Filocolo (Magheri, 1829)/Avvertimento

Avvertimento

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Libro I
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AVVERTIMENTO


Il Filocolo è la prima opera che ancora giovane compose Giovanni Boccaccio, e in questa più che in qualunque altra appare quella facilità d’inventare e descrivere avvenimenti, che poi sviluppò completamente quando dettò la sua maggior opera. Se il Filocolo scarseggia di vivacità nello stile, se abbonda di prolisse digressioni, e se non ha tutta l’importanza e la condotta che suole oggi desiderarsi in opere di questo genere, non è al certo da disprezzarsi come molti hanno fatto, sentenziando esser questa un’opera da non potersi leggere senza sacrifizio di tempo. Questa falsa opinione intorno al merito del Filocolo era consolidata dal cattivo sistema con cui fu pubblicato nelle due edizioni che erano considerate le migliori e più corrette, cioè quella dei Giunti del 1594, e la ristampa di questa con la data di Firenze del 1723, nelle quali oltre l’incomodo che aveva il comune dei lettori nell’antica ortografia, trovava così lunga e noiosa la disposizione della materia, che essendo stati tolti capricciosamente i frequenti capiversi, di ogni libro se n’era fatto un solo discorso, il che doveva naturalmente svogliare la maggior parte degli studiosi dalla lettura di esso. Si aggiunga inoltre che non è raro trovare dei critici indiscreti i quali [p. vi modifica]per sola prevenzione sfavorevole, o per far mostra d’ingegno e di buon gusto, si danno a spargere il discredito intorno ad opere delle quali non ne conoscono che il titolo, e contentandosi di vaghe e facili accuse, e senza nè pure dar cenno di averne combinato un’analisi, son causa potentissima d’indurre in errore molte persone, alle quali sarebbe molto giovato se quelle critiche non fossero mai state fatte. Non v’è cosa più facile che spargere il biasimo e la lode sopra le opere d’ingegno e di mano, ma io credo difficilissimo il farlo bene, e proprio di pochi ingegni rarissimi . Io consiglio il lettore a sospettare delle critiche state fatte al Filocolo, e son certo che la lettura di esso gli farà concepire ben altra idea della prima opera del Certaldese . Si è sempre esaltato a cielo la bellezza e la purezza della lingua del Decamerone, ma io sono di fermo parere che il Filocolo porge degli esempi di uno stile facile e naturale che non mi rammento di aver letto nel Decamerone, il cui periodo è stato riconosciuto concordemente vizioso , in ciò che riguarda la disposizione di esso.

Molte e frequenti sono state le correzioni che una lunga diligenza mi ha suggerito per l’emendazione del Filocolo, e per la maggior parte di molta entità la cui enumerazione sarebbe un lavoro troppo lungo, e che io credo inutile. Chiunque abbia la volontà di conoscere quanta differenza corra dalla presente alle antiche edizioni, non deve che istituirne un confronto di poche pagine, in qualunque parte dell’opera, che son certo che troverà materia onde dolersi che per tanto tempo andasse deturpata quest’opera pregevolissima . E ciò che deve maggiormente recare stupore [p. vii modifica]sì è, che non è da attribuirsi tutta la colpa degli errori alle antiche copie a penna dalle quali l’editore del 1594 trasse l’edizione che fa testo, ma anzi per la maggior parte le alterazioni contro la mente dell’autore sono state procurate a bella posta dall’editore medesimo, indotto in errore dalla poca esperienza nel leggere i manoscritti, e più spesso da un falso sistema di ridurre le cose secondo la propria volontà.

Due sono i manoscritti che mi hanno guidato all’emendazione del Filocolo, ambedue riccardiani. Il primo che ho trovato costantemente di buonissima lezione è segnato del N. 1062, di scrittura della metà del secolo XV, scritto a due colonne, con carattere assai chiaro e uniforme, ed ha le iniziali rosse e turchine. È formato di pagine duecentocinquantasei in quarto grande. Nel principio non ha nessun titolo, ma in fine si legge. Finito libro sit laus e gloria Christe. Fatto fine pia laudetur Virgo Maria. Oc opus explevi tempore credo brevi. Qui dedit expleri det nobis gaudia cieli. Amen. L’altro codice segnato del N. 1022 è di assai minor pregio del suindicato, ed è in foglio grande scritto a due colonne, con gli argomenti e le iniziali in rosso. Il carattere è mal formato, ma tutto dell’istessa mano, e sembra scrittura del principio del secolo XV. In principio si legge: Comincia Illibro chiamato Filocolo etc. e in fine: Finito ilibro del Filocolo conpilato e fatto per Messere Giovanni Bochaccio da Certaldo poeta fiorentino. Deo Gratias Amen. Più sotto dello stesso carattere del codice: Questo libro è del Nero di Filippo del Nero nominato Filocolo. [p. viii modifica]

DI qualche utilità mi sono state due edizioni del Filocolo del Secolo XV., la prima e migliore eseguita in Milano nel 1476 per Domenico da Vespola, e la seconda in Venezia nel 1488 per Pellegrino Pasquale da Bologna, ambedue stampate a doppia colonna in foglio. Il testo di queste antiche e rare edizioni è assai buono, ed è chiaro che sono esatte copie di più antichi manoscritti, nè vi s’incontrano quelle capricciose emendazioni le quali deturpano L’edizione giuntina del 1594, e le ristampe modellate su la medesima.