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la sua irritabilità sì grande... non vi dirò altro, voi mi comprendete. Si tratta di un’infermità comunissima, ma fenomenale pel suo sviluppo, di un’infermità spaventevole.

— Mio Dio, io dissi, ed ella sa ciò?

— Sì.

— In questo caso, ella stessa...

— Ebbene! Ella stessa potrebbe provocare questo pericolo. Voi la conoscete, badate che l’idea del sacrificio che ella sembrerebbe fare della sua vita, non esalti la vostra immaginazione fino a farvelo parere sublime. La sua vita sta per finire, ella lo sa; ella può scherzare con essa impunemente; ma riguardo a voi è altra cosa. D’altronde non ignorate che l’amore non sta nel cuore; non illudetevi, quella donna non sacrificherebbe la sua esistenza nè a voi, nè al vostro affetto, non la sacrificherebbe che alla sua felicità.

Ella, proseguì il medico, era assai meno malata allorchè vi conobbe. La vostra vicinanza, le vostre accondiscendenze le sono state fatali; d’ora in poi glie lo sarebbero sempre più. Convincetevi di una cosa, ed è che voi l’uccidereste in ogni modo, o volendola rendere felice, o continuando a tollerarla come avete fatto finora. L’unica via che vi rimane è di abbandonarla.

— Ma come, io dissi, come abbandonarla?

— Diamine! Immagino che non sarà poi impossibile, rispose egli sorridendo. Via, abbiate animo. Vi volete rovinare così? Che credete! siete dimagrito spaventevolmente, avete addosso una febbriciatola che mi fa paura. Io non compiango quella donna meno di voi, io ammiro la vostra generosità e ve ne lodo; ma sacrificarvi in tal guisa è una stoltezza; i primi doveri sono quelli che avete verso di voi medesimo. Io vi farò ottenere una licenza col pretesto che la vostra malattia