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atto quinto. — sc. iii. 35

SCENA III.

FRANCESCA e PAOLO.


Paolo.1Oh sovrumana
Gioja! Vederla ancor m’è dato. — Ah, ferma!
Se tu fuggi, io t’inseguo.
Francesca.                                              Audace! ahi lassa!
E come in armi?
Paolo.                                    Sgombre ho le mie guardie
Coll’oro.
Francesca.                     Oh ciel! nuovi delitti....
Paolo.                                                        Io vengo
I delitti a impedir. Paga non fòra
Contro me, credi, la gelosa rabbia
Del fratel mio; te immolar pensa. Orrendo
Spavento è quel ch’or qui mi tragge. — Al sonno
Chiusi dianzi le ciglia, ed oh qual truce
Visione m’assalse! Immersa io vidi
Te nel tuo sangue e moribonda; a terra
Mi gettai per soccorrerti.... il mio nome
Proferivi, e spiravi! — Ahi disperato
Delirio! Invano mi svegliava; il fero
Sogno mi sta dinanzi agli occhi. Mira:
Sudor di morte da mie chiome gronda
Al rammentarlo.
Francesca.                                    Calmati....
Paolo.                                                  Furente
M’alzai; corruppi i vili sgherri; un brando
Strinsi.... Ahi, temea di più non rivederti!
Qui li ritrovo; oh me felice!... Imponi:
Come del cor, del braccio mio reina
Tu sei; morir per te desio.
Francesca.                                                   Rientra,
O insano, in te. Quell’uom che oltraggi, a noi
Già perdonava. Fuggimi. Che speri?
Paolo.Se te col padre tuo salva non veggio

  1. Prorompendo forsennato con una spada nuda alla mano.