! E questo affascinamento si accresce, quando analizzando di quali mezzi possa disporre Ronconi, si si accorge che alla fine essi sono ben limitali, limitati nella voce, limitali nella figura. Sì, si resta con ragione storditi nello scorgere gli effetti prodigiosi che egli sa trarre dalle sue non abbondcvoli qualità natulurali, cd io dirci persino dai suoi difetti. Quale vibrazione, (piale asprezza singolare c pungente non dà egli diffatli nei momenti d’ira c di concitazione a quelle sue note medie, che sono pure sì fesse, c d’un metallo sì poco aggradevole? E poi Ronconi è un talento multiforme, che sa prendere a capriccio tutte le vesti, lòtte le passioni, tutti ì caratteri, clic passa senza scomporsi dal serio al buffo, dal dolce allo sdegnato, dal patetico al furibondo. Giammai la stanchezza, giammai la noja assalgono gli spettatori che odono Ronconi; egli avrà sempre qualche cosa di nuovo, di impreveduto nel canto e nel gesto, c dopo avere assistito a cento delle sue rappresentazioni, nessuno potrà mai dire noi lo sappiamo a memoria. - Erano dunque (un giusto, un dovuto omaggio questi applausi clic festeggiavano l’apparire del grande artista, clic è un acquisto d’un’estrema importanza pel teatro italiano, che troverà sempre in Ronconi uno di que’ sostegni clic non mancano mai in veruna occasione. Ma mentre divido perfettamente la generale opinione sovra Ronconi, oso allontanarmene, senza però staccarmene affatto, qualora si tratta di Salvi, lo ho udito più volle in Italia questo tenore, e posso quindi giudicarlo senza lasciarmi imporre dal facile accecamento delle prime impressioni. Non’è ch’io neghi a Salvi una voce pura e che può ricscire assai simpatica, un artificio abbastanza lodevole nel modo d’adoperarla, [p. 183 modifica]decisa e rara abilità nel filare e nei dar forza alla ì, ili) merito di cantante insomma incontrastabile, c certamente non troppo connine; ma ciò-clic ammetterei con qualche rcslrizioticïsi ò la potenza di Salvi ìe artista, c principalmente come attore. lo bo paura clic Salvi non riesca alla lunga monotono, clic la costante soavità del. suo canto non pregiudichi a quel I bisogno di varietà clic sarà richiesto e dal pubblico e dalle diverse parli clic verrà chiamalo a sostenere, e che infine; quando la critica, passate le prime iinprcs| sioni, analizzerà con occhio più calmo i suoi gesti ed | il giuoco della sua fisonomia, non trovi clic Salvi ab-, j bia troppo maggiori diritti al titolo di cantante clic I a quello d’attore. Sia ad ogni modo il successo di Salvi j fu completo, c potrebbe anche darsi che l’attuale cn! tusiasmo del pubblico abbia a continuare, c che la | storia dei trionfi parigini del nuovo tenore sia per cs; sere egualmente brillante nelle successive, come lo fu nella prima sua pagina. Passando dal teatro italiano ai concerti, vi dirò che il celebre Moschcles, diede nelle sale del signor Erari! un’accademia a cui intervenne il fiore della nostra società. La maniera calma, pura, perfetta di questo pianifortista ottenne il successo più clamoroso; MoscheIcs trovò nel suo pubblico io stesso entusiasmo, che brillava nei concerti da lui dati, ora è già un certo numero d’anni., L’attuale accademia fini con un-improvviso, che formò il più grande elogio della vivacità d’imaginazionc ancora posseduta da questo grande suonatore. Terminerò la lettera coll’annunziarvi una novità assai singolare. Nell’ultimo mio viaggio a Milano, accaduto circa due anni fu, io assistetti al vostro teatro della Scala al debuto d’ima ballerina assai bella, e che aveva delle quahla meravigliose danzatoli, che venivano