Er viàggio de Loreto

Giuseppe Gioachino Belli

1831 Indice:Sonetti romaneschi I.djvu sonetti letteratura Er viàggio de Loreto Intestazione 19 dicembre 2023 100% Da definire

Nun zempre ride la mojje der ladro Venti dì ttrent'otto mijja, è un cojjon chi sse ne pijja
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1831

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ER VIÀGGIO1 DE LORETO.

      Ito che ffui co’ tté a la Nunziatella,2
Agnéde a vvisità la Santacasa,
Pe’ strufinà ne la sagra scudella,3
4Sta coroncina d’ossi de scerasa.4

     De fede è cche per aria sii rimasa,5
Ma ggnisuno c’è degno de vedella;
E un anno ’na Reggina ficcanasa6
8Ce perze l’occhi; si cche ccosa bbella!

     Be’, llì a Maria Santissima, in ner mentre
Disse: E cciancìlla Dommine, er Ziggnore
11Je mannò ne la panza fruttusventre.

     Eh? cche ttibbi7 de casa in cuella Cchiesa!
Oh vvà che sse trovassi un muratore,
14Da fanne un’antra pe’ cquant’oro pesa!

Terni, 9 ottobre 1831.

Note

  1. [Il via di viaggio e de’ suoi derivati forma sempre in romanesco una sillaba sola: vià, non vïa.]
  2. Chiesa suburbana, dove in dato tempo dell’anno corre il popolo divoto a gozzovigliare.
  3. Nella Santa Casa di Loreto si conserva e mostra la vera vera scodella in cui mangiava il pancotto N. S. G. — Su di essa i pii pellegrini fregano le loro corone, le quali ipso-facto rimangono benedette e operatrici di portenti anche meteorologici.
  4. [Di nòccioli di ciliegia.]
  5. Pretendevasi, ma in oggi que’ buon preti van più a rilento nel sostenerlo, che quella Sagra Casa fosse sospesa in aria, come la cassa di Maometto, e che in prova di ciò poteva passarlesi per di sotto un nastro. Una dama però che accettò l’esperimento, rimase cieca miracolosamente, prima della consumazione dell’atto. Bel testimonio è venuto a mancare! È da leggersi un’opera di un Vescovo Lauretano sulla nostralità de’ materiali betlemici onde è costrutta quella casa volante. [I miei amici marchigiani G. Cecconi e A. Cerquetti mi assicurano: che quest’opera circolò manoscritta soltanto; che oggi non è più reperibile, e che autore non ne fu un vescovo di Loreto, ma di Osimo, e precisamente monsignor Pompeo Compagnoni il giovine, nato a Macerata l’11 marzo 1693, andato vescovo in Osimo il 7 novembre 1740, e morto sul finire di luglio del 1774]
  6. Curiosa.
  7. Che tocco! che specie solenne.