IX. — Consigli a Gigi Ghieri

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IX. — Consigli a Gigi Ghieri
VIII
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Consigli

a Gigi Ghieri.

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IX.


La Signora Ardizzoni. (accomiatandosi da Sofia) Addio mia cara figlia. (Volgendosi a Gigi Ghieri che la aspetta col cappello in mano) Sono dolente, mio caro genero, di dovervi disturbare…

Gigi. (da uomo educato) Oh! si figuri è un piacere.

La Signora Ardizzoni. Siamo proprio troppo lontani. L’anno venturo [p. 132 modifica]voglio prendere appartamento qui, vicino a voi.

Gigi. Sarà una gran bella cosa. Non dico questo per…

La Signora Ardizzoni. (sorridendo) Non ne dubito (abbraccia Sofia e le fa qualche raccomandazione a bassa voce).

Sofia. (cogli occhi rossi e un po' confusa) Addio mamma.


Gigi cede il passo alla Signora Ardizzoni che va fuori e scende le scale; egli la segue.


La Signora Ardizzoni. (nella strada) È una sera stupenda.

Gigi. (offrendole il braccio) Bellissima! [p. 133 modifica]


Camminano in silenzio per una ventina di passi.


Gigi. (con un certo imbarazzo) Mi dispiace ch’ella abbia trovata Sofia sotto l’impressione d’una scena… poco piacevole…

La Signora Ardizzoni. (che aspettava la confidenza) Me ne dispiace per voi. Desidererei che mia figlia non vi offrisse mai l’occasione d’inquietarvi.

Gigi. Oh! sì, lo desidererei anch’io.

La Signora Ardizzoni. Nel pensiero di Sofia non vi può essere certamente che quest’unica meta. Non ne dubitate, vero?

Gigi. (duro) Convien dire però che [p. 134 modifica]ella sceglie una cattiva strada e non sono d’opinione che tutte le strade conducano a Roma.

La Signora Ardizzoni. (ferma e prudente) Sofia ha torto senza dubbio ma…


Passa un signore e saluta Gigi Ghieri; egli si leva il cappello. La signora Ardizzoni si arresta sul ma.


Gigi. (quando il signore è passato) Lei forse vuol dire che i miei torti li ho anch’io?

La Signora Ardizzoni. Torti, propriamente, non crederei; tuttavia (cauta)… molte volte gli uomini non sanno compatire, non vogliono comprendere [p. 135 modifica]certe debolezze del carattere femminile…

Gigi. Si può dire anche l’opposto. Le donne non sanno compatire, non vogliono comprendere certe debolezze del carattere maschile…

La Signora Ardizzoni. Ad ogni modo chi ha maggiore età e maggiore esperienza deve avere necessariamente una certa forza morale (con disinvoltura). Oh! Dio, si sa, quella del marito è un’arte.

Gigi. Un’arte?

La Signora Ardizzoni. Sicuro. Ci vuole del talento per essere un marito come si deve.

Gigi. Ed io?… [p. 136 modifica]

La signora Ardizzoni. (pronta) E voi lo avete, mio caro genero: sempre che il vogliate, s’intende; cioè rinunciando a quella indolenza maestosa da viandante di strada maestra che fa sembrare così attraenti alle mogli le viottole di traverso…

Gigi. (impensierito) Come sarebbe a dire?

La Signora Ardizzoni. (con espressioni confidente) Ghieri, siamo giusti; io per la mia età e voi per i privilegi del vostro sesso, abbiamo acquistato una esperienza che manca assolutamente a Sofia. Quando vi diedi mia figlia essa usciva da un mondo di sogni…

Gigi. (interrompendo) E qui sta [p. 137 modifica]appunto il male. Perchè si avvezzano le ragazze a vivere nel limbo? Perchè non si insegna loro la verità delle cose? Perchè…

La Signora Ardizzoni. (interrompendo a sua volta) Perchè questo non è possibile: perchè chi lo dice, più ancora che un sognatore, è un utopista: perchè sarebbe necessario cambiare prima di tutto il sistema della società, riformare i costumi, sopprimere le tradizioni, romperla col decoro, col pudore, con tutto ciò che ha formato fino ad ora l’aureola più poetica della donna. Bisogna essere madri per comprendere la falsità del nuovo vangelo che si va diffondendo. Credete a me: nella [p. 138 modifica]vostra smania di livellare ogni cosa, uomini e donne, risparmiate almeno la fanciulla; se togliete ad essa la santità della sua ignoranza, la purezza de’ suoi sogni, che cosa le resta?

Gigi. Il sapere.

La Signora Ardizzoni. Ma questo è buono per noi, magra consolazione alle nostre illusioni svanite. Che cosa volete che ne faccia la fanciulla di un sapere teorico? Quale vantaggio ne avrà quando col progresso le mostreranno le verità della vita chiuse in un’ampolla, con scritto sopra: vedere e non toccare? Io lo chiedo a voi. [p. 139 modifica]

Un tram, due carrozze e un carretto intercettano la via. Gigi Ghieri e la sua dama si fermano per lasciarli passare.

Gigi. (guardandosi attorno per vedere se non capitano altri veicoli). Ma in fine Sofia è maritata da quattro mesi…

La Signora Ardizzoni. E cosa sono quattro mesi al confronto di ventiquattro anni?

Gigi. Mia cara signora, con tutto il rispetto che le devo e col bene che voglio a Sofia, se devo aspettare altri ventiquattro anni…

La Signora Ardizzoni. (sorridendo) Come siete impaziente! (seria) È certo che il marito ha una missione da [p. 140 modifica]compiere. La madre non può dare che una buona fanciulla; sta al marito il trasformarla in una buona donna. Capisco, (severa e leggermente sarcastica) un uomo che ha già percorso tutta la carriera delle armi… gentili, che ha conosciuto il nemico in guerra, in pace, in tutti i modi possibili, questo guerriero ne ha abbastanza di lotte. Esso vorrebbe trovare un frutto fresco, maturo, saporito, pronto, che lo risarcisse subito di tutti i frutti fradici ingoiati al campo… e se il frutto è un po’ alto, se è difficile a cogliere… l’eroe si stanca. Non è così?