pero neutralizzate in parte da una certa mancanza di gusto, ed oserei anche dire di grazia, clic urtava colle attuali esigenze dei dilettanti di. Silfidi c di Gitane. Era questa madamigella Bottoni. Or bene, la bella ed interessante creatura gettò le sue vesti di velo, le sue scarpette di raso c le sue maglie incbbrianti, e copertasi col manto tragico comparve alcune sere fa nella parte di Erifile nientemeno che al TliddIrc-Français. La ballerina s’era convertita in attrice, ed in attrice tragica. Cambiando professione essa cangiò tutto, persino il nome, sicché ora il suo grido di guerra c quello di Araldi. Lo credereste? Questa strana metamorfosi ottenne il più brillante risultato; il successo più completo accolse la nuova attrice, che unisce l’eleganza, l’accento moderalo, la verità del gesto dell’artista francese, al brio, al fuoco, aU’ispirazionc bollente, che sono una conseguenza del suo sangue italiano. La critica tutta, compresa la pungente di Janin, costatò con molli elogi questo fatto, nuovo nella cronaca delle piroette, e che attcsta clic alla fine non tutte le ballerine hanno il cervello nei piedi. Credetemi intanto pel Vostro Affezionatissimo CRONACA DEL TEATRO RE La riproduzione dunque del Bicchier d’acqua, fu accolta dal pubblico con molti applausi, c meritamente; la bellezza della commedia e la bontà dcìl’esccuzionc esigevano questi attcstali di - universale soddisfazione. Siccome in un numero antecedente, uno dei redattori della Gazzetta parlò già del Bicchier d’acqua, c del modo con cui fu rappresentato, cosi io ometterò tutte le particolarità, riserbandomi solo il diritto di far osservare al direttore della compagnia,, se non fosse meglio clic’la signora Botteghini e la signora Adelia si scambiassero mutuamente le loro parti e divenissero cosi duchessa la prima e regina la seconda. L’aria dignitosa, l’accento per abitudine solenne, e le maniere un po’lente della signora Botteghini ci sembrano più adattate a sostenere la parte dell’orgogliosa, altiera, imponente duchessa di Malboroug, mentre la signora Adclia si troverebbe meglio collocata. sotto le spoglie d’una graziosa regina, che ama la j follia, che detesta gli affari, e che è desolata quando f debbe sottoporsi alle per lei gravose leggi dell’cij tichelta. Io sono d’opinione che e le due attrici c la | commedia guadagnerebbero allo scambio. Colgo l’occasione del Bicchier d’acqua per citare con immenso elogio lo sfarzo, il gusto, c la freschezza degli abbigliamenti di questa compagnia, che attese le consuetudini c le risorse italiane, sono realmente al di sopra d’ogni confronto. L’assieme della scena in cui ha luogo il circolo della regina, offriva un brillante colpo d’occhio, un aspetto insomma di ricchezza c di esattezza locale c storica, a cui per nostra sventura | non siamo certamente mollo avvezzi. Nè fu solo nel | Bicchier d’acqiui che la compagnia diretta dal Modena | sfoggiò una splendida guarda-roba; ih tutte le commedie, traged e 1 i ) u o meno storici, nel Walj lei,stein, mìVBnricti terzo, nella Pamela, ecc., ecc., I tanto varii d’epoca c di costumi, si osservò questa qualità, che è tanto rara quanto è degna d’essere apprezzata. Pel vestiario adunque c pelle decorazioni noi | non avremmo a fare clic cncomii, se la nostra tendenza ad essere schizzinosi verso gli artisti che hanno del inorilo, non ci portasse a far riflettere che l’eguale esattezza e l’eguale buon gusto non regnano quando si tratta di commedie o di drammi contemporanei. Noi abbiamo veduto sulla scena dei lions portare alla mattina il frach, abbiamo contemplati dei fasliionaWcs con