Favole scelte dalla raccolta dei fratelli Grimm/La vita dell'Uomo
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Traduzione dal tedesco di Filippo Paoletti (1875)
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LA VITA DELL’UOMO.
Creato che ebbe Iddio il mondo volle assegnare a tutte le creature la durata della loro vita. Venne l’Asino e chiese: — Signore, quanto tempo debbo vivere?
— Trent’anni, rispose Iddio; ne hai abbastanza?
Ah! Signore, è troppo; riflettete alla mia faticosa vita; dalla mattina sino a notte mi tocca portare pesanti some, trainar sacchi di grano, al mulino affinchè gli uomini possano mangiare il pane, senz’altra ricompensa che calci e bastonate. Deh! toglietemi una parte di questo lungo tempo.
Iddio fu commosso e tolsegli diciott’anni. — L’Asino se ne andò via contento e venne il Cane.
Quanto tempo vuoi tu vivere? gli disse Iddio; per l’Asino trent’anni sono di troppo; ma tu sarai contento.
— Signore, rispose il Cane, è questo il il voler vostro? — Riflettete quanto devo correre e le mie zampe non potranno reggere per sì lungo tempo; presto perderò la voce per abbaiare ed i denti per masticare ed altro non mi rimarrà a fare che rincantucciarmi e ruzzare.
Iddio vide che dicea bene, tolsegli dodici anni. Venne quindi la Scimia.
— Tu certo vivrai volentieri trent’anni, dissele il Signore; non devi lavorare come l’Asino ed il Cane, tu se’ sempre in zurlo.
— Ah! Signore, rispose, così pare ma è ben altramente. A chi è disgraziato gli tempesta nel forno. Di continuo mi tocca fare allegre gherminelle, versacci, smorfie, attucci e mille finzioni ed alla fine, quando mi si getta qualche pomo ed io lo morsecchio, è acerbo. Oh! come troppe volte il riso nasconde il dolore! Trent’anni non posso durare; ed il clemente Iddio gliene tolse dieci.
Finalmente comparve l’Uomo: era sano, robusto, contento; pregó Iddio gli assegnasse gli anni del viver suo.
— Vivrai trent’anni, disse il Signore.
— Oh! com’è poco. Quando mi sono fabbricato una casa, ho acceso il fuoco sul mio focolare; e quando ho piantato gli alberi ed allorchè fanno i fiori ed i frutti e credo goder della vita, mi tocca morire. Deh! prolungate, o Signore, questo tempo.
— Aggiungerò al viver tuo i diciott’anni dell’Asino.
— Non bastano.
— Avrai anche i dodici del Cane.
— È sempre troppo poco;
— Ebbene, ti darò pure i dieci anni della Scimia, di più no e l’Uomo se ne andò, ma ancor non era contento.
Egli vive adunque 70 anni. I primi 30 sono veramente gli anni dell’Uomo, presto trascorrono; è sano, allegro, lavora con piacere e gode della sua vita. Seguono quindi i 18 dell’Asino, ne’ quali è caricato l’un dopo l’altro di grossi pesi; deve portare il grano per nutrire gli altri e spesso calci e bastonate sono la ricompensa delle sue fatiche. Vengono dappoi i 12 del Cane; allora se ne sta in un angolo, dormicchia e più non ha denti per masticare. E quando questo tempo è passato non rimangono che i 10 anni della Scimia. Diventa debole di mente, fa cose sciocche e non di rado è il trastullo dei ragazzi cattivi.