Figliuol di Dio, quanto ben avre' avuto
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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti (Cecco Angiolieri)
XXXIV
Per quanto la donna ostenti indifferenza, non dispera d’intenerirla.
Figliuol di Dio, quanto ben avrò* avuto,
se la mia donna m’avesse degnato
di volermi per schiavo ricomprato,
4come colui, ch’a lo port’è venduto!
Me dolente, a le cu’ man son caduto!
ch’oggi giurò sii ne l’altar sagrato
che, s’ella mi vedesse strascinato,
8non dicerebbe: — Che è quello issutor —
M’Amor ne sie con le’, s’elli ’l può fare;
ché ma’ questa speranza non mi tolle,
11che ’l canto non mi torni ’n sufolare.
S’ella m’odiasse quanto Siena Colle,
si mi pur credo tanto umiliare,
14che ’l su’ cor duro ver’ del mi’ fi’ molle.