Libro quarto - Capitolo 86
"Nella più infima parte della torre, copiosa di graziosi luoghi ad abitare, non può alcuna persona che di sopra sia discendere, né alcuna che di sotto sia salire di sopra sanza piacere dell’amiraglio, com’io vi dissi. Quivi abita uno arabo, da cui la torre è chiamata la Torre dell’Arabo, e egli è chiamato castellano di quella, e per propio nome Sadoc, e ha a pensare di tutte quelle cose che alle pulcelle sieno necessarie, e quelle dare loro. Appresso ha molti sergenti, co’ quali il giorno questa torre d’ogni parte guarda: né alcuno uomo, non che a quella, ma ancora in un grandissimo prato ch’è davanti ad essa, sostiene che s’appropinqui, e quale presumesse d’appressarvisi sanza il piacer di lui, o morte o gravissimo danno e pericolo ne gli seguiria: ma come il giorno si chiude, tutto quel prato pieno d’uomini con archi e con saette potreste vedere guardando la torre dintorno. E ’l castellano, e’ suoi sergenti, e qualunque altro v’ha alcuno uficio, tutti eunuchi sono: e questo ha l’amiraglio voluto, acciò che alcuno non pensasse di fare quello ch’egli sta per guardare ch’altri non faccia; e questa guardia né giorno né notte falla già mai. Vedete omai che consiglio o che aiuto qui si puote porgere! Ma non per tanto veggiamo le vie che ci sono o potrebbono essere, e quella che meno rea ci pare, se alcuna ce n’ha, per quella procediamo -.