guanti di un colore’troppo democratico, abbiamo osservato dei dandys con certe cravatte e con certe canne che avrebbero ferito sinistramente uno sguardo esercitalo all’atmosfera dei salons, fummo insomma colpiti da alcune trascuratezze, da alcune sconnessioni nelle varie parti che debbono costituire l’abbigliamento d’un uomo commc-il-faut, da alcune negligenze che urtavano le rispettabili e squisite leggi dell’eleganza. Sotto questo rapporto gli artisti diretti da Modcna-hnnno bisogno di formarsi un criterio più fino, più delicato c più sicuro. Sonò inezie, diranno taluni, c forse non hanno tutto il torlo; ma se noi assicuriamo che sono inezie clic non mancano d’importanza, potremmo alla nostra volta aver ragione anche noi. Senza trattenerci sulle riproduzioni dell’Oreste, magnifica creazione di Modena, dei Due Sergenti, del Jacquart, ecc., accolte dal pubblico con un deciso piacere, citeremo come un fatto importante pcli’intcressc dell’arte la recitazione di due commedie di Goldoni, della Pamela cioè c del Maldicente. Ora che il gusto pubblico si è moderalo, ora clic, come ho detto nell’ultimo articolo, il dramma sanguinoso ha perduto la sua causa, si rinverrebbe sicuramente nelle commedie del Molière italiano un numero sufficiente di capolavori, che potrebbero convenevolmente sopperire alla sciagurata mancanza di produzioni, che portino in tutto, nella condotta, nei fatti, nelle passioni, nei caialteri l’impronta del nostro paese. Il successo, non ne dubitiamo, coronerebbe i tentativi fatti a questo riguardo; ma un tale successo non si otterrebbe che a certe condizioni. Se si riflette che Goldoni ha scritto in un tempo in cui la commedia improvvisala permetteva sulla scena degli equivoci d’una trivialità esattamente scandalosa, se si riflette clic la stessa società più elegante dell’epoca del sommo autore tollerava frasi, facezie, epigrammi la cui oscena allusione era (l’una grossolana evidenza, certamente sembrerà meravigliosa la riforma introdotta dall’incomparabile Veneziano, c si apprezzerà a dovere la sua moderazione, clic a’suoi tempi polca essere considerata come una castigatezza, quasi eccessiva, àia se si riflette altresì al progresso fatto dai costumi, o per lo meno dalle loro apparenze, a diffondersi dell’educazione, ed alla suscettibilità più delicata c più apprensiva degli attuali pubblici, non sarà difficile l’avvedersi che quanto era mite, tollerabile non sono molti anni, può essere troppo spinto, troppo plebeo, c persino troppo nauseante ai nostri giorni. Il togliere dunque certi frizzi, il levare alcuni frammenti di scene, il cercare di non dare col gesto, coll’inflessione della voce, colla calcolata reticenza un eccessivo rilievo a certe parole, ci sembra non solo un bisogno, ma anche un dovere di chi vuol restituire per così dire alla contemporaneità dei lavori, che nel fondo sono ammirabili, perchè dipingono con una stupenda verità, con una semplicità inimitabile il cuore umano, che non si muta mai col correre dei tempi, e che rimanendo nel complesso sempre lo stesso, non si sommclle che a qualche leggera modificazione nel modo di manifestare le proprie a citazioni, giacché se le nostre parole avranno la fortuna di cadere sotto gli -occhi del Modena, siamo sicuri clic anche senza il loro soccorso egli indovinerà a qual cosa vogliamo alludere, e saprà, volendolo, apportarvi rimedio. Il manifesto del teatro annuncia fra pochi giorni la Lucrezia di Ponsard, della tragedia che ha fatto ultimamente tanto rumore a [Parigi. Noi speriamo che avrà un buon successo anche fra noi, ma qualunque ne possa essere il destino 11011 sarà meno vero clic il àlodena merita i più vivi elogi peli’ istancabile solerzia con cui arricchisce di novità il suo repertorio, c pel buon gusto clic sa mettere nella loro scelta. B-r VARIETÀ. Durata «Iella fila «li maestri più o meno rinomati. Dal suo cronologico elenco di 1230 maestri il signor Schiffner pubblica nella Gazzetta Musicale Universale il seguente estratto, indicante di quale età morirono. 