Facezie (Poggio Bracciolini)/89
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Traduzione dal latino di Anonimo (1884)
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LXXXIX
Scherzo di un Veneziano
che non conobbe il suo cavallo.
Fra molti dotti uomini si parlava una volta della imbecillità e della stoltezza di molti. Antonio Lusco, uomo di grande amenità, raccontò che andando una volta da Roma a Vicenza, ebbe in sua compagnia un Veneziano che, da quel che pareva, non aveva molte volte cavalcato. Egli discese a Siena ad un albergo in cui erano moltissimi altri coi loro cavalli, e alla mattina dopo quando tutti stavano per riprendere il viaggio, il solo Veneziano rimaneva sulla porta seduto, oziando distratto; e Lusco, meravigliandosi della negligenza e della pigrizia di costui che quando tutti gli altri erano in sella, stavasi là solo seduto, lo avvertì che, se volea partir seco, montasse tosto a cavallo, e gli dicesse perchè stava indugiando. Ed egli: “Io certamente desidero di venire con voi; ma non conosco affatto il mio cavallo fra gli altri; per questo io aspetto che tutti gli altri montino in sella, perchè trovando poi nella stalla un cavallo solo, saprò ch’esso è mio.” E
Antonio, conosciuta la stoltezza del compagno di viaggio, lo aspettò per un po’ di tempo, affinchè questo sciocco potesse prender per suo l’ultimo cavallo rimasto.