CXVIII. Di un servo distratto che venne caricato di soverchio peso

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Poggio Bracciolini - Facezie di Poggio Fiorentino (1438-1452)
Traduzione dal latino di Anonimo (1884)
CXVIII. Di un servo distratto che venne caricato di soverchio peso
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CXVIII

Di un servo distratto che venne

caricato di soverchio peso.


Roberto degli Albizzi, uomo dotto e molto cortese, aveva un servo sciocco e distratto, senza alcun ingegno, che e’ teneva in casa più per umanità che per averne vantaggio. Una volta lo mandò con certi ordini ad un amico suo che aveva nome Dego e abitava presso il [p. 83 modifica]ponte Santa Trinita; questi chiesegli che cosa lo mandasse a dirgli il padrone, e il servo, che aveva dimenticato le parole di esso, stava pensieroso come uno stupido e non sapeva che dire. Allora, visto che il servo si serbava silenzioso: “Io so, gli disse, che cosa vuoi;” e mostratogli un gran mortaio di marmo: “Prendi questo, dissegli, e portalo tosto al padrone, che è ciò ch’egli vuole.” E Roberto lo vide di lontano portar sulle spalle il mortaio, e pensando che ciò fosse per punire il servo suo della grande balordaggine, quando gli fu vicino: “Hai fatto male, sciocco, gli disse, chè non hai ben comprese le parole mie; porta indietro quello, che è troppo grande, e recamene uno più piccolo.” E sudando e stanco dal peso, tornò all’amico, confessando l’errore, e ne portò un altro ed un terzo; e in questo modo fu punito della sua sciocchezza.