28 o 29 Pcrgolcsi. 32 VogcI. 53 Francesco Schubert e Bellini. 53 Mozart, Fesca. 50 Agostino di Valici-ano. 57 Slradclla? Purccl, Sussmayr. 58 Leo. 59 Klein (Bernardo). 40 Carlo Maria Weber, Ilcroid. 41 Isouard, Gnocco. 42 Principe di Venosa, Da Vinci, Zumstceg, Fuss, Rastrelli. 45 àlarcnzio, Gomis. 44 àlysliwccck, Wòlfol. 43 Gasmann. 46 Frescobaldi, Fabricio, Ilcinichcn 40 0 47 Cimarosa. 47 G. C. Bach, Grcsnick. 48 Ilasslcr. 49 Haydn (Michele), del Rcrc, Generali. 50 Pretorio, Schweitzer; Necfe, Wolfram. 31 Succidili, Dussck. 32 Orlando Lasso, Goudimcl, Wranitzky. 55 S. Grisostomo, Marcello, Pacelli, Pachhclhcl, Ilics. 54 Lulli, àlèliul, Agricola, Righini A. Rombcrg. 55 Kulinau, Beethoven, Kunzcn, B. A. Weber. 50 Iluas, d’Aiayrac, Solié, Ebcrwcin. 57 Cacini, Durante, Calci, àlorlacchi, Schwcnkc. 58 Graun. 59 Boycldieu, Ilummcl, Stòlzcl. 00 Corelli, G. C. Bach, Diltesdorf, Naumann, Schulz. 01 àlondovillc, Wcinlig. 02 Allegri, Rcichard, Martin (spagnuolo). 63 G. C. F. Bach, Asioli. 04 Oekcghem, Pascli, Schuster. 05 Scb. Bach, Vogler, Scyfried. 00 Duni, Anforsi, Keiser, Danzi, Rcicha. 07 Contumaci, L. Mozart, Stcrkcl, Mosca. 08 Perez, Arnc, Bicrcy, Wcysc. 69 Chelleri, Schneider (G. A.), Witasck. 70 Palestrina, Benevoli, Jomclli, Schicht. 71 Gafurio, Winter, Bonfichi, Baiilot, Weber (D). 71 0 72 Lotti. 72 Piccini, Graun, Grétry, Bernasconi, Krommcr. 75 Willaert, Sai-li. 74 Eni. Bach, Benda, WanhulF, Bern. Rombcrg, Plcycl. 75 Iiàndel, Paisicllo, Glareano, Matlci, Slegatami, Fux? 70 Hillcr, Guglielmi, Fioravanti. 77 Giuseppe Haydn. 78 A. Scarlatti, Martini, Campra, Salinas, Gasparini, Tliciic. 80 Valotti, Albrechtsbcrgcr, Clementi, Vene. Mùllcr. [p. 184 modifica]81 Rameau. 82 Cherubini, Zarlino, Galuppi. 85 Maltheson, Sccnk. 84 Ilasse. Zingarelli, Stadlcr. 86 Lambert, Telemann, Kiltel, 87 Gluck, Schiitz. 88 Monsigny, Fcnaroli? 89 Caldara, Bcrnabci, Wagcnseil. 91 Child, Pcrli? 96 Gosscc 99 Carissimi. 100 Iloffhaimer. Introduzione di varj stromenti iiell’Hi’cheslr». La Musica tanto meschina adesso nelle masse d’orchcslra, cerca d’introdurre al presente varj istroincnti musicali del Medio Evo, come sarebbero la Filomela, la Viola (l’Amore, il Mandolino. Quattro membri della Cappella di Monaco tentarono di trarli dalla dimenticanza e il tentativo riuscì a meraviglia. La prodigiosa quantità di stampate biografie di Mozart, fu testò arricchita di una nuova, intitolata: Nouvelle Bioyraphie (le Mozart, suivie d’un aperçu sur l’histoire générale de la Musique et de l’analyse des principales oeuvres de Mozart, par M. Cullhiche/f. Moscou, 1845, Vol, HI. in 8. (Gazz. Tealr. di Vienna) NOTIZIE DIVEUSE — Vienna. Il Don Giovanni di Mozart dato qui il 6 ottobre, che procedette col miglior incontro, fu turbato da un assai spiacevole accidente. La rinomata prima donna Hasselt-liarth, la quale faceva la parte di Donna Anna, fu presa, prima di cantare la sua aria, da un così forte mal essere, che le fu impossibile di continuare; la scena diventò vuota per alcuni minuti, entrò poscia il rinomato Staudigl (Lcporcllo), dimandando scusa al pubblico. Nel massimo imbarazzo dell’Impresa, e non potendo sul momento allestire un’altra opera, madamigella