Fra la favola e il romanzo/Zaccaria/XVII

Zaccaria - XVII

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Zaccaria - XVI La capanna della nonna Maddalena

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XVII.



Sono le dieci del mattino. La signora assisa vicino al balcone contempla il corso dell’Arno, i grandiosi palagi, la elegante Chiesa della Spina indorata dal bel sole d’Italia. Un cameriere entra per annunciare l’orefice.

— Fatelo entrare — ella risponde.

La porta si schiude, e la famiglia dell’orefice s’avanza. Le due bimbe portano un cestellino ricolmo di viole sulle quali è posto ripiegato un ricco merletto ed un astuccio. Spinte dolcemente dalla madre, le due bambine vanno ad inginocchiarsi dinanzi alla signora offrendole i fiori, mentre Berta e Zaccaria s’impossessano delle mani di lei e le portano vivamente alle labbra.

La signora interdetta guarda uno, guarda l’altro, guarda le bambine, e nulla intende.

L’orefice senza poter parlare le indica l’astuccio. La signora lo prende, e vi legge scritto sopra a lettere d’oro! — Ricordo del povero Zaccaria.

— Zaccaria!... Chi?... Non intendo.

— Zaccaria; signora, Zaccaria: quel misero fanciullo [p. 119 modifica]a cui ella ha salvato la vita molti anni fa a Roma; ebbene, quel poverello sono io.

— Come! voi Zaccaria?

— Sì, signora, io sono Zaccaria che non l’ha mai dimenticata. Veda, questa è mia moglie, questi i miei figli.... tutti la conoscono, tutti sanno il suo nome.... lasci, lasci che imprimiamo mille baci su queste mani pietose...

La dama ripartiva la sera stessa da Pisa, e volle che la famiglia dell’orefice non l’abbandonasse un istante e con lei desinasse. Ella si ornò del merletto intessuto da Berta, pose sul petto il gioiello lavorato da Zaccaria, la tavola da pranzo fu decorata col cestellino di viole. Zaccaria narrò una per una tutte le sue vicende, ed il povero Roberto non fu dimenticato....

Fu quella una giornata di vero paradiso!

Chi non vuole essere benefico? Chi non vuole essere riconoscente? Se la beneficenza e la gratitudine sono fonti inesauribili di così dolci e sublimi sensazioni?