Fontana nettuniana avanti l'anno 1872/Descrizione della magnifica fontana
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | Alle cortesi lettrici | Osservazione | ► |
DESCRIZIONE DELLA MAGNIFICA FONTANA
ERETTA
NELLA PIAZZA GRANDE DEL DUOMO
A SPESE
dell’illustrissimo MAGISTRATO CONSOLARE
OPERA
del Signor FRANCESCO GIONGO — Trentino
CANZONE D’APPLAUSO
DEDICATA AL MEDESIMO
dal Signor D.r ROMEDIO CALLICIOLI di Trento
“Anno 1769.„
S’erge superbo fonte
Dell’arte un bel portento
Nella città di Trento,
4Che alletta l’occhio e il cor.
Alza l’ondosa fronte
In su la Piazza grande,
E da più bocche spande
8Il cristallino umor.
Onde formar l’altero
E maestoso fonte
Fu sviscerato il monte,
12Che chiude la città;
Di quello è mio pensiero
Narrar a parte a parte,
E la struttura e l’arte
16Come fu fatto e sta.
Non ti rincresca intanto
D’udir qualunque sei
Espressi i sensi miei
20In canto lusinghier;
Poichè, se col mio canto
Descrivo solo il vero,
Con fondamento spero,
24Che ti darò piacer.
Ma pria convien che immerga
L’arido labbro mio,
Come in Castalio rio,
28Nel fonte salutar;
Onde il mio canto s’erga,
Quand’ebbro son dell’onda,
Che in ogni lido e sponda
32S’ascolti a risuonar.
Ed ecco che già sento
Poetico furore,
Che il capo investe e il cuore,
36E un’inno mi rapì;
Onde dell’alma Trento
S’alzi la gloria all’etra
Al suon della mia cetra
40In questo lieto dì. —
Cavaronsi le pietre
Mercè il gentile dono
Di quel che regge il trono
44Con zelo e con amor.
Cui per lodar più cetre
D’uopo d’aver saria,
Degna non è la mia
48Di sì sublime onor.
Tutta di pietra fina
E la grandiosa mole,
In cui si specchia il sole,
52Quando nel cielo appar.
D’intorno a lei cammina
Catena tra l’incastri
Di sedici pilastri
56Con pompa singolar.
L’ampiezza della pianta
A proporzion si estende
E il numero comprende
60Di trentasette piè.
Tutta la mole vanta
In alto piedi trenta;
Da questo s’argomenta
64Quanto grandiosa è in se.
Su tre gradini alzata
Vasca nel mezzo appare,
Ampia ed ottangolare
68Di piedi ventitre.
L’acqua raccor bramata
Da quattro conche belle
Possono le zitelle,
72Ma non lavarsi ’l piè.
I Satiri sul dorso
Di quattro bei cavalli
Sui loro piedistalli
76Fanno pur bel veder;
I quali a pieno sorso
Ingoian l’acqua in tazze
E par che si sollazze
80Ciascun di lor a ber.
D’un pezzo intero e bello
Un piedistal s’innalza,
Che lo stupore incalza,
84Mentre sì grande egli è.
Sugli angoli di quello
Due bamboli e sirene
Con lor fattezze amene
88Tirano l’occhio a se.
La conca posta in alto
Fatta d’un solo pezzo
Di piedi dieci prezzo,
92E paragon non ha;
E vago fa risalto
Mirate a parte a parte,
Che la natura e l’arte
96Qui gareggiando và.
Nettuno in statua augusta,
Che posto sulla cima
Al cielo si sublima,
100Sì maestoso appar;
Che anco l’età vetusta
Saria costretta, il bello
Disegno del scalpello
104Con gaudio ad ammirar.
L’obliqua positura
Mi sembra misteriosa,
Chè ad innalzar non osa
108Gli occhi e la fronte in giù.
Quale sia ciò figura,
Lascio che ogniun la pensi,
Chè a me già non conviensi
112Ad ispiegar di più.
Porta corona in testa,
Ma mostra in volto affanno,
E tre Delfini stanno
116Con bocca aperta ai piè.
Nuovo qui pur si desta
Pensier, che ha molti sensi,
Lascio, che ogniun vi pensi,
120Tengo il pensiero in me.
Il fonte è in marmo rosso,
Le statue in pietra bianca,
Fatte che nulla manca
124A quanto l’arte val.
Tutto spiegar non posso;
Chi quelle bene addocchia;
Il cancro, la ranocchia
128Vi scopre al natural.
Son diciassette spine,
Che in varia vaga foggia
Mandano dolce pioggia
132La sete a ristorar.
Ma in questo bel confine,
Se mal non indovino,
Più volentieri il vino
136Si vede tracannar.
Sortendo fuor da un Monte
Pel tratto di tre miglia,1
L’acqua il suo corso piglia
140Verso della città;
Giunta in canale al ponte,
Limpida, fresca e sana
In piazza la Fontana
144A fecondar s’en và. —
Or sciami ognun: Evviva
Quel che inventò l’Impresa
Sebben con grande spesa,
148Con gloria ancor maggior.
Chè il Passagger che arriva
Non guarda la ricchezza
Della città, ma apprezza
152L’opre di gran splendor.
Magnificenza è quella
Che in opre memorande
Apporta nome grande
156Ai regni e alle Città.
E questa è l’opra bella,
Per cui la Patria mia
Sempre gloriosa fia
160Nella futura età.
E ciò con altrettanti
Pregi, che quivi mira
E con piacere ammira
164Il nobil Pellegrin.
In fine ognun decanti
Quest’almo Magistrato,
Che con applauso ha dato
168Alla bell’opra il fin.
Se alcun poi dice questo:
Che lunga fu l’Impresa,
A pronta sua difesa
172Risponder si potrà:
Che Apelle ancor richiesto,
Perchè pingea sì lento,
Disse con fondamento:
176Pingo all’eternità. —
Compiuta è alfin; rimbomba
Di strepitoso Evviva
Dell’Adige la riva,
180La Valle e il colle ancor.
Or Fama con sua tromba
Porti la nuova intorno
Sin dove nasce il giorno,
184Sin dove il giorno muor.
E tu, canzone, vola
Verso il soggetto degno,
Che il nobile disegno
188Con franca man formò.
Con esso ti consola,
Chè con profondo ingegno
L’acque ridusse a segno
192E la gran mole alzò,
E dilli, ancor che incida
Sue glorie a far più conte
Il Nome suo sul fonte
196A suo perenne onor.
Và lieta e non diffida,
Ti raccorrà ridente
Che eguale all’ampia mente
200Vanta nel seno il cuor. —
Note
- ↑ La Fontana della Piazza del Duomo all’epoca della sua costruzione veniva alimentata coll’acqua d’una sorgente, scaturiente in adiacenza alla sponda destra del torrente Vella, 800 m. circa sopra il così detto Majaro.
Dopo 15 anni essendo scomparsa questa sorgente venne utilizzata un’acqua di S. Doná, a settentrione del ponte Cornicchio; ma siccome poi per le materie tovine che essa conteneva, venivano imbrattati i condotti e le statue, così nel 1873, fu introdotta l’acqua del torrente Fersina, che anche al presente vi zampilla.