Libro quarto - Capitolo 129
Biancifiore, piena di paura e di vergogna e di dolore incomparabile, piangea, e i suoi occhi né più né meno faceano che fare suole il pregno aere, quando Febo nella fine del suo Leone dimora, che, porgendone acqua di più basso luogo, con più ampia gocciola bagna la terra: l’una lagrima non attendea l’altra. Ella avea il suo viso e ’l dilicato petto tutto bagnato, e simile quello di Filocolo, sopra ’l quale gli occhi, che non ardivano di riguardare in parte dove riguardati fossero, tenea. Essa tal volta, sentendo per li legami aspra doglia, alzava gli occhi, rimirando nel viso Filocolo, per vedere se a lui, come a lei, doleva, disiderando d’avere più di lui che di sé compassione, e vedendolo solamente sanza lagrime turbato, si maravigliava, e non meno le piacea vederlo, ben che in mortale pericolo si vedesse, che piaciuto le fosse qualora più lieti mai si videro. Ma pensando che brieve tale diletto convenia essere per la sopravegnente morte, mossa da compassione debita, così fra sé cominciò a dire: