Francesca da Rimini (Pellico)/Atto quinto

Atto quinto

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Atto quarto
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ATTO QUINTO.


La sala è illuminata da una lampada.




SCENA I.

FRANCESCA e GUIDO.


Francesca.Deh, lo placasti?
Guido.1 Egli mi vide, e sorse
Spaventato dal letto. — Oh cielo! è giunta,
Sclamò, quest’alba sciagurata. Io debbo
Perder Francesca?.... Ogni consiglio or cangio,
Senza lei viver non poss’io. — Frattanto
Lagrime amare gli piovean sul volto;
E or te nomando infurïava, or pieno
D’amor ti compiangea. Fra le mie braccia
Lungamente lo tenni, e con lui piansi,
Libero freno al suo dolor lasciando.
L’acquetai poscia con soavi detti,
E il convinsi che meglio è che tu parta
Senza vederlo. Andiam.
Francesca.                                        Padre, non fia;
S’or nol riveggio, noi vedrò più mai.
Rancore ei serba contro me; secura

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Del suo perdono esser vogl’io.
Guido.                                             Ti calma.
Perdonato egli t’ha; perdonar Paolo
Pur mi promise.
Francesca.                                   Oh gioja! Ma, deh, in questo
Sacro momento, non nomar, ten prego,
Colui che appieno obbliar deggio.... e il bramo!
Già meno forte egli nel cor mi parla;
Già mi riparla la virtù perduta,
E il pentimento e la memoria sola
Dello sposo fedel che tu mi desti,
E ch’io non seppi amar. — Parlargli chieggo
Anco una volta. Deh, non adirarti!
Questa grazia m’ottieni. I miei rimorsi
Per la passata ingratitudin tutti
Mostrar gli vo', prostrarmi a’ piedi suoi;
Di non sprezzarmi scongiurarlo. Vanne;
Digli che s'io non lo riveggio, ahi, parmi
Del perdono del ciel chiusa ogni speme.
Guido.A forza il vuoi? Qui il condurrò.


SCENA II.

FRANCESCA.


Francesca.                                                        — Per sempre
Dunque ti lascio, o Rimini diletta.
Addio, città fatale! Addio, voi mura
Infelici, ma care! Amata culla
Di.... quei prenci.... Che dico? — Eterno Iddio,
Per questa casa ultima preco io t’offro;
Bench’io sia rea, non chiuder, no, l’orecchio.
Nulla chieggo per me; per que’ fratelli
Prego: tua destra onnipossente posi
Sul capo lor.... Chi veggio?

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SCENA III.

FRANCESCA e PAOLO.


Paolo.2Oh sovrumana
Gioja! Vederla ancor m’è dato. — Ah, ferma!
Se tu fuggi, io t’inseguo.
Francesca.                                              Audace! ahi lassa!
E come in armi?
Paolo.                                    Sgombre ho le mie guardie
Coll’oro.
Francesca.                     Oh ciel! nuovi delitti....
Paolo.                                                        Io vengo
I delitti a impedir. Paga non fòra
Contro me, credi, la gelosa rabbia
Del fratel mio; te immolar pensa. Orrendo
Spavento è quel ch’or qui mi tragge. — Al sonno
Chiusi dianzi le ciglia, ed oh qual truce
Visione m’assalse! Immersa io vidi
Te nel tuo sangue e moribonda; a terra
Mi gettai per soccorrerti.... il mio nome
Proferivi, e spiravi! — Ahi disperato
Delirio! Invano mi svegliava; il fero
Sogno mi sta dinanzi agli occhi. Mira:
Sudor di morte da mie chiome gronda
Al rammentarlo.
Francesca.                                    Calmati....
Paolo.                                                  Furente
M’alzai; corruppi i vili sgherri; un brando
Strinsi.... Ahi, temea di più non rivederti!
Qui li ritrovo; oh me felice!... Imponi:
Come del cor, del braccio mio reina
Tu sei; morir per te desio.
Francesca.                                                   Rientra,
O insano, in te. Quell’uom che oltraggi, a noi
Già perdonava. Fuggimi. Che speri?
Paolo.Se te col padre tuo salva non veggio

