Facezie (Poggio Bracciolini)/108
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Traduzione dal latino di Anonimo (1884)
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CVIII
Di un medico furbo quando visitava i malatiFonte/commento: ed. 1884: malati; ed. 1885: medici;lat: De medico in visitatione infirmorum versuto.
Un medico ignorante, ma furbo, quando in compagnia di un discepolo visitava i malati, toccando il polso, come fanno, se sentiva che vi fosse qualche cosa di più grave del solito, ne incolpava il malato, dicendo che egli aveva mangiato o un fico, o un pomo, o qualunque altra cosa che gli fosse stata proibita. E poi che i malati spesso lo confessavano, così egli pareva un uomo divino che anche gli errori dei malati sapeva conoscere. Di questo il discepolo fece spesse volte le meraviglie e chiese al medico in qual modo dal polso, col tatto, o
con qual altra più elevata scienza conoscesse quelle cose; e il medico, per ricompensarlo della stima che egli aveva per lui, gli svelò il segreto: “Quando, disse egli, entro nella stanza di un malato, guardomi dintorno diligentemente se sul suolo non vi siano gli avanzi di un frutto o di altra cosa; come se corteccia di fico o di castagna, o guscio di noce, o scorza di mela, o qualunque altra cosa, e penso che il malato ne abbia mangiato, e così ne’ mali che si aggravano incolpo l’incontinenza del malato, ed io non ho più colpa se le cose vanno male.” Dopo qualche tempo il discepolo prese egli stesso a esercitare la medicina, e spesso faceva gli stessi rimproveri ai malati, dicendo che avevano mancato alle prescrizioni, o che avean mangiato qualche cosa, secondo che potea egli farne congettura dagli avanzi. E venne una volta da un povero villano, al quale promise pronta guarigione se avesse seguito il suo consiglio; e datagli una certa pozione, disse ch’ei sarebbe tornato il dì dopo. E quando tornò, l’ammalato aveva la malattia che si era fatta più grave; quest’uomo stolto e ignorante, non conoscendone la cagione, prese a guardare qua e là, nè vide avanzo alcuno, quando, non sapendo che cosa dire, vide sotto il letto il basto dell’asino. Allora prese a gridare e a dire che capiva finalmente perchè il malato stesse peggio; che egli aveva commesso grave disordine e che si meravigliava che non fosse morto, ed asseriva che il malato aveva mangiato un asino, credendo che la sella fosse dell’asino cotto l’avanzo, come le ossa sono della carne. L’uomo ridicolo, sorpreso nella sua stoltezza, fece ridere molta gente.