Facezie (Poggio Bracciolini)/86
Questo testo è stato riletto e controllato. |
Traduzione dal latino di Anonimo (1884)
◄ | 85 | 87 | ► |
LXXXVI
D’un empirico che curava gli asini.
Fuvvi poco tempo fa a Firenze un uomo sicuro di sè ed audace, che non aveva alcun’arte. Avendo egli letto una volta da un medico il nome e la virtù di certe pillole che si diceva giovassero per molti mali, pensò risevolmente di diventar medico con quelle pillole soltanto, e fatto di esse un gran numero, uscì dalla città, e prese a vagare per i borghi e pel contado,
professando l’arte del medico; e dava per tutte le malattie quelle pillole, e con questa cura, per caso, qualcuno riebbe la salute. S’era fra gli stolti divulgata la fama dello stolto, e un giorno un tale che aveva perduto l’asino venne da lui a chiedergli se aveva un rimedio per trovar l’asino. Egli disse che l’aveva, e gli diede ad inghiottire sei pillole. E quei le prese, e il dì dopo essendo uscito per cercar l’asino, dovè per l’effetto delle pillole andar giù di strada per sgombrarsi il ventre; e venne per questa bisogna per caso in un canneto, dove avendo egli trovato l’asino che pascolava, portò al cielo le lodi e della scienza del medico e della virtù delle pillole. E dopo il fatto venivano d’ogni parte a quello i villani, fra i quali si era sparsa la fama delle medicine di un dottore che anche per trovar gli asini smarriti eran buone.