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EUREKA
XIV.
Se le proposizioni di questo Discorso sono sostenibili, « la
condizione di progressivo avvicinamento » è precisamente
l’unica condizione in cui noi possiamo considerare lutte
le Cose con sicurezza; e, colla dovuta umiltà, lasciatemi
qui confessare che, per parte mia, sono imbarazzato a
comprendere come mai qualunque altra, interpretazione dell'attuale condizione delle cose potrebbe essersi fatta strada
nel cervello umano. « La tendenza all'avvicinamento » e
« l'attrazione della gravitazione » sono frasi convertibili.
Usando tanto Luna che l'altra, noi intendiamo parlare della
reazione dell'Atto Primordiale. Non vi fu mai una necessità
meno evidente che quella di supporre la Materia imbevuta
di una qualità indistruttibile formante parte della sua natura materiale — una qualità, un istinto per sempre inseparabile da essa, un principio inalienabile, per virtù del
quale ogni atomo è perpetuamente spinto a cercare l’atomo
simile a lui. Non vi fu mai una necessità meno evidente
che quella di accogliere quest’ idea non filosofica. Spingendoci arditamente al di là del pensiero volgare noi comprenderemo, metafìsicamente, che il principio della gravitazione
appartiene temporaneamente alla Materia — soltanto durante
la sua diffusione — soltanto mentre esiste come Pluralità
invece che come Unità — le appartiene soltanto per virtù
del suo stato d’irradiazione — appartiene, in una parola,
interamente alla sua condizione e non assolutamente alla
Materia. Sotto quest’aspetto quando l’irradiazione sarà tornata verso la sua sorgente — quando la reazione sarà completa — il principio della gravitazione non esisterà più. Ed
in fatto, gli astronomi, senza raggiungere mai l’idea qui
enunciata, sembra che l’abbiano avvicinata in quest’asserzione: « Se non vi fosse che un solo corpo nell’universo,
sarebbe impossibile capire come si potrebbe stabilire il principio di gravità »; ciò vale a dire che dalla considerazione
della Materia com’essi la trovano arrivano ad una conclusione alla quale io sono arrivato deduttivamente. Come una
suggestione così feconda come quella citata abbia potuto
rimanere cosi a lungo infruttuosa è un mistero che io trovo
difficile da approfondire.
E forse non poco la nostra propensione per il continuo
— per l’analogico — e, più particolarmente in questo caso,
per il simmetrico — che ci ha condotto fuori di strada. Ed
in fatto, il senso della simmetria è un istinto,che può fare
assegnamento su di una fiducia quasi cieca. E la essenza
poetica dell' Universo — dell'Universo che nella suprema
sua simmetria è semplicemente il più sublime dei poemi. [p. 93modifica]EUREKA
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Ora simmetria e consistenza sono due termini convertibili :
— come Po' ..a e Verità sono una cosa sola. Una cosa è
consistente in ragione della sua verita — è vera in ragione
della sua consistenza. Una perfét a consistenza, ripeto, non
può essere che un assoluta Verita. Noi possiamo ammettere
dunque che l’Uomo non può sbagliare nò a lungo ne molto,
se si lascia guidare dal suo istinto poetico che io sostengo
essere l'istinto del vero e conseguentemente del simmetrico.
Tuttavia egli deve porre attenzione, per paura di perdere
di vista, seguendo troppo storditamente la simmetria superficiale delle forme e dei movimenti, la simmetria veramente essenziale dei principi che li determina e li dirige.
