Esilio/Compagni di strada/La cercatrice d'oro
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LA CERCATRICE D’ORO.
E scavo e scavo, nella pietra, a prova
di picca. — Vena d’Oro, vena d’Oro!... —
Aspre occultan le rocce il lor tesoro,
4ma v’è chi a ben perseverar lo trova.
Io più non so da quanti anni le braccia
mi stronco nell’indomita battaglia.
il macigno m’irride, scaglia a scaglia
8balzando agli occhi. E falsa è ancor la traccia.
Se un balenar m’illude, altri mi scosta,
brutale, sibilando: — Questo è mio: —
.... ma non è oro, è talco. — Ed altri ed io
12torniamo, insonni, alla superba posta.
Intorno e innanzi a me scorgo perversi
volti, quadre e selvatiche mascelle
di animali da preda; e le favelle
16incrocian sfavillìi di stocchi avversi.
E il furor della lotta e l’ingordigia
tende ed ingrossa i muscoli, scolpisce
forza odio frode sopra i volti; e strisce
20di sangue irrigan la petraia grigia.
.... Scòpriti finalmente, Oro, bell’Oro,
ragion di vita, fonte della grazia.
Il polso e il braccio sul piccon si strazia,
24cedon le fibre all’improbo lavoro.
Quando il terren sarà vana maceria,
scaverò nella carne sino all’osso.
Quando la carne non sarà che un rosso
28brandello, spaccherò del cuor l’arteria.
Ah, forse allor, piombando sul basalto
arido, io penserò che a possederti,
o Verità, basta fissar gli aperti
32occhi negli astri fiammeggianti in alto.