Fior di Sardegna/Capitolo IV
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IV.
Arrivati a X***, rimasero almeno una settimana in casa di don Salvatore, sinchè la palazzina non fu posta in ordine. — La famiglia di don Salvatore era il vero tipo della famiglia sarda benestante.
In paese passava per aristocratica, ma figuratevi voi che razza di aristocrazia fosse. Lui, don Salvatore, un bell’uomo sui trentacinque anni, aveva fatte tutte le scuole di X***, e con la sua energica volontà, benchè fosse poco istruito, aveva immensamente allargato l’avito patrimonio, talchè ora contava fra i primari possidenti dei dintorni. Come dicemmo, la sua istruzione era assai limitata; don Salvatore non aveva mai avuto il tempo d’istruirsi; però i suoi affari sapeva ben farli; e nessuno poteva vantarsi di averlo una volta almeno burlato, oh no! In società, don Salvatore si permetteva di chiacchierare di politica, anzi su tal proposito aveva idee un po’... codine, forse perchè leggeva costantemente l’«Unità Cattolica» ogni volta che andava a visitare prete Giovanni suo antico maestro di scuola; — al caffè faceva la sua brava partita di carte ogni domenica sera; — nei lunghi crepuscoli estivi passeggiava ei pure nella passeggiata di X*** insieme agli altri, parlando del più e del meno, ben vestito e anche relativamente elegante nella sua qualità di cavaliere campagnuolo; — ma, del resto, egli la vita la viveva in campagna, nei suoi possessi ben coltivati, fra il pensiero di una buona raccolta e il pensiero di una nuova compra di terreni per accrescere sempre più la fortuna delle sue tre figlioline.
Donna Margherita, la moglie, ai suoi tempi, cioè dieci o dodici anni prima, passava per una fra le più belle fanciulle di X***; conservava ancora una sfumatura della sua antica bellezza, negli occhi neri e profondi e nel profilo fino ma non poteva più dirsi bella donna. Continue malattie l’avevano resa magra, stecchita, con i capelli bianchi e la pelle diafana, nivea, però increspata assai sui viso e qua e là chiazzata di leggiere macchie livide. Pareva vecchia di molto, mentre contava un trentacinque anni come il marito, vecchia in tutto, nel parlare sommesso e quasi tremulo, nell’abito all’antica sempre oscuro. In casa indossava gonne e bluse di «cretonne» a righe nere e di qualche altra tinta cupa, il grembiule ampio un po’ più chiaro, e il capo coperto da un fazzoletto di seta nera con una striscia viola; per fuori la teletta di donna Margherita si componeva di una sottana di tibet nero, la giacchetta lunga orlata da righe di felpa, tutto nero, e su lo sciallo a fondo nero con uno stretto bordo ranciato, a fiorami e rabeschi bizantini dei colori della… rana! I guanti però non mancavano mai a donna Margherita, e le scarpe verniciate ed anche il ventaglio in estate, ma non più oltre, mai più!… Se tutte le donne avessero apprezzato e seguito la moda come donna Margherita, addio sete, colori e novità!… Ella vestiva come aveva vestito sua madre, sua nonna, le ave sue tutte, tutte le sue vecchie parenti; sperava di vestire come lei le sue figlie e le sue nipoti; ma non crediate che perciò essa vilipendesse le eleganti signore di X***, no, essa disprezzava la moda con tutte le sue follìe, però rispettava le opinioni altrui e lasciava che ognuno si vestisse a suo piacere, cosa che del resto non avrebbe potuto impedire, pare a me. Del resto usciva pochissimo, tutta casa e famiglia; e mentre don Salvatore pensava sempre ad accrescere il patrimonio delle sue figliuoline, donna Margherita non pensava che a farle crescere virtuose, impartendo loro la più stretta e rigorosa morale.
L’unico rimorso di donna Margherita era quello di non aver mai imparato a leggere e scrivere; non perchè le avanzasse del tempo e pensasse di ucciderlo con la lettura, oh, no, ma perchè non poteva esaminare i libri e i quaderni di scuola delle figlie; perchè da ciò proveniva l'unica e terribile umiliazione che sola aveva ricevuto in vita sua e di cui non poteva scordarsi. — Dodici anni prima, al tempo in cui, sposa novella ancora, sfoggiava il primo ed ultimo vestito chiaro indossato in sua vita, senza l’eterno sciallo in capo, le avevano detto ch’era quasi un’indecenza andar in chiesa senza il libro di preghiere.
— Ma come farò, se non so leggere! — rispose donna Margherita.
— Poco importa, — le si disse, — tu lo aprirai e farai mostra di leggere in esso mentre dirai a mente le tue preghiere.
Lei, si chiamava stupida ogni volta che lo ricordava, fece così..., e alla prima occasione una vecchia signorina che le conservava un astio profondo perchè don Salvatore non aveva sposato lei dopo averle fatto un anno di corte, le si avvicinò nel banco di chiesa, guardò sul suo libro, poi le disse a voce alta, quasi ridendo:
— Margherì, perchè leggi al rovescio?
Questa novella si diffuse lenta, serpeggiando, per tutta la chiesa ingombra di folla; tutti gli sguardi si volsero ad uno ad uno verso la povera sposa, e i giovinotti là in fondo, gli studenti e gli impiegati, scettici, miscredenti al punto di chiacchierare durante la messa e di non chinar il capo all’Elevazione, ne fecero le più saporite e allegre risatine sotto i baffi, e, quel ch’è peggio, sotto le vôlte della chiesa! Poi uscì fuori, la curiosa novella, si sparse dappertutto, tanto che don Salvatore, un sabato notte, nell’andar a letto, disse a sua moglie:
— Dì, Margherì, domani, non portarlo più alla messa il libro di preghiere! — Che colpo, che colpo per la povera damina! Ne pianse per una settimana, e sempre, sempre, non ostante gli anni e la morte della zitellona sua nemica, quel ricordo le rimase in cuore come un tarlo, gettando un riflesso di ira, di umiliazione nella sua anima, per natura assai calma e proclive al perdono e alla pace.
