Libro quarto - Capitolo 66
Rispose a costui la reina: - Voi ne rispondete in parte come se degli etterni beni ragionassimo, per li quali acquistare non è dubbio che ogni affanno se ne dee prendere, e ogni mondano bene e diletto lasciare: ma noi al presente non parliamo di quelli, ma de’ mondani diletti e delle mondane noie quistioniamo; a che noi rispondiamo, come prima dicemmo, che ogni mondano diletto si dee più tosto prendere che mondana noia ne segua, anzi che mondana noia per mondano diletto aspettare, però che chi tempo ha e tempo aspetta, tempo perde. Concede la fortuna con varii mutamenti i suoi beni, i quali più tosto sono da pigliare quando li dona, che volere affannare per dopo l’affanno averli. Ma se la sua ruota stesse ferma, infino che l’uomo avesse affannato, per non dovere più affannare, diciamo che si poria consentire di pigliare prima l’affanno: ma chi è certo che dopo il male non possa così seguire peggio, come il bene che s’aspetta? I tempi insieme con le mondane cose sono transitorii. Prendendo la vecchia, prima che l’anno compia, il quale non parrà che mai venga meno, potrà la giovane morire, o i fratelli di lei pentersi, o essere donata altrui, o forse rapita, e così dopo male, peggio seguirà al prenditore; ma se la giovane fia presa, avranne il prenditore primieramente il suo disio tanto tempo da lui disiderato, né ne gli seguirà però quella noia che voi dite che nel pensiero ne gli dee seguire: però che il dovere morire è infallibile, ma il giacere con una vecchia fia accidente da potere con molti rimedii da uomo savio cessare. E le mondane cose sono da essere prese da’ discreti con questa legge, che alcuno mentre le tiene le goda, disponendosi con liberale animo a renderle overo lasciarle, quando richieste saranno. Chi affanna per riposare, manifesto essemplo ne porge che riposo sanza quello avere non puote, e poi che egli prende l’affanno per avere il riposo, quanto più è da presumere che se il riposo gli fosse presto come l’affanno, ch’egli più tosto quello che questo prenderebbe? E non è da credere che se Leandro avesse potuto avere Ero sanza passare il tempestoso braccio di mare dov’egli poi perì, ch’egli non l’avesse più tosto presa che notato? Convengonsi le cose della fortuna pigliare quando sono donate. Niuno sì picciolo dono è che migliore non sia che una grande impromessa: prendansi alle future cose rimedii, e le presenti secondo la loro qualità si governino. Naturale cosa è di dovere più tosto il bene che il male pigliare, quando igualmente concorrono: e chi fa il contrario, non naturale ragione ma sua follia segue. Ben confessiamo però che dopo l’affanno è più grazioso il riposo che prima, e meglio conosciuto, ma non che sia più tosto da pigliare. Possibile è agli uomini folli e a’ savi usare i consigli e de’ folli e de’ savi, secondo il loro parere, ma però la infallibile verità non si muta, la quale ci lascia vedere che più tosto la bella e giovane donna, che la vecchia e laida, sia da prendere da colui a cui tale partito donato fosse -.