Che i corpi stellari debbano finalmente fondersi tutti in
uno, che infine tutti debbano riunirsi nella sostanza di tino
stupendo gioito centrale già esistente, è un’ idea che da
qualche tempo sembra abbia preso possesso, vagamente ed
indeterminatamente, dell’ imaginazione umana. E un’ idea,
in fatto, che appartiene alla classe delle idee eccessivamente
evidenti. Scaturisce d’improvviso da una osservazione superficiale del movimento ciclico e in apparenza rotatorio 0
vorticoso di quella porzione individuale dèli Universo che
cade più immediatamente, più strettamente sotto la nostra
osservazione. Non vi è forse un solo essere umano, di una
educazione comune e di una media capacità di riflessione,
al quale, in un certo periodo, non sia venuto in mente
l’idea in questione spontaneamente o intuitivamente e portante tutti i caratteri di una concezione profondissima. Tuttavia, questa concezione cosi comunemente accolla noli è
mai nata, che io mi sappia, da considerazioni astratte, essendo, al contrario, sempre stata suggerita, come ho detto,
dal movimento vorticoso attorno a dei centri, e fra questi
movimenti stessi, nella stessa direzione, fu naturalmente
cercata una ragione di essa — una causa della riunione
di tutti i globi iti uno solo che s'imaginava già esistente.
Così accade che annunciando la diminuzione graduale e
perfettamente regolare osservata nell’orbita della cometa
di Encke ad ogni successiva rivoluzione attorno al nostro
Sole, gli astronomi furono quasi unanimi nell’opinione che
la causa, di cui ora parliamo, fosse trovata — che si fosse
scoperto un principio sufficiente per spiegare fisicamente
quell'agglomeraz'one finale ed universale che, io ripeto,
l’istinto analogico, simmetrico o poetico dell’ uomo aveva
predeterminato drintendere come qualche cosa. di più che
una semplice ipotesi.
Fu dichiarato che quésta causa, questa ragione sufficiente
per la riunione esiste in un agente intermediario straordinariamente raro, ma pur sempre materiale che percórre lo
spazio: il quale agente, ritardando un poco il progresso
della cometa, indebolisce perpetuamente la sua fòrza tan¬ [p. 94modifica]EUREKA
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genziale, dando così una predominanza alla forza centripeta che, naturalmente, tira la cometa sempre più vicina ad ogni rivoluzione e dovrà farla precipitare definitivamente sul Sole. Tutto ciò era strettamente logico — ammettendo l’agente intermediario o etere; ma se quest'etere fu ammesso così illogicamente fu colla certezza che nessun altro modo tranne quello detto sarebbe stato possibile a scoprire per spiegare l’osservata diminuzione nell’orbita della cometa: — come se dal fatto che noi non possiamo scoprire nessun altro modo di spiegazione potessimo dedurre che realmente non ne esiste alcun altro. E chiaro che un'infinità di cause possono servire, combinandosi, a diminuire l’orbita senza neanche una possibilità da parte nostra di conoscerne una sola. Frattanto non si è potuto mai interamente dimostrare, forse,
perchè i ritardi occasionati dagli orli estremi deU’atmosfera
del Sole, attraverso ai quali passa la cometa al perielio, non
siano sufficienti per spiegare il fenomeno. Che la cometa
di Eliche venga assorbita dal Sole è probabile; che tutte le
comete del sistema vengano assorbite vi è più che una
semplice probabilità ; ma in tal caso il principio di assorbimento si dovrà attribuire all’eccentricità dell’orbita delle
comete — al loro estremo avvicinamento al Sole nel loro
perielio ; ed è un principio che non indebolisce in nessuna
maniera le pesanti sfere che si devono considerare come il
vero materiale che costituisce l’universo. Riguardo alle comete in generale, lasciatemi dire, di volo, che noi non siamo
in un grande errore considerandole come i lampi del Cielo
cosmico.
L’idea di un etere ritardante, e di un’agglomerazione di
tutte le cose per mezzo suo, sembrò che in una sola volta
fosse riconfermata da una diminuzione positiva osservata
nell’orbita della luna. Riferendoci agli eclissi registrati 2500
anni fa, si trovò che la velocità della rivoluzione del satellite allora era considerabilmente minore che non sia adesso ;
che, nell’ ipotesi che il suo movimento nella sua orbita sia
uniformemente d’accordo colla legge di Kepler, e ciò fu
accuratamente determinato allora 2500 anni fa, adesso sarebbe in avanzo di 9000 miglia circa dalla posizione che
doveva occupare.
L'aumento di velocità provava, naturalmente, una diminuzione di orbita, e gli astronomi erano fortemente propensi ad ammettere un etere, come la sola maniera di spiegare il fenomeno, quando Lagrange venne alla riscossa.
