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moglie credendola la servente, poi, perchè l’arma non era pronta, nulla potè fare. La moglie allora si scoprì: “Cavaliere da burla, esclamò, se qui fosse stata la serva avresti ogni cosa felicemente compiuta.” Ed egli: “Per Dio, Telda, moglie mia, questo mio amico ha miglior naso di me. Chè, appena ch’io ti ho toccata, credendo che tu fossi la serva, egli ha capito ch’eri carne cattiva e si ritirò dentro.”


LXXXV

Di un cavalier fiorentino

che aveva la moglie bisbetica.


Un cavalier fiorentino, di gran nobiltà, aveva una moglie molto bisbetica e cattiva, la quale ogni dì andava dal suo confessore o, come suol dirsi, dal suo direttore di spirito a raccontar de’ vizi e delle liti del marito. E il confessore lo corregeva e rimproverava; e un giorno che la moglie gli disse di rimetter la pace fra loro, egli invitò il marito a confessione de’ peccati; la quale quando fosse fatta, non dubitava che la concordia fosse fra di loro tornata. Venne il cavaliere, e quando il frate lo invitò a narrargli i peccati: “Non ce n’è bisogno, rispose, chè mia moglie vi ha detto assai volte quelli ch’io abbia commessi e molti altri ancora.”


LXXXVI

D’un empirico che curava gli asini.


Fuvvi poco tempo fa a Firenze un uomo sicuro di sè ed audace, che non aveva alcun’arte. Avendo egli letto una volta da un medico il nome e la virtù di certe pillole che si diceva giovassero per molti mali, pensò risevolmente di diventar medico con quelle pillole soltanto, e fatto di esse un gran numero, uscì dalla città, e prese a vagare per i borghi e pel contado, pro-