Capitolo VI

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CAPITOLO VI.

Del vizio della tristizia e della morte di Alessandro.

Della tristizia si legge che quando il re Alessandro fu morto, i suoi Baroni lo missono in una cassa d’oro, e portandolo a sotterrare, gli filosofi [p. 29 modifica]venendogli dietro cominciarono a piangere di lui. Quirico disse: Questi è quegli che signoreggiava il mondo dal Levante al Ponente, e ora si contiene in due passi di terra. Barbelico disse: Alessandro potea dire che nessuno s’attentava di parlargli dinanzi; e ora che non è, ciascuno ardisce di favellare. Dalfino disse: Quegli che non vedeano Alessandro, aveano tema di lui; ora quegli che ’l veggono, noi temono niente. Altimanno disse: Alessandro signoreggiava gli uomini, ora è signoreggiato da loro. Pesamo disse: Nessuna cosa durò mai incontro Alessandro, e egli non è possuto durare contro alla morte. Argido disse: Oh potentissimo, come se’ tu giunto! Drusiano disse: Oh morte scura e dolorosa! oh morte spietata, onde ti venne tanto ardire di contrastare a colui a cui il mondo non potè contrastare? Berbinico disse: Oh senno scurato! oh giustizia abbassata! oh lealtà perduta! oh cortesia discacciata! oh larghezza disparita! oh prodezza infangata! oh gentilezza distrutta! che farà oggimai la provincia da che è morto lo re Alessandro? Dunque chi non piange ora de’ piangere. Allora cominciò tutta la gente a piangere, e fece il maggior corrotto che mai fosse udito.