Esempi di generosità proposti al popolo italiano/Divisione generosa
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ESEMPI DI GENEROSITÀ
PROPOSTI AL POPOLO ITALIANO
Divisione generosa.
Vi racconterò un bell’esempio di generosità e di vero amore ai parenti; e raccontando, ora e poi molte volte, adoprerò le stesse parole della Scrittura santa: che nè io nè uomo nessuno potrebbe trovarne di più preziose.
Abramo con Lot, figliuolo del suo fratello, s’erano dipartiti dalla terra d’Ur ne’ Caldei, dove i loro vecchi erano vissuti; e andarono cercando altro luogo in cui dimorare. Lo andarono cercando per ispirazione di Dio, il quale disse ad Abramo così: “Esci dalla tua patria, e vieni nel paese che ti sarà mostrato da me; e farò nascere di te una nazione grande; e sarai benedetto, e tutte le generazioni umane ne saranno in te benedette.” Così disse Iddio Signore ad Abramo in visione soprannaturale, perchè dai discendenti d’Abramo doveva nascere un giorno Gesù salvatore del mondo. Ma Dio parla sempre nel cuore agli uomini; e sovente anco ai non buoni: e tutte le cose buone e grandi che nel mondo si fanno, si fanno per ispirazione di Dio. Lo staccarsi dal proprio paese, quando sia per buon fine, può essere cosa piena di merito e di effetti grandi: perchè in questa maniera gli uomini, che nel principio sono tutti nati da una sola famiglia, andarono per il mondo ad abbellire la terra; in questa maniera anche adesso scopronsi nuovi paesi; conosconsi genti lontane, e si fa del bene ai lontani e ai vicini.
Quando Abramo lasciò la patria, suo padre era morto. Pare che Iddio volesse risparmiare al buon vecchio questo dolore. Ed era morto anche il padre di Lot. Se ne andarono dunque Abramo e Lot portando e menando seco tutto quello che avevano, che era, il più, bestiame dimolto, con uomini che lo custodivano, e poi oro e argento. Non è da credere che si partissero senza dispiaceri dai luoghi dov’erano vissuti i loro vecchi, dov’erano cresciuti essi, dal parentado e dai conoscenti. Andarono adagio adagio, come portava la quantità delle gregge ch’e’ conducevano seco; e capitarono nella terra di Canaan. E quando furono in una valle, il Signore per mezzo d’un angelo si compiacque di rinnovare ad Abramo le sue promesse, come per confortarlo nel penoso viaggio. E Abramo rizzò in quel luogo un altare a Dio, un altare di semplici pietre, coperte forse di verzura e di fiori. Di là venne a un monte, in cerca di pascoli; e spiegò le tende sul monte, per fermarvisi e avere riposo col suo nipote, con la sua moglie, e coi servi che erano dimolti; e lì pure fece un altare a Dio. Poi anche di là si mosse adagio adagio verso le parti del mezzodì. Ma, essendo sopravvenuta una fame grande, per aver pane, egli con la sua gente andarono in Egitto; e trovarono pane: e ci stettero qualche tempo. Era bello il vedere quest’uomo ricco, ma buono, in mezzo ai servi vivere semplicemente, parlare con tutti, dar buoni consigli in poche parole; essere rispettato dai re, e umiliarsi dinnanzi a Dio, e cantare le lodi di Dio insieme con tutta la sua moltitudine in mezzo all’aperta campagna, in mezzo ai popoli che adoravano come Dei figure di legno o di metallo, o bestie e cipolle, o il sole e la luna e le stelle! Passati i mesi della fame, uscirono d’Egitto Abramo e Lot suo nipote con tutta la gente e le robe. E ritornarono per la medesima via, sul medesimo monte dove avevano spiegate le tende e fatto l’altare al nome di Dio. Aveva Lot le sue tende da sè, e conosceva le sue gregge di pecore e capre, e i suoi armenti di buoi. Ma tante erano le bestie, e tanti i pastori, che non potevano più nipote e zio stare insieme ne’ medesimi pascoli. Perchè questo è l’effetto della ricchezza, che impedisce assai volte anco alla gente buona e che si vogliono bene, poter convivere in tutta pace. Anco che i padroni desiderino vivere d’accordo insieme, i servitori non sanno; e certi amici dei padroni li consigliano badare al loro utile proprio; e in questa maniera a poco a poco si rompe la buona armonia. Così tra i pastori di Abramo e di Lot nacque rissa: perchè sovente la gente che ubbidisce, è più altera di chi comanda. Si litigavano segnatamente per l’acqua; chè non era facile abbeverare tanti animali in un tratto; e, anche potendo, i pastori si facevano dei dispetti, sperando ciascuno che il suo padrone sarebbe per reggerlo. Abramo, vedendo che la vicinanza avrebbe piuttosto alterato l’affetto tra parenti che mantenutolo, pensò, e disse: “Ti prego, mio caro nipote, facciamo una cosa: che non nascano liti tra me e te, e fra i pastori miei e tuoi; perchè siamo d’un sangue stesso. Ecco, tu vedi il paese che ci sta innanzi, dove si può trovare pastura. Ti prego, dividiamoci in pace, nipote mio. Se tu vai a mano manca, e io da man destra; se tu scegli a diritta, e io piglierò da mancina.” Così disse Abramo. Nè l’amore de’ suoi comodi, degli utili suoi, gl’indurò il cuore verso il nipote; nè per picca volle, come zio, soverchiare il più giovane e il men forte: lasciò al giovane e al men forte la scelta; perchè sperava in Dio che gli darebbe del bene; e amava il figliuolo del suo fratello morto, l’amava più che tutte le bestie e che tutto l’oro e l’argento. Lot allora guardò tutt’intorno, e vide il paese lungo il Giordano, che era bello e abbondante d’acque correnti come un bel giardino; e pigliò la parte a levante. Abramo se ne chiamò contento, perchè il piacer del nipote era eziandio suo piacere. E si divisero dolenti nel cuore, come fratelli buoni; e col cuore rimasero uniti sempre. E si rincontravano di tanto in tanto; e godevano di rivedersi, come del rivedere in mezzo alla campagna solitaria e forestiera i luoghi cari ov’egli erano nati. E quando Abramo la mattina avrà viste dal monte ondeggiare al vento giù giù per la valle lontana le tende di Lot, suo nipote; avrà detto con tenerezza: “Quelle sono le tende di Lot, nipote mio, del figliuolo di mio fratello. Benedica Iddio le sue tende e i suoi passi.” Ad Abramo non mancarono però nè bei prati, nè boschi belli, nè belle colline, nè acque limpide, nè soli sereni, nè ogni bene di Dio. E quand’anco, per contentare i parenti o li amici, o anche i nemici, avessimo a perdere, o a patire; non ci sgomentiamo però: ci rimane un gran tesoro, la pace. Se ciascuno di noi pretendesse sempre e da tutti, per minuto, tutto quel che gli spetta; il mondo sarebbe una lite, una baruffa continua.