Fatalità (1895)/Nenia materna

Nenia materna

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Sinite parvulos Nell'uragano
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NENIA MATERNA.


Quando, bimba felice, a l’origliere
Desïosa di sonno, io m’affidava,
Curva su l’ago ne le lunghe sere
                    4La madre mia vegliava.

Cantando ella vegliava — era una dolce
Cantilena gentil come di fata,
Donde il fioco ricordo ancor mi molce
                    8Nell’anima turbata.

Nel silenzio vanìan le note lente
Come tremando d’intima dolcezza,
Vanìan per l’ampia oscurità dormente.
                    12Lievi come carezza;

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Ed io.... sognava. — Intorno a la mia culla
Aleggiava di miti angeli un coro,
D’amor parlanti a l’anima fanciulla,
                    16Belli nei nimbi d’oro.


*


Or più non canti. Ma nel verno algente
Cruda miseria strazia, inesorata,
La tua stanca vecchiezza e l’impossente
                    20Mia gioventù spezzata.

Or più non canti, o madre. — Ad una ad una
Svanir le gioie — e pur, calma nei guai,
A l’insulto crudel de la fortuna
                    24Non imprecasti mai;

Ma nel torvo del cor sdegno profondo,
Io lancio ai dardi de la sorte infida,
A l’onta nera, a la miseria, al mondo,
                    28Una superba sfida

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....Pur, quando a la mia fronte austera e smorta
Tacitamente, o madre mia, tu miri,
Come in amare ricordanze assorta,
                    32Poi, timida, sospiri;

Di lontane memorie una dolcezza,
Di battiti segreti un’armonia,
Mi spinge a ricercar la tua carezza
                    36Appassionata e pia.

Ne la penombra dell’ora quïeta.
Sotto il tuo caro sguardo, a te vicina,
Madre, vorrei scordar che son poeta,
                    40E ritornar bambina.

Vorrei sentirle ancor le nenie lente
Che un dì, chinata su tranquilla cuna,
Calma ne l’ampia oscurità dormente,
                    44Fidavi a l’aura bruna:

E ribaciando la tua fronte bianca,
Che tristezza d’amor tutta scolora,
Fra le tue braccia, come bimba stanca,
                    48Addormentarmi ancora.