Fra cotanti peccati, ond'io vo carco

Gabriello Chiabrera

XVII secolo Indice:Opere (Chiabrera).djvu Canzoni Letteratura Fra cotanti peccati, ond’io vo carco Intestazione 5 gennaio 2024 75% Da definire

Provarsi a celebrar lingua mortale
Questo testo fa parte della raccolta Canzoni sacre di Gabriello Chiabrera
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I

PER LA BEATISSIMA VERGINE

A PEREGRINO GENTILE

Fra cotanti peccati, ond’io vo carco,
     E par che non mi gravi il giogo indegno,
     Qual far si potria segno
     Dirittamente di mie rime all’arco,
     5Se non Maria, che giù nel mondo infermo
     È saldo scudo a i peccatori e schermo?
Strano a pensar, che i sempiterni inviti,
     Perch’egli erga le piume al ciel stellante,
     L’umano ingegno errante
     10Ognor lascia tra l’aure andar scherniti;
     E vago l’uom di tenebroso albergo
     Volga a’ regni del Sol mai sempre il tergo.
Qual se con Orïon squadra ventosa
     L’ampie dell’oceán provincie infesta,
     15Atroce aspra tempesta
     Fa seco imperversar l’onda spumosa:
     Tal oggi l’universo altri discerne
     Alto agitarsi da procelle inferne.
Pronte a sprezzar, pronte a schernir le genti
     20Ogni freno, ogni legge, al Ciel fan guerra.
     Non ha pur uno in terra,
     Non ha pur un, che del gran Dio rammentinota:
     E nelle colpe immersa oltre misura
     Se stessa ogni alma più che smalto indura.
25Musa, che dal Parnaso in cielo ascesa
     De i più vivaci fior ti fai corona,
     Deh di’ come non tuona
     Dal Trono eccelso la Giustizia offesa?
     Chi sull’Olimpo a raffrenare è forte
     30La man zelante, onde gl’iniqui han morte?
Le sacre braccia, che fanciul portaro
     Lui che gli eterei campi empie di stelle,
     Le sacre alme mammelle,
     Che in terra il mar della pietà lattaro,
     35Maria discuopre, ed al Figliuol sospira,
     E quinci il placa, e quinci il toglie all’ira.
Malnati noi, se al suo pregar profondo
     Non s’addolcisse il gran Tonante irato!
     Ah che oggi arso e infocato,
     40Qual Pentapoli già cadrebbe il mondo,
     E scosso e sparso e sottosopra volto,
     Tra nembi e lampi ogni mortal sepolto.
Dunque, o Gentile, o pur che a sera i crini
     Si terga il Sole, e giù nel mar discenda,
     45O che coll’Alba ei splenda,
     Avvocata sì grande il Mondo inchini:
     Ognuno i voti, ognun raddoppi i prieghi
     Che sua possanza a nostro scampo impieghi.