Gigi. (arrossendo; ma è buio e non si vede) È naturale che prendendo [p. 141 modifica]moglie non si ha l’intenzione di entrare nella camera coniugale con una scala di seta.

La Signora Ardizzoni. (laconica) Avete torto.

Gigi. (impetuoso) Come? Sta a vedere che un marito dovrà fare il Romeo a perpetuità! Mi meraviglio che una donna di buon senso come lei… se sono questi i consigli che dà a Sofia…

La Signora Ardizzoni. Rassicuratevi. Con mia figlia io parlo ben diversamente; ma con voi sono obbligata a sostenere un po’ la causa di queste povere donne, di queste sposine dell’oggi, che ieri ancora erano fanciulle inesperte… Vi costerebbe tanto, ditelo, o [p. 142 modifica]uomini positivi, a risparmiare un pochino la tendenza poetica del nostro sesso, a lasciarci qualche illusione? Mi spiegherò meglio. Vi piacciono i confetti?

Gigi. (sorpreso) Mediocremente.

La Signora Ardizzoni. Ma poniamo che vi piacessero?

Gigi. Li mangerei.

La Signora Ardizzoni. Così, nevvero? Come si trovano? Ebbene, le donne invece vogliono i confetti in un astuccio di raso, con dei fiocchi in giro, dei ricamini, degli svolazzi… Il sacchetto trapunto delle giovani sposi (successore dell’antica scatoletta di cartone dorato) rappresenta proprio l’amore come [p. 143 modifica]esse lo intendono e, guardate, i confetti finiranno, ma il grazioso astuccio di raso resta per sempre in un angolo privilegiato del loro cassettone…

Gigi. (è soprapensieri).

La Signora Ardizzoni. Spero di non avervi offeso?

Gigi. Oh! no (si morde i baffi ma è sempre buio) Solamente mi trovo in un grande imbarazzo. Venendo alla chiusa del suo discorso: o ricamini, o… niente confetti. È un bivio.

La Signora Ardizzoni. Il bivio c’è sempre nella vita; altrimenti dove sarebbe la scelta?


Si trovano in piazza del Duomo. [p. 144 modifica]


Gigi. Preferisce fare la Galleria o via Carlo Alberto?

La Signora Ardizzoni. Via Carlo Alberto, se non vi spiace. Ecco un altro bivio. (sorride) Ma io l’ho sciolto subito.

Gigi. (francamente) Mia buona signora, lei crede che io sia un cattivo marito?

La Signora Ardizzoni. Tolga Iddio! caro Gigi: siete un genero ammirabile, ed io sono persuasa che sarete felicissimo con Sofia; ma è certo che nei primi tempi bisogna aver un po’ di pazienza, e più ancora che pazienza, destrezza… Sono le scosse del carro che si mette in moto. Pensate, vi prego, [p. 145 modifica]che Sofia ama per la prima volta, che ella deve trovare in questo affetto la realizzazione di tutti i suoi desideri; ch’ella è obbligata a condensarvi tutta la forza, l’idealità, le aspirazioni, i palpiti che voi altri uomini sfruttate largamente in una pluralità indefinita. Infine se ella coglie un fiore solo dove voi avete falciata una messe, non è naturale che questo fiore lo desideri bello, variopinto, profumato? Deve essere per lei la quintessenza di tutti i fiori.

Gigi. (metà serio) Mi lasci dire, lei è una suocera terribile.

La Signora Ardizzoni. (rileva soltanto la parte faceta e ride). [p. 146 modifica]

Gigi. Le sette fatiche d’Ercole sono una giuggiola in confronto all’arte di fare il marito così.

La Signora Ardizzoni. (abbassando la voce) Ma il marito ha un alleato più potente di lui.

Gigi. (non capisce affatto e guarda sua suocera colla meraviglia di chi vedesse a nevicare in luglio).

La Signora Ardizzoni. Mi sono spiegata?

Gigi. Come il Corano scritto in turco.

La Signora Ardizzoni. Eppure non è difficile. Che cosa manca, secondo voi a Sofia?

Gigi. Secondo me, modestia a parte, mi pare che non le manchi nulla. Se [p. 147 modifica]poi ella ha delle aspirazioni superiori, dei bisogni d’affetto, di gioie maggiori…

La Signora Ardizzoni. Andate pure avanti.

Gigi. (con allarme) Egli è che… non vedrei niente di buono andando avanti.

La Signora Ardizzoni. (grave) Quando una donna appassionata e sensibile non trova nel marito un completo soddisfacimento ai bisogni del suo cuore, (ciò succede quasi sempre), il compenso, il conforto, l’ultima parola del grande poema, il riassunto d’ogni ideale, d’ogni desiderio è…

Gigi. trattiene il fiato per sentir meglio). [p. 148 modifica]

La signora Ardizzoni. (bassissimo) La maternità.

Gigi. (con un sospiro di sollievo) Meno male!

La Signora Ardizzoni. Date un figlio a Sofia e la vedrete calma, serena, felice. La sua mente occupata non vagherà più nel mondo dei sogni, il suo cuore troverà finalmente quella sorgente inesauribile di commozioni che solo i figli sanno dare.

Gigi. (allegro) Peuh! Peuh! Il consiglio non è forse cattivo.

La Signora Ardizzoni. Quand’è così fatemi nonna presto.