Favole scelte dalla raccolta dei fratelli Grimm/La Volpe ed il Gatto
Questo testo è completo. |
Traduzione dal tedesco di Filippo Paoletti (1875)
◄ | I Musici della città di Brema | Il Sarto in paradiso | ► |
LA VOLPE ED IL GATTO.
Avenne un giorno che il Gatto s’imbattè nella Volpe e siccome credeva la fosse prudente ed intelligente e molto nel mondo stimata, così le parlò col massimo rispetto ed amicizia. — Buon giorno, cara comare Volpe, come va, come sta, come se la passa in questi tempi di carestia?
La Volpe piena di superbia lo guardò d’alto in basso senza dargli risposta. Finalmente disse: — Povero leccabarbigi, scimunito, affamato cacciator di topi, che ti frulla pel cervello? E osi chiedermi come va? Che hai imparato, quali arti conosci tu?
— Ne conosco una sola, umilmente rispose il Gatto.
— Sentiamo; quale?
— Ecco; quando dietro mi corrono i cani, so saltar sopra un albero e salvarmi.
— È tutto questo? Povero scioccherello, vedi, io conosco cento arti a perfezione è tengo per di più un sacco di malizie ripieno. Mi fai veramente compassione; vieni meco, t’insegnerò io a salvarti dai cani. Mentre così parlava, sopraggiunge un Cacciatore con quattro bracchi; lesto il Gatto salta sur un albero, s’arrampica in cima dove i rami e le foglie intieramente lo nascondono e grida: Apra il sacco, signora Volpe, apra il sacco. Ma i cani l’aveano di già presa e ferma la teneano colle zampe.
— Ehi! la signora Volpe, si è lasciata prendere colle sue cento arti! Se come me avesse potuto saltar qui, non perderebbe di certo la vita.