Egli dimostrò che per la configurazione degli sferoidi gli
assi più corti delle loro ellissi sono soggetti a variazioni
in lunghezza ; mentre gli assi più lunghi sono permanenti ;
e che questa variazione è continua e vibratoria, cosicché
ogni orbita è in uno stato di transazione o dal cerchio al-
l’ellisse, o daU’ellisse al cerchio. Nel caso della luna, dove [p. 95modifica]EUREKA
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]’asSe più corto è decrescente, l'orbita passa dal cerchio al-
l’eilisse e per conseguenza decresce pure ; ma dopo una lunga
serie di secoli si raggiungerà l’estrema eccentricità; allora
l asse più corto comincierà ad aumentare finché 1 orbita diverrà un circolo, poi il processo di diminuzione avrà luogo
di nuovo e così via per sempre. Nel caso della Terra l'orbita passa dall'ellisse al circolo. 1 fatti dimostrati cosi sopprimono ogni necessità di supporre un etere e, naturalmente, ogni apprensione per l’instabilità del sistema che
riguarda l'etere.
Si ricorderà che io stesso ho ammesso ciò che noi possiamo definire un etere. Ho parlato di una sottile influenza
che, come sappiamo, accompagna sempre la materia, sebbene diventi manifesta solo per mezzo dell eterogeneità
della materia, lo ho attribuito a quest’ influenza, senza speranza di giungere a spiegare, anche con alcuni sforzi,
la sua terribile natura, i vari fenomeni di elettricità, di calore, di luce, di magnetismo e inoltre — di vitalità, di coscienza e di pensiero — in una parola, di spiritualità. Si
vedrà subito, allora, che l’etere così concepito è radicalmente distinto dall’etere degli astronomi, in quanto che
quello è materia ed il mio non lo è.
Cosi, coll' idea della scomparsa dell’etere materiale, sembra contemporaneamente scomparire l’idea di quell'agglomerazione universale presentita dall’imaginazione poetica
del genere umano — agglomerazione alla quale una sana
Filosofìa avrebbe potuto prestar fede senza timore, almeno
fino ad un certo punto, se fosse stata presentita senza nes-
sun’altra ragione che quest' imaginazione poetica. Ma per
quanto l’Astronomia — per quanto la semplice Fisica abbiano parlato, pure non si può concepire nessuna fine al
ciclo dell’ Universo. Se anche si fosse dimostrato questa fine
per mezzo di una causa cosi puramente collaterale come è
l’etere, l’istinto Umano della Divina potenza di adattamento
si sarebbe ribellato contro questa dimostrazione. Noi saremmo stati obbligati a considerare 1’ Universo con un certo
senso d’ insoddisfazione come noi proviamo contemplando
un inutile e complicato lavoro dell’arte umana. La creazione
ci avrebbe interessato come un imperfetto intreccio in un
romanzo il cui scioglimento è avvenuto stupidamente per
mezzo d’incidenti esterni ed estranei al soggetto principale
che s’interpongono invece di scaturire dal profondo della
tesi, dal cuore dell’ idea dominante, invece di sorgere come
un risultato della prima proposizione, come parte integrante
inseparabile ed inevitabile della concezione fondamentale
del libro.
Ora si capirà più chiaramente che ,cosa io intenda dire
per simmetria puramente superficiale. E semplicemente per
mezzo delle lusinghe di questa simmetria che noi siamo [p. 96modifica]EUREKA
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stati ingannati nell’idea generale di cui l’ipotesi di Madler
non e clic una parte - I idea della vorticosa attrazione dei
globi. Mettendo da parte questa concezione puramente tisica,
la simmetria di principio ci fa vedere la line di tulle le cose
mciaiisicamente implica'.--vie] pensiero di un cominciamento;
ci fa cercare e trovare in quest'origine di tutte le cose i
rudimenti di questa line ; e ci fa conoscere la empietà di
supporre che questa line sia forse stata condotta meno semplicemente — meno direttamente — meno ovviamente —
meno artisticamente — che per mezzo della reazione dell'Alto originano.