Facezie (Poggio Bracciolini)/107
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Traduzione dal latino di Anonimo (1884)
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CVII
Di un avvocato che ricevette fichi e pesche
da un cliente.
Si parlava fra noi della ingratitudine di coloro che sono solleciti a far lavorare gli altri, ma tardi a ricompensarli, e Antonio Lusco, che era assai faceto e cortese, ci disse: — Un amico mio, che ha nome Vincenzo ed era avvocato di un uomo ricchissimo, dopo avere sostenute molte cause per questo, senza mai averne ricompensa, finalmente un giorno venne al tribunale per difendere una causa più difficile delle altre, di che colui l’aveva pregato mandandogli il dì del giudizio in dono dei fichi e delle pesche. E benchè gli avversari dicessero molte cose contro di lui, e per quanto lo eccitassero, egli rimase sempre a bocca chiusa, senza proferir mai parola. Tutti erano meravigliati, ed il cliente più di tutti, che gli chiese perchè fosse rimasto così silenzioso: “Le pesche, rispose, ed i fichi che tu mi hai mandato, mi hanno talmente gelata la bocca che non ho potuto dir parola.” —