Sì, era un’anima buona e tranquilla quella di donna Margherita; il soffio delle passioni ardenti, delle speranze pazze, dei sogni infocati, dei volubili amori che ora dilaniano l’anima di quasi tutte le donne, non aveva sfiorato la sua vita morale, nè scossa la fede serena della sua mente purissima: da fanciulla, mai le parole: «sono infelice; voglio morire!...» che sono e sono sempre state il «credo» delle ragazze da marito; erano state dette da lei; sposa, mai la gelosia, l’ambizione di comparire nel mondo, di dominare il marito, le avevano neppure sfiorato l’anima; madre, la sua unica cura era d'allevar le figlie modeste, pie, oneste e pacifiche come lei. — E ciò era un male. Nella sua santa ignoranza, donna Margherita non sapeva che il mondo cammina e la civiltà progredisce e i sentimenti delle nuove generazioni cambiano; non sapeva che la febbre del sapere, s’insinua dappertutto, che l’ignoranza è la più feconda causa della corruzione, ora. Donna Margherita pretendeva che le piccole sue figlie pregassero sempre, e sempre ringraziassero Dio dei beni ricevuti, senza pensare mai, mai e mai alle cause che spingono lo stesso Dio a darci un bene e cento mali, — e le piccine pregavano, pregavano per obbedirla, ma a fior di labbro, e già nell’anima intelligente della più grandetta fremevano strani sintomi di ribellione: che? ella aveva interrogate tutte le sue compagne di scuola e tutte le avevano risposto che le loro mamme la preghiera la facevano dire loro solo alla mattina e alla sera, ringraziando Dio dei beni ricevuti, ma pregandolo anche di preservarle dalla sventura. Dunque quel Dio, a cui bastavano due sole preghiere al dì, era diverso dal suo che ne pretendeva tante... dunque era più buono. Ah, essa il Dio fattole conoscere da sua madre lo temeva, ma non lo amava come le sue compagne amavano il loro! — Donna Margherita vestiva alla sua maniera le figlioline; abitini oscuri fuori di moda, severi, credendo di inspirare in loro la modestia, la noncuranza del mondo; e loro, invece, e tutte questa volta, vestivano così per forza, ma invece della modestia covavano in core l’invidia per le altre tutte vestite in colori chiari, chi più chi meno alla moda; e invece del disprezzo del mondo, s’infiltrava lenta nelle loro piccole anime la febbre inconscia del lusso, della supremazia su tutte, sì, anche ciò perchè erano forse le più ricche fra tutte e loro lo sapevano... come?... perbacco! perchè la loro madre diceva sovente: — Siete ricche, ringraziate Dio per ciò e procurate di rendere ricca di virtù anche l’anima vostra!...
Così è! Donna Margherita era una buona e santa donna, ma le mancava una virtù per essere una buona madre di famiglia; un po’ d’istruzione! Essa dava a suo modo una severa educazione alle figlie, e le figlie crescevano meno pietose, meno tranquille delle altre, e lei, che è il più strano, non poteva accorgersene! Amava più di qualunque madre le sue creature e appunto per ciò le voleva più buone, più care di tutte le altre; ma con la sua severità, con la ferrea educazione che pretendeva loro imporre, come il suo Dio, si faceva temere e non amare dalle piccine, che non osavano guardarla negli occhi, lei si mite e umile con tutti, che tremavano allorchè avevano da chiederle il permesso di andare a visitare qualche piccola amica.
No, non uscivano quasi mai, non andavano che alla scuola e in chiesa; eppure anelavano di correre pei prati, di passeggiare in città come signorine, sognavano di passare le domeniche con le compagne di scuola, sparlando dei compiti e dei punti delle assenti; — la mamma non permetteva loro che i libriccini della Società per la diffusione gratuita dei buoni libri, e le immagini benedette; ma esse in iscuola frugavano febbrilmente nei bei libri di fiabe, nei giornali per bambini delle compagne, e sognavano i figurini belli della moda, le grandi immagini colorate in cui vi sono dipinti altro che santi! E donna Margherita non ne sapeva nulla! essa non riceveva alcuna confidenza dalle piccine, i cui desiderii restavano repressi in fondo al cuore e però crescevano spaventosamente. Se avesse saputo i precoci strani sentimenti delle sue figlie, si sarebbe turbata assai, come mai in vita sua; avrebbe gridato la croce alla scuola, all’istruzione, ai tempi, senza accorgersi che la colpa era in lei, che non sapeva adattarsi a questi ultimi, ma essa non li sapeva, perchè non sapeva appunto che i tempi erano cambiati e credeva che tutto il mondo camminasse ancora sulle orme antiche. — Ma non crediate che Maura, Speranza e Pasqua, così si chiamavano le bambine, fossero delle monelle per ciò. No, erano solo troppo intelligenti e vive per potersi adattare al sistema di donna Margherita; tanto intelligenti, che in iscuola, sempre prime, sentivano sovente fioccarsi una lode, per loro incomprensibile, dalle maestre: — Eh, si vede che siete nipoti di don Sebastiano Mannu!