Eutifrone/Capitolo II
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II.
Eutifrone. Dio voglia, Socrate; ma io ho paura di no; perchè mi par ch’egli con fare a te oltraggio voglia proprio la rovina della città nostra, proprio. Ma una curiosità me la levi? che fai tu, secondo lui, per guastare i giovani?
Socrate. Oh, cose dell’altro mondo, mio caro: dice ch’io sono un fabbricatore d’Iddii, e che, mentre ne fo de’ nuovi, disfaccio i vecchi: vedi che accusa!
Eutifrone. Ho bell’e capito: gli è perchè sei usato dire che hai un demone con te. E il furbaccio ti accusa che tu fai cose nuove in religione e ti tira in tribunale, sapendo che siffatte calunnie il popolo se le beve. Di me, poi, quando in parlamento apro bocca su cose di religione e predico il futuro, si fan le piú grasse risate di me, come fossi impazzato; e pure quanto volte ho predetto, tante ci ho colto. Ma la è tutta invidia: non ci si badi e tiriamo via.