Esempi di generosità proposti al popolo italiano/Dolcezza del perdono/XVI

Dolcezza del perdono - XVI

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[p. 28 modifica]Finito di mangiare, Giuseppe diede quest’ordine al suo maggiordomo: «Empi loro i sacchi di grano, quanto ne cape; e metti in sommo del sacco il denaro, dato da ciascheduno. Nel sacco poi del più giovane tra i fratelli porrai col danaro la mia coppa d’argento». E fu fatto così. Si accomiatarono: e uscirono di città; ed erano già alquanto oltre, allorchè Giuseppe chiama il suo maggiordomo, e gli dice: «Va, corri dietro a quegl’uomini e fermali, e di’: - Perchè rendere mal per bene voi altri costì? la coppa che avete rubata, è quella appunto che il signor mio ci beve. Che azionaccia avete mai fatta?». Il maggiordomo corse, li prese e gridò; e disse quelle parole. Or pensate come rimasero. «Perchè mai (risposero) il signor nostro dice queste cose? Come può credere che abbiam fatta azione così brutta, noi? Quel danaro che s’era trovato nei sacchi, lo abbiamo fedelmente riportato dalla terra di Canaan; or come può essere che noi siamo arditi di rubare oro o argento di casa al signore nostro? Da chi de’ servi nostri si trova la coppa, quegli sia morto, e noi rimarremo al signor nostro in servitù». Il maggiordomo disse: «Sia così come voi giudicate. Da chi sarà trovata la coppa, quegli sia servo mio: ma voi altri n’andrete franchi». [p. 29 modifica]Scaricarono in fretta e posero in terra i sacchi, e li sciolsero. Li riguardò il maggiordomo a uno a uno; e ritrovò la coppa nel sacco di Beniamino. Allora tutti, stracciandosi dal dolore le vesti, non sapevano che si dire. Ricaricarono, e tornarono in città fuori di sé.


Vennero; e Giuda primo di tutti, e tutti dopo lui si gettarono in terra, chiedendo pietà. A’ quali Giuseppe disse: «E perchè mai farmi questo? Non sapete chi io sono?» E Giuda disse: Che possiam noi rispondere al signore nostro? Come scusarci? Che parola dire? Iddio ha voluto punire i peccati de’ servi vostri. Ecco tutti siam servi del signore mio e noi e il giovanetto da chi si è trovata la coppa». Giuseppe rispose: «Non sarà mai ch’io voglia cotesto. Quegli che ha rubato la coppa, quegli rimanga. Voi altri andate liberi al padre vostro». Giuda allora si fece animo, e, accostatosi un poco con aria supplichevole e voce piana, gli disse: «Prego, signor mio, che possa il vostro servo far giungere al vostro orecchio una parola. Deh non vi prenda sdegno, signore. Voi, dopo il re, siete il primo di questo paese. «Dapprima quando si venne qua, domandaste a’ servi vostri: - Avete voi padre o fratello? - E noi si rispose, signore: - Abbiamo il padre ch’è vecchio, e un fratello giovanetto, che gli nacque ch’egli era già vecchio, d’un’altra moglie, e il suo fratello, ch’era figliuolo di quella medesima madre, morì; e di quella madre gli è il solo; e il padre l’ama con gran tenerezza. - Allora voi diceste, signore, ai servi vostri. - Conducetelo a me, ch’i lo voglio vedere. - Noi rispondemmo al signor nostro: - Non può il giovanetto lasciar il suo vecchio padre. - Voi diceste allora, signore ai servi vostri: - Se il fratello più giovane non viene con voi, non vedrete mai più la [p. 30 modifica]mia faccia. - Ritornammo dunque al servo vostro e padre nostro signore, e gli raccontammo tutte le parole, signor mio, dette da voi. Nostro padre dopo alcun tempo, disse: - Andate, e comprateci un poco di grano. - E noi a lui: - Non possiamo. Se il fratello nostro più giovane viene con noi, ci si andrà tutti; ma senza di lui, inutile. - A questo il nostro vecchio padre rispose: - Voi sapete che dalla mia ultima moglie ho avuto due figliuoli. L’uno uscì alla campagna e voi mi diceste: - Una bestia selvaggia l’ha divorato: - e non ne so più novella. Se mi togliete anche questo, e se disgrazia gli accade per via, voi trarrete la vecchiaia mia sconsolata al sepolcro. - Dunque, s’io torno al padre mio e servo vostro, o signore, e che entro in casa, e egli non vede con noi il giovanetto (vedete che la vita del povero vecchio dipende dalla vita di questo), muore di dolore. E i servi vostri avranno messa innanzi tempo sotterra la canizie del padre loro. Deh vogliate ch’io solo rimanga e sia servo vostro, che sulla mia fede lo presi a condurre, e dissi: - Se non lo riconduco, io sarò reo di colpa inescusabile nel cospetto del padre mio. - Rimarrò io dunque invece del giovanetto. Fate che possa il giovanetto tornarsene co’ fratelli: perchè non posso presentarmi a mio padre senza di lui; non potrei essere testimone del dolore che abbatterebbe il povero padre mio».