Figliuol di Dio, quanto ben avre' avuto

Cecco Angiolieri

Aldo Francesco Massera XIII secolo Indice:Prati, Giovanni – Poesie varie, Vol. II, 1916 – BEIC 1901920.djvu sonetti Figliuol di Dio, quanto ben avre' avuto Intestazione 23 luglio 2020 25% Da definire

Se tutta l'acqua balsamo tornasse I' ho sí gran paura di fallare
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti (Cecco Angiolieri)
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XXXIV

Per quanto la donna ostenti indifferenza, non dispera d’intenerirla.

Figliuol di Dio, quanto ben avrò* avuto,
se la mia donna m’avesse degnato
di volermi per schiavo ricomprato,
4come colui, ch’a lo port’è venduto!
Me dolente, a le cu’ man son caduto!
ch’oggi giurò sii ne l’altar sagrato
che, s’ella mi vedesse strascinato,
8non dicerebbe: — Che è quello issutor —
M’Amor ne sie con le’, s’elli ’l può fare;
ché ma’ questa speranza non mi tolle,
11che ’l canto non mi torni ’n sufolare.
S’ella m’odiasse quanto Siena Colle,
si mi pur credo tanto umiliare,
14che ’l su’ cor duro ver’ del mi’ fi’ molle.