Capitolo XXXII

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XXXI XXXIII
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CAPITOLO XXXII.

Della superbia appropriata al falcone.

Superbia, ch’è contrario vizio della virtù dell’umiltà, secondo Aristotile, si è a volere essere e parere sopra gli altri. Ed è superbia di molte ragioni: cioè superbia d’alterezza, che è a volersi sempre mettere innanzi a ciascuno: anche è superbia di signoria, che è a volere sempre signoreggiare gli altri: anche è superbia di mattezza, che è presumere di fare quello che non può: e si è superbia di disconoscenza, cioè a volere più stato che non si conviene, credendo che a lui si convenga ogni cosa: e si è superbia di giattanza, cioè a non fare onore altrui, ma tutti dispregiare. Della superbia generalmente discendono tre cose: la prima, si è a non fare riverenza a’ maggiori di sè: la seconda si è inobbedienza, cioè a non ubbidire [p. 89 modifica]colui che ha alcuna podestà sopra di lui: la terza si è ingratitudine, cioè a non volere essere conoscente de’ beneficj ricevuti; e questo si è per il vizio della superbia. E puossi assimigliare il vizio della superbia al falcone, che vuole sempre mostrare di signoreggiare gli uccelli: e s’è già trovato degli falconi che hanno avuto ardire di volere uccidere l’aquila, ch’è donna e reina di tutti gli uccelli. E là dove il falcone fa nido, batte tutta la riviera d’attorno, e mai non lascia usare ivi alcuno uccello che viva di rapina, per volere essere signore della riviera. Salomone dice: Tre generazioni di gente sono che non s’amano: il povero superbo, il ricco bugiardo, e il vecchio lussurioso. Anche dice: È sempre quistione fra gli superbi. Santo Bernardo dice: Egli è gran maraviglia de’ superbi, che non possono abitare in terra colle persone, nè possono volare in cielo; dunque rimangono alla fiamma del fuoco che durerà. Plato dice: Superbia si è vizio che corrompe le persone; e chi va più innanzi, meno lo conosce. Jesus Sirac dice: La superbia è cominciamento di tutti i mali. Ancora dice: Gli piati e le guerre menomano l’avere; e la superbia si disfà le case ricchissime. E di ciò sono tre ragioni: la prima, perchè fu lo primo peccato: la seconda, perchè non è cosa al mondo che sia in dispiacere a Dio, che la superbia non la cresca: la terza, che da lei nascono tutti gli altri peccati. E da superbia a vanagloria si è grande differenza: superbia si è a credersi valere più che gli altri nell’animo suo; e vanagloria si è a [p. 90 modifica]mostrarlo di fuori, e volere essere laudato: superbia si è dentro, vanagloria si è fuori. Giobbe dice: Se la superbia andasse insino a’ nugoli, e toccasse il cielo, alla fine tornerebbe in terra. Isidoro dice: Siccome la superbia è sommità di tutti i mali; e così è ruina di tutte le virtù. Del vizio della irriverenza, ch’è segno di superbia e di matteria, Giovenale dice: Cogli asini si dee accompagnare chi non ha riverenza in sè. Santo Agostino dice: Più è da temere la inubbidienza che la morte. Salomone dice: Chi non ubbidisce il padre e la madre, sarà sventurato. Santo Agostino dice: Di tutte le criature del mondo non sono altro che tre disubbidienti a Dio, cioè l’uomo e la femmina e ’l diavolo. Seneca dice: A ricevere il servigio altrui si è vedere la sua libertà. Ancora dice: Tra’ vizj nessune è maggiore della ingratitudine. Socrate dice: Chi non conosce gli beneficj che gli sono fatti, gli suoi beni non aranno accrescimento. Salomone dice: Nessuna cosa invecchia così appresso alle cattive persone, come sono i servigj. Ancora: Chi rende il male per bene, il male non si partirà dalla sua casa. Plato dice: Sei cose fanno perdere il servigio che l’uomo fa: farsi pregare troppo, tardarlo, farlo con tristo volto, e mormorando e usando villane parole, pentirsi del servigio e rimproverarlo. Nel Vecchio Testamento si legge della superbia, che avendo Iddio formato Lucifero il più bello, e il maggiore angiolo del paradiso, egli si insuperbì, sicchè egli pensò di contrastare a Dio, e di tòrgli la signoria. E [p. 91 modifica]veggendo Iddio ciò, si mandò Santo Michele, e fecelo cacciare del cielo con tutti gli suoi seguaci; e però del più bello divenne il più rustico, e di più nobile stato in maggiore miseria; e però si dice che superbia fu il primo male.