Garibaldi e Medici/Liriche/A Bartolomeo Rasnesi

A Bartolomeo Rasnesi

../I martiri di Roma ../Inno di guerra IncludiIntestazione 21 marzo 2013 100% Storia

Liriche - I martiri di Roma Liriche - Inno di guerra
[p. 44 modifica]

A BARTOLOMEO RASNESI



Chè ove speme di gloria agli animosi
Intelletti rifulga ed all’Italia,
Quindi trarrem gli auspicj...



Un estro malinconico
     Oggi mi parla in cuore,
     E questo verso trepido
     4È figlio del dolore.
     Ahi! che alla mesta nota
     La dilicata gota
     D’una leggiadra vergine
     8Impallidir vedrò.

          Vedi, o garzon d’Italia,
     Questa recente bara?
     Vedi? ad amar la patria
     12Da questa salma impara.
     Oh qual le pinge il viso
     Luce di paradiso!
     Sì, il Dio delle battaglie
     16In fronte la baciò.

Fu suo costume angelico,
     Lo spirito gentile,
     Ma fermo in suo proposito
     20Come de’ forti è stile.
     Sorse nel patrio lido
     Della rivolta il grido?
     Spiegò dell’armi al fremito
     24Il bellicoso ardor.1

          Quando di forti un turbine
     Raccolse il pro’ Nizzardo,
     Corse tra’ primi a stringere
     28Il tricolor stendardo:
     Scosse la lenta Roma
     La vergognosa soma?
     A lei volò precipite,
     32Sacrolle e destra e cuor.

Io l’ho veduto — impavido
     Lanciarsi alla battaglia
     E fulminar terribile
     36La gallica accozzaglia:
     E nel cruento agone
     Di libertà campione
     Bello, sereno, intrepido
     40La morte disfidar.

          E la rinvenne; ahi misero!
     Sul letto del dolore
     Io l’ho veduto — languido
     44Pari a calpesto fiore;
     Incerto della vita
     Per duplice ferita2
     Quasi morente effluvio
     48Lo spiro ansio alitar.

Pur di mia voce al sonito
     Schiuse gemendo i rai.
     La man mi stese, attonito
     52La fronte io gli baciai;
     Poi me gli strinsi accanto
     E di soave pianto
     La sua gloriosa coltrice
     56Il ciglio mio rigò.

         Intenerito il misero
     Provossi alla parola;
    Ma fioco, incerto un mormoro
     60Gli eruppe dalla gola.
     Indi accennando al cuore
     La stretta del dolore,
     Un riso di mestizia
     64La bocca gli sfiorò.

[p. 45 modifica]

Ad irrorar l’angelico
     Sorriso agonizzante
     Piove ineffabil lagrima
     68Dalla pupilla errante;
     Cruccio non è di morte
     Che, commovendo il forte,
     Sul vago fronte pingegli
     72La nube del dolor:

          Son le affluenti immagini
     Di madre vedovata,
     Il pianto inconsolabile
     76Della fanciulla amata;
     Il nembo di sciagura
     Sull’espugnate mura....
     Pur di speranza un alito
     80Gli freme arcano in cuor.

Bello il sembiante pallido
     Del rassegnato e pio
     Che dir parca con giubilo:
     84Questo è voler di Dio,
     Angelo del perdono
     Dal tuo raggiante trono
     Stendi la destra al martire
     88Teco trasvoli al Ciel3.

          Prode fra i prodi italici,
     Màrtir di libertade,
     Più non vedrai lo sperpero
     92Dell’Itale contrade.
     Povera terra! Or geme,
     Insanguinata freme,
     Si veste la gramaglia,
     96Cinge il funereo vel.

Ma verrà dì che i popoli
     D’ogni calpesta terra
     Irromperan quai turbini
     100A disperata guerra.
     Oh la fulgente aurora
     Quando fra l’armi ancora
     Balda ed ardente l’anima
     104Di gioja esulterà!

          Bello volar col nitido4
     Caro destrier pugnando,
     Degli oppressor nel perfido
     108Stuolo ruotare il brando!
     Dolce di libertade
     Fra le cozzanti spade,
     Nell’armonia de’ fulmini
     112Il carme eccheggerà!5

Giuriam vendetta ai popoli
     Traditi, ma non vinti;
     Giuriam vendetta ai martiri
     116Nelle battaglie estinti;
     Più rapidi del lampo
     Noi voleremo al campo:
     Si pugnerà col palpito
     120Della vittoria in cuor.

      No, non è ancor quest’anima
     Ritrosa alla battaglia,
     Freme in silenzio e s’agita
     124Pronta a vestir la maglia;
     I sogni suoi son d’arme,
     È bellicoso il carme,
     Che di tiranno sangue
     128È sitibonda ancor.

Oh! fosse dato all’impeto
     De’ popoli redenti
     Franger ceppi e patiboli,
     132Buttar lor polve ai venti!
     E minacciosa, altera
     La tricolor bandiera,
     Voto di tanti secoli,
     136Sul Golgota piantar!

          Ove trasvola il fervido
     Animator pensiero?
     Dal suo sognar precipita
     140Al più tremendo vero;
     Come prigion che il piede
     Sciolto da’ lacci crede...
     Sente de’ ferri il sonito
     144E torna a lagrimar.

Oh invidiata e fulgida
     La benedetta palma
     Che ti riposa, o Martire,
     148Sulla gloriosa salma!
     Miseri noi! la verga
     Ci scortica la terga....
     E pronto a strozzar vittime
     152Il patibolo stà6.

          A Te, leggiabra vergine.
     Santa nel tuo dolore.
     Questo pensier sia balsamo,
     156Sia lenimento al cuore.
     L’amico tuo da forte
     Lieto scontrò la morte,
     Cadde guerrier d’Italia,
     160Campion di libertà.


Milano, Settembre 1849.


Note

  1. [p. 48 modifica]Fu uno dei veri campioni delle 5 giornate.
  2. [p. 48 modifica]Il 22 giugno in una sortita all’assalto della Villa Barberini, toccò due colpi di bajonetta, l’uno nel fronte, l’altro più profondo sotto il cuore.
  3. [p. 48 modifica]Moriva all’Ospedale di Roma il 17 luglio in causa della scalfitura al fronte, passata in cancrena. Fu Compianto da tutti che ne apprezzavano l’anima bella e generosa.
  4. [p. 48 modifica]Serberò sempre dolce memoria della mia bianca e cara cavalla.
  5. [p. 48 modifica]Si usciva dalla Porta S.Pancrazio alla carica, cantando inni liberi e guerrieri.
  6. [p. 48 modifica]Si accenna alle bastonate largite dai Tedeschi il 30 Agosto in occasione dell’onomastico di S.M.I.R. Apostolica.