Cesare e Leccardon, cani fratelli,
da una razza venivano di cani
famosi, arditi, valorosi e belli.
Ma caduti per caso nelle mani
di due padroni, l’uno alla foresta
passava i giorni in esercizi sani,
l’altro, che invece tutto il giorno resta
in cucina a mangiar, si sconcia tanto,
che quasi stenta a sollevar la testa.
Leccardone il chiamavano pertanto
(e il nome fu da un guattero trovato),
che sul nome degli avi prese il vanto.
L’altro cane fu Cesare chiamato,
e fu davver coi cervi e coi cinghiali
per entro ai boschi un Cesare dannato.
Per mantener nei figli pregi eguali,
il padrone gli scelse anche una sposa
che per bellezza non avea rivali.
Leccardon si contenta d’ogni cosa
che passa per la strada, e ne deriva
una razza di cani vergognosa,
che le fatiche volentieri schiva,
e si consuma a far girar gli spiedi,
razza villana, che non par che viva.
Non sempre i figli san posar i piedi
sopra l’orme dei padri, ma si oppone
pigrizia, casi e tempi... onde tu vedi
Cesare che diventa Leccardone.