Gandino e il suo distretto/Capitolo VIII

Capitolo VIII

../Capitolo VII ../Capitolo IX IncludiIntestazione 29 novembre 2018 100% Da definire

Capitolo VII Capitolo IX
[p. 35 modifica]

CAPITOLO VIII.


Monti.


La massima parte delle montagne di Gandino, e del distretto sono fertili, e quasi tutte rivestite di piante di alto fusto, cioè di carpine, faggio, poca quercia, ed olmo, abete nocciolo, e che producono quantità di legna, uno dei principali prodotti, dei possidenti, e proprietarj dei boschi, che spesso vengono anche danneggiati dai boscajoli. Altre come il Farno e Val-Piana chiamate, la prima dell’estensione di circa sette mila pertiche, coll’elevazione della sua cima denominata Pizzo formica di metri mila seicento trentaquattro sopra il livello del mare; in sulla cima, sono fornite di belle praterie e cascinaggi, somministrano quantità di fieno e per venderlo e smerciarlo, e per alimentare le abbondevoli mandrie, capre e pecore; alcune sono scoscese, e divallate, come il denominato Gerone, sopra Cirano, o spaccate nel mezzo, come la così detta Concossola — Rappresenta questa montagna una sorprendente e bellissima teatrale scena; due enormi massi scorgonsi, staccati, piramidali, e che ben si ravvisa, furono divisi da un qualche fisico enorme sconvolgimento, avvenuto, essendosi frammezzo aperto l’adito un grosso torrente, d’acque sempre copioso; aggiunte tali acque a quelle della costante fonte [p. 36 modifica]perenne Concossola, che rapidissima sbocca da un largo foro della montagna, mantenendo desse una sorprendente velocità, e corso per un lungo tratto, alimentano, danno moto, animano ruote, folli, opificj dei negozianti nell’antico luogo denominato gli edificj, romoreggianti e correnti pervengono alla fine e congiungonsi e perdonsi nel torrente Romna. Qualunque portasi, senza essere naturalista, a visitare un tal sito, ne resta meravigliato e sorpreso.

Per antica tradizione ritiensi che nella Val-Gandino dapprima esistesse un lago, le cui acque si separassero, aprendosi altrove un varco, a cagione di un terremoto, abbandonando l’alveo, e primiero letto, e ne avvenisse perciò in seguito l’imponente avvallamento, e disuguaglianza del terreno, or alto, or basso, che ora si scorge, e chi sa, il seppellimento della lignite.

Poche montagne conservano la struttura di un primitivo carattere, e sono o stratificate, o alluvionali, e son composte di terre calcaree, focaje, alcune commiste a cristalli di quarzo e lucidi graniti d’oro e d’argento, che la mente abbacinando degli alchimisti, simili a Calandrino, vanno in traccia dell’elitropio, e delle ricche miniere.

Raccolgonsi molte erbe e vegetabili, proprie ed utili all’arte medica, siccome la Valeriana-silvestra, e la Digitale, il Lichene, l’Arnica montana, il Jusquiamo, l’Atropo bella donna, la Gentiana, l’Aconito napello, l’Officinale, il Capil-venere, la Tormentilla, la Squilla ossia il Bulbo nobile, il negro Elleboro, la Coclearia, l’Altea, l’Ampoma, la Fragola, il Lilio bulboso, ed infinite altre, che lungo sarebbe tutte annoverarle. [p. 37 modifica]

I boschi sono fecondi di funghi agarici e bolleti.

Di minerali, che tale è ritenuto dalla maggior parte dei geologi, fra i quali il Blumenbach, non esiste, che la lignite, la quale fu scoperta da Alessandro Radici figlio del menzionato Gio. Andrea, e descritta in una memoria inserita nel giornale enciclopedico del D.r Luigi Taglioni di Firenze, circa l’anno 1785.