Fosca/Capitolo XXXIX

Capitolo XXXIX

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XXXIX.

Non so fino a quando avrei durato in quella irresolutezza, se la notizia di un più grande pericolo non fosse venuta a salvarmi. [p. 160 modifica]

— Che cosa avete risolto di fare? mi chiese una volta il medico.

— Lo sapete, nulla, non ho la forza di prendere alcuna risoluzione.

— E pure converrà che vi decidiate.

— A che?

— A ciò che vi parrà meglio. Io vi dirò ora più esattamente quale è la vostra situazione, quale quella di lei. Voi saprete trovarvi il vostro tornaconto.

— Spiegatevi, la mia situazione?

— È assai più triste di quanto non lo crediate. Suppongo che in questo amore vi sia stato finora nulla di colpevole, anzi ne sono certo.

— Nulla, nulla, io dissi.

— Non mi nasconderete però che avete incominciato a temere della sua virtù, non meno che della vostra debolezza.

— Mi pare anzi di avervene parlato.

— E a temerne molto.

— Moltissimo, le circostanze...

— Sì, sono le circostanze, riprese egli, che creano per ciascun di voi un pericolo di cui ignorate tutta l’estensione. Se io non ve n’ho parlato prima, è perchè sapeva che ciò allora era inutile; la difficoltà di vedervi liberamente era una guarentigia della vostra virtù; per voi lo era la sua sola bruttezza. Allora io ne poteva esser sicuro — lo fui anche finchè avete tenuto il letto — ma oggi è un’altra cosa. Conosco la sua malattia, giacchè non si tratta che di una malattia, e so che ella potrebbe abusare della vostra accondiscendenza. Guardatevene. È necessario che io vi faccia una rivelazione.

— Voi mi tenete in grande ansietà.

— Sappiate che l’amore sarebbe fatale a quella donna; un errore l’ucciderebbe. La sua sensibilità è sì profonda, [p. 161 modifica]la sua irritabilità sì grande... non vi dirò altro, voi mi comprendete. Si tratta di un’infermità comunissima, ma fenomenale pel suo sviluppo, di un’infermità spaventevole.

— Mio Dio, io dissi, ed ella sa ciò?

— Sì.

— In questo caso, ella stessa...

— Ebbene! Ella stessa potrebbe provocare questo pericolo. Voi la conoscete, badate che l’idea del sacrificio che ella sembrerebbe fare della sua vita, non esalti la vostra immaginazione fino a farvelo parere sublime. La sua vita sta per finire, ella lo sa; ella può scherzare con essa impunemente; ma riguardo a voi è altra cosa. D’altronde non ignorate che l’amore non sta nel cuore; non illudetevi, quella donna non sacrificherebbe la sua esistenza nè a voi, nè al vostro affetto, non la sacrificherebbe che alla sua felicità.

Ella, proseguì il medico, era assai meno malata allorchè vi conobbe. La vostra vicinanza, le vostre accondiscendenze le sono state fatali; d’ora in poi glie lo sarebbero sempre più. Convincetevi di una cosa, ed è che voi l’uccidereste in ogni modo, o volendola rendere felice, o continuando a tollerarla come avete fatto finora. L’unica via che vi rimane è di abbandonarla.

— Ma come, io dissi, come abbandonarla?

— Diamine! Immagino che non sarà poi impossibile, rispose egli sorridendo. Via, abbiate animo. Vi volete rovinare così? Che credete! siete dimagrito spaventevolmente, avete addosso una febbriciatola che mi fa paura. Io non compiango quella donna meno di voi, io ammiro la vostra generosità e ve ne lodo; ma sacrificarvi in tal guisa è una stoltezza; i primi doveri sono quelli che avete verso di voi medesimo. Io vi farò ottenere una licenza col pretesto che la vostra malattia [p. 162 modifica]lo esige. Fra due giorni potrete partire. Vi terrò informato di tutto. Vedremo in appresso ciò che si potrà fare, prenderemo consiglio dagli avvenimenti. Acconsentite?

— Con tutta l’anima, io risposi.

E due giorni dopo andai ad accomiatarmi dal colonnello, cui dissi:

— Vengo a salutarvi in ufficio, perchè non avrei più tempo di venire stasera in vostra casa; è tardi e devo apparecchiare per la mia partenza; scusatemi presso vostra cugina, io partirò domani all’alba.

— Diavolo! esclamò il colonnello, mi dispiace che ve ne andiate così per tempo; ma per altro lato... quando si tratta di lasciare un paese come questo, un paese di tartari, di pellirosse... capisco.

E mi strinse e mi scosse la mano con una ruvidezza piena di affetto.

Quanto mi faceva male ingannare quell’uomo!