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Fuor di queste pareti, abbandonarti
Non posso, infausto, orribile presagio
Pe’ giorni tuoi m’affanna. — Ah, tu non m’ami!
Tu rassegnata....
Francesca.                                   Esserlo è d’uopo.
Paolo.                                                                      Or dimmi:
Quando ove mai ci rivedrem?
Francesca.                                                            Se in terra
Fine avrà.... l’empio nostro amor....
Paolo.                                                                           Non mai!...
Dunque non mai ci rivedrem! — Francesca,
Su questo cor poni la man. Talora
Tu questa mano ti porrai sul core
E de’ palpiti miei ricorderatti:
Feroci sono; pochi fien!
Francesca.                                                   Oh amore!
Paolo.Adorata t’avrei: non fòra un giorno
Passato mai ch’ io non cercato avessi
Di farti ognora più e più felice....
M’avresti reso (oh incantatrice idea!)
Padre di prole a te simile; avrei
A’ miei figli insegnato ad onorarti
Dopo Dio prima, e come io t’amo amarti!
Francesca.Il solo udir questi tuoi detti è colpa.
Paolo.Nè mia giammai?....
Francesca.                                         Che parli? Eternamente
Quanl’io deggia al mio sposo e a’ generosi
Suoi sacrifici sentirò. Solenne
Protesta or odi: — Se l’ingiusto fato
Lui seppellisse pria di me, perpetuo
Conserverò le vedovili bende;
Nè coll’amarti mai, fuorchè in silenzio,
Offenderò la sua santa memoria.
Paolo.Mal m’intendesti; augurj empj non formo;
Viva e m’uccida il fratel mio. Ma lungi
Dall’ira sua tu pur, Francesca, ah, vivi;
Vivi, e in silenzio amami, sì!... Ne’ mesti
Tuoi sogni spesso mi vedrai; beata

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Ombra dì e notte al fianco tuo starommi
Adorandoti ognor.
Francesca.                                         Paolo!...
Paolo.                                                   Tiranni
Gli uomini e il cielo fur con noi.
Francesca.                                                        T’acqueta.
Misera me! Noi ci perdiamo.... Ah, padre!3
Paolo.Più non ha dritti alla sua prole un padre
Che a sue voglie tiranniche l’immola.
Chi de’ tuoi giovanili anni sepolto
Ha il fior nel pianto? Chi questa tremenda
Febbre in te mosse onde tutta ardi? All’orlo
Chi della tomba ti spingeva?... Il padre!
Francesca.Empio, che dici?... — Odo fragor.
Paolo.                                                        Null’uomo
Potrà strapparti da mie braccia!


SCEMA ULTIMA.

GUIDO, LANCIOTTO e detti.


Lanciotto.                                                             Oh vista!
Paolo?... Tradito da mie guardie sono....
Oh rabbia! e ad esser testimon di tanta
Infamia, o Guido, mi chiamasti? Ad arte
Ella a me ti mandò. Fuggire o farsi
Ribelli a me volean; muojano entrambi.4
Francesca.Oh rio sospetto!
Guido.                                         Scellerata figlia,
A maledirti mi costringi.
Paolo.                                                   Tutti,
O Francesca, t’abborrono; me solo
Difensor hai.
Francesca.                                    Placatevi, o fratelli;
Fra i vostri ferri io mi porrò. La rea
Son io....

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Lanciotto.                         Muori!5
Guido.                                        Me misero!
Lanciotto.                                                             E tu, vile,
Difenditi.
Paolo.                                   Trafiggimi.6
Guido.                                                            Che festi?
Lanciotto.Oh ciel! qual sangue!
Paolo.                                              Deh.... Francesca....
Francesca.                                                                                     Ah, padre!...
Padre... da te fui maledetta....
Guido.                                                            Figlia,
Ti perdono!
Paolo.                         Francesca ..., ah!... mi perdona....
Io la cagion son di tua morte.
Francesca.7                                                            Eterno...
Martir.... sotterra.... oimè.... ci aspetta!...
Paolo.                                                                                     Eterno
Fia il nostro amore... Ella è spirata.... io muojo....
Lanciotto.Ella è spirata! — Oh Paolo! — Ahi, questo ferro
Tu mi donasti!... in me si torca.
Guido.                                                                 Ferma,
Già è tuo quel sangue; e basta, onde tra poco
Inorridisca al suo ritorno il Sole.

Note

  1. Venendo dalle stanze di Lanciotto.
  2. Prorompendo forsennato con una spada nuda alla mano.
  3. Chiamando.
  4. Snuda il ferro, e combatte contro Paolo.
  5. La trafigge.
  6. Getta a terra la spada, e si lascia ferire.
  7. Morendo.