Favole di Esopo/Del Sorcio domestico, ed il salvatico
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Del Sorcio domestico, ed il salvatico
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Del Sorcio domestico, ed il salvatico. 114.
I
l Sorcio domestico andò a sollazzo in Villa, ed il Sorcio rustico l’invitò, gli fece una cena, ponendole dinanzi ciò che aveva riposto l’inverno, cosicchè gli fece onore. Il Sorcio domestico spreggiando quella povertà della Villa, lodava l’abbondanza della Città. Tornando menò seco il rustico, acciocchè quella cosa, che diceva glie la facesse veder con effetto, e gli fece un bel pasto, e stando loro a mangiare, udendo la chiave della serratura, ebbero paura, e fuggirono. Il rustico non essendo consueto a questo, appena si potè nascondere. Partito, che fu il Servidore, tornò il domestico a tavola, e chiamava il rustico, il quale per timore spasimava, e disse al domestico, se questo pericolo era spesso; ed esso rispondendo di sì ma che bisognava disprezzarlo; allora il rustico disse. Queste tue vivande hanno più fele, che mele. Io più presto voglio la mia povertà accompagnata con la sicurtà, che queste ricchezze unite con gran sospetto.
Sentenza della favola.
Questa favola c’insegna, che le ricchezze pajono dilettevoli, ma chi guarda bene, hanno in se pericoli, ed amaritudine.