Lutzer, clic faceva la parte di Zeriina, si incaricò tosto ella stessa di assumere la parte di Donna Anna; per. fortuna v’era pur in teatro madamigella Kern, la quale si offri tosto a far la parte di Zeriina, sicché cangiato il vestiario, entrambe comparvero sulla scena nelle rispettive loro parti. La Lutzer, eccitò vero entusiasmo, e si mostrò eccellente nella medesima sera come Donna Anna e Zeriina. Anche la Kern mcritossi la stima degli uditori c fu molto applaudita. Il teatro era zeppo di gente, come lo fu altresì in questi ultimi giorni nel Hallo dot serraglio c he! flauto magico. — Continuano le prove della nuova opera: die HeimJiehr (il ritorno a casa) del M. Nicolai. — Fra tante unioni filarmoniche esistenti nella Germania collo scopo di promovere la buona musica, si è formata ora’ a Tubinga un’unione d’organo, tendente a rendere più generale il suono d’organo corrispondente alla dignità del cullo divino. Sono fissali dei premj per le migliori composizioni di Corali. — l.iszt ha pubblicato, presso Schott a Magonza quattro numeri di cauti per quattro voci d’uomini, destinandone l’onorario per l’Distillilo Mozart a Francoforte sul Meno. • {Gazz. Tealr.di Tienila). — Il sig. Giuseppe Elslcr, padre dell’illustre ballerina I’anuy, è morto il U ottobre in età di 77 anni. Egli fu una venerabile reliquia de’ tempi d’oro della Cappella del principe Estcrbazy c nel medesimo tempo il copista di Giuseppe Haydn. La Società filarmonica dell’Impero Austriaco farà eseguire il 5 e 9 novembre nell’I. R. Cavallerizza la Creazione di Haydn, da un personale forte di 40llU individui fra parli vocali ed islrumcntali. {Gazz. Mus. J’ien.) — Il sig. Bladzell ebbe ultimamente I onore di presentare alla regina Vittoria a Londra un’elegante arpa la quale, sebbene non oltrepassi l’altezza di tre piedi, i uguaglia le. specie maggiori in quanto alla purezza c ( forza del tuono. Questo istrumcnlo è destinato pei la ’ figlia maggiore della regina, che dimostra già ili età di! cinque anni la medesima predilezione per in musica dei ii augusti genitori. (Guzz. Tealr. Tìcn.) MOVE HHKMM IDEILI dell’i. h. stabilimento nazionale priyileg.” Di CÜOVAXNI RICORDI FANTAISIE aa aa&osj tw v*, sur les motifs de l’Opéra DON PASQUALE le DONIZETTI aw&H’a&Hsaa i ginttr la Filile avec accompagnement ile Piano ’ sua LES MOTIFS DE ZAÎSETXA OPÉRA DE Al’BER Op. 87. 4 FANTAISIES ELEGANTES SUE LES MOTIFS LES PLUS FAVOEIS DE l’oPÉRA LISDA MI CHAMOUNIX de donizetti COMPOSÉES PAR €31. E’OMY Op. 708. {4742-14745 Pour Piano seul. chaque Fr. 4 75 14697-14700 Pour Piano à 4 mains.. 6 — SUR LA ROMANCE Pas même an regartl tie piùé POUR VIOLO» avec accompagnement de Piano POtKUftD QMfrD COHPEITDIO TEORICO-PRATICO tifi Gran ItMelotlo PEU PIANOFORTE (Op. 500) ridotto dallo stesso Autore ad uso de’ Principianti. •13624 Op. 5S4. Fr. 42 FEE OBOE di facile intelligenza, e colia vista speciale die servir possa alia istruzione de’principianti senza l’ajnio «lei maestro COMPOSTO DA QÜD8VMI MMMH RIMEMBRANZE DI TRIESTE ESTRO PER PIANOFORTE a, rnm&m QUATtJOE DE DON PASQUALE varié pour le Piano Op. 43. NABUCODONOSOB MUSICA DEL MAESTRO Q108Bm T31ÌW rùlotta in Quartetto per 8 Violini, Viola e Violoncello o per Flauto, Violino, Viola e Violoncello IP. W38&3S3 pour Piano, Violon et Violoncelle Op. 423. Fr. -12 — per Violoncello e Pianoforte N. 1. Adelaide di Beethoven. Pi. La Serenata di Schubert. Pi. 2. La Rosa di Spohr. GIOVANNI RICORDI ED110BE-PB0PBIET.IBI0. Dall’I. B. Stabilimento Nazionale Privilegiato di Calcografia, Copisteria e Tipografia Musicale di GIOVANNI RICORDI Contrada degli Omtneni if 472«.