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robusto, contento; pregó Iddio gli assegnasse gli anni del viver suo.

— Vivrai trent’anni, disse il Signore.

— Oh! com’è poco. Quando mi sono fabbricato una casa, ho acceso il fuoco sul mio focolare; e quando ho piantato gli alberi ed allorchè fanno i fiori ed i frutti e credo goder della vita, mi tocca morire. Deh! prolungate, o Signore, questo tempo.

— Aggiungerò al viver tuo i diciott’anni dell’Asino.

— Non bastano.

— Avrai anche i dodici del Cane.

— È sempre troppo poco;

— Ebbene, ti darò pure i dieci anni della Scimia, di più no e l’Uomo se ne andò, ma ancor non era contento.

Egli vive adunque 70 anni. I primi 30 sono veramente gli anni dell’Uomo, presto trascorrono; è sano, allegro, lavora con piacere e gode della sua vita. Seguono quindi i 18 dell’Asino, ne’ quali è caricato l’un dopo l’altro di grossi pesi; deve portare il grano per nutrire gli altri e spesso calci e bastonate sono la ricompensa delle sue fatiche. Vengono dappoi i 12 del Cane; allora se ne sta in un angolo, dormicchia e più non ha denti per masticare. E quando questo tempo è passato non rimangono che i 10 anni della Scimia. Diventa debole di mente, fa cose sciocche e non di rado è il trastullo dei ragazzi cattivi.