Esempi di generosità proposti al popolo italiano/I diritti secondo gli uomini e i diritti secondo Dio

I diritti secondo gli uomini e i diritti secondo Dio

../Dolcezza del perdono/XXI ../Costanza nel perdono IncludiIntestazione 10 giugno 2008 75% Saggi

Dolcezza del perdono - XXI Costanza nel perdono


[p. 35 modifica]Viveva Giacobbe in campagna, e Giuseppe, il suo caro e affettuoso figliuolo, in città; ma non è da credere che questi non andasse di tanto in tanto a vedere il padre; e tanto più volentieri ci andasse, che i ricchi e i grandi a quel tempo amavano la campagna più d’adesso, e sapevano, e però godevano, conversare con gli uomini semplici; e erano così meglio amati, e però più potenti. A Giuseppe poi la campagna era cara, siccome il dolce nido della sua giovinezza, e serena memoria dei suoi trastulli innocenti. E quando vedeva o le gregge pascere per la verdura, o una valletta restringersi e come fuggire tra due belle colline, o i raggi del sole scintillare nell’acque correnti, come se entrassero e uscissero saltellando da quelle, gli venivano in mente tante cose, che non si ricordava più nè della corte nè dei cortigiani: e gli pareva essere allora liberato di carcere, e respirare aria pura. Co’ fratelli usava parole e modi di fratello, nè si ricordava ch’egli fosse l’offeso da loro già, nè fosse signor grande adesso. E s’asteneva eziandio dal mostrarsi troppo tenero e troppo umile verso di loro, perchè questo stesso poteva adombrarli e richiamare il passato amaramente. Non è vero quello che dicono: «Perdonare, sì; ma dimenticarsi dell’offesa, no». Chi non sa dimenticarsi, non sa perdonare. E il vero pentimento, l’affetto vero, fanno questo miracolo, che l’offensore e l’offeso diventano come uomini nuovi, e si vogliono in certo modo più bene di prima. Giacobbe, il povero padre, [p. 36 modifica]godeva di questa concordia, più ancora che dell’aver riavuto il suo diletto Giuseppe.

Un giorno vengono di fretta al palazzo e annunziano a Giuseppe che il padre era malato grave. Giuseppe prese seco i due suoi figliuoli, Efraimo e Manasse, che ricevessero la benedizione del santo vecchio, e udissero le ultime sue parole. Perchè le parole delle persone amate e venerate sono la più preziosa eredità delle anime nostre. Quando videro que’ di casa Giuseppe di lontano venire, e’ dissero al vecchio Giacobbe: «Ecco, viene il vostro figliolo Giuseppe». Il vecchio si confortò; e lo messero a sedere sul suo letticciuolo. Entrato che fu Giuseppe da lui il padre lo riconobbe alla voce, perchè gli occhi suoi erano illanguiditi dalla grande vecchiaia. Ma, vedendo come due ombre i due giovanetti, disse al figliuolo: «E questi?». Rispose: «Sono i miei figliuoli che Dio mi ha dato in questo paese». Disse il vecchio: «Accostali, Giuseppe, a me: ch’io li benedica». Quando gli furono accanto ambedue dall’una sponda del letto, li baciò e abbracciò, e disse al figliuolo:

«Iddio m’ha dato di rivederti in questa vita e anche m’ha dato di vedere i figliuoli del mio Giuseppe». Poi ch’e’ li ebbe abbracciati, Giuseppe li tolse soavemente dal seno del padre, e, tutto commosso nell’anima, s’inginocchiò a piè del letto, e s’inchinò al padre suo, il quale stese la mano tentoni, e trovò il capo del suo Giuseppe chinato sul letto. Allora Giuseppe prese Efraimo e lo pose alla sua diritta, cioè alla sinistra di Giacobbe; e pose Manasse alla sua sinistra, cioè alla destra del padre, e li accostò, che potesse il vecchio arrivarli ambedue con la mano. Perchè Manasse era il primogenito, e Efraimo il secondo; e Giuseppe desiderava che del primo figliuolo fosse [p. 37 modifica]la prima benedizione. Ma Giacobbe stese la sua man destra e la pose sul capo d’Efraimo, e la sinistra su quel di Manasse. E diede la sua benedizione ai figliuoli di Giuseppe, e disse così: «Iddio, nel cui cospetto camminarono per diritto cammino i padri miei, Abramo ed Isacco, Iddio che mi guida e sostiene dalla mia infanzia insino al presente, l’Angelo che mi liberò da tutti i mali, benedica a questi fanciulli. E il nome mio giovi ad essi come memoria di benedizione, e il nome d’Abramo e d’Isacco, padri miei; e crescano contenti in bene e in amore». Or Giuseppe, vedendo che suo padre aveva posato la mano diritto sul capo d’Efraimo, gliene seppe male, e prese la mano del padre per levarla dal capo d’Efraimo e posarla sul capo a Manasse. E disse al padre: «Così no, padre mio. Perché il mio primo è Manasse. Posate la mano diritta sul capo di lui». E Giacobbe disse: «Lo so, figliuol mio, lo so: e ti dico che anco Manasse avrà discendenza benedetta; ma il suo fratello minore sarà più grande di lui».

Questo insegnamento non ci è dato a caso. Iddio non guarda ne l’ordine del tempo, nè alle apparenze del mondo, nè alle costumanze degli uomini; ma distribuisce i suoi doni secondo i suoi fini sempre pii e sapienti. Gli uomini, coi loro diritti di primogenitura e di preminenza, vorrebbero ridurre a protocollo la grazia di Dio e stipularla per man di notaro. Ma poi, quando vediamo alcuno posposto e sottostante, pensiamo che Dio nell’altra vita, e forse anco in questa, può presceglierlo e dargli più autorità e fama e contentezza di cuore al paragone di coloro che intendevano poterlo vilipendere e malmenare.