Libro quarto - Capitolo 87
Taciti e pieni di maraviglia per le udite cose si stavano costoro, né alcuno rispondea alcuna parola, quando Dario rincominciò: - Signori, io non discerno qui se non tre vie, delle quali l’una ci conviene pigliare, e mancandoci queste, niuna altra ce ne so pensare. Le quali tre, queste sono esse: o per prieghi riaverla dall’amiraglio, o per forza rapirla della torre, o con ingegno acquistare l’amicizia del castellano, la quale avendo, non dubito che a fine si verria del vostro intendimento. Ciascuna di queste mi pare fortissima a poterne venire a fine, però che se noi ne vogliamo l’amiraglio pregare, questo mi pare che saria un gittare le parole al vento: e la cagione è ch’egli sopra tutti i suoi tesori la tiene cara, e io gli udii dire che a niuna persona del mondo, fuori che al Soldano, la doneria, per dovere ricevere un altro regno simile a quello che possiede. Per che io dubito che i nostri prieghi ne’ quali il nostro intendimento gli si scoprisse, nol movessero più tosto ad averci sospetti, e a donarci essilio etterno de’ suoi regni, che a farci grazia: e però questa via mi pare al presente da lasciare, con ciò sia cosa che ad essa possiamo ultimamente ricorrere. Il volere la torre assalire, e per forza trarne quella, per ogni cagione saria follia, però ch’ella è da sé forte, e appresso è ben guardata, e avanti che combattuta o presa fosse, tutto il suo regno ci poria essere corso, e, non che noi, ma innumerabile quantità di cavalieri pigliare e mettere in rotta potrebbono, e così con danno rimarremmo disperati e forse uccisi. Ma di queste altre mi pare il migliore con ingegno l’amicizia del castellano pigliare, però che al prendere quella non ci può aver pericolo, e forse, presa, potrà giovare, se saviamente con lui si procede. La quale in questo modo si potrà acquistare: egli è vecchio, superbissimo e avaro, e sopra tutte le cose del mondo si diletta di giucare a scacchi e vincere: però prendere con lui parole, e umilemente i suoi pareri concedergli, e appresso donandogli alcuna volta di belle gioie, e giucando con lui, gli porria l’uomo divenire amico: la quale amistà quando fosse presa, nuovo consiglio si converria avere a lui recare al nostro piacere. Questo modo mi piacerebbe, e questo mi pare da tenere, e per questo spero che ’l nostro intendimento verrà ad effetto, ma tuttavia vi ricordo che copertamente procediate a questo, però che se egli, o altri che a lui il ridicesse, s’avedesse che a questo fine la sua amicizia si cercasse, nulla saria d’averla mai; poi quando amico sarà, fia più sicuro lo scoprirsi a lui solamente. Io mi credo, di ciò ch’io v’ho parlato, avere ben detto, e chiaro il mio parere. Voi siete savi, e se bene avete notate le parole mie, voi potete bene aver compreso ciò che qui bisogna di fare, così com’io che vi consiglio: e però se migliore via ci conoscete, sia per non detto quello che io ho consigliato, e seguiamo quella -. Tacquesi allora Dario, e Ascalion e Bellisano vi dissero molte parole, ma ultimamente a tutti e a Filocolo parve il migliore di seguire ciò che Dario avea consigliato: e fra loro deliberarono che Filocolo fosse colui che l’amistà di Sadoc dovesse pigliare, il quale si vantò di farlo bene e compiutamente.