Er tistimonio culàre
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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835
ER TISTIMONIO CULÀRE.1
Io stiéde2 llì a ffumà ssu li scalini
De la locanna un par d’orette toste,3
E vvedde4 partì a ffuria5 pe’ le poste
Er zegretario de monzù Rreggnini.6
Oggi ho ssentito poi ch’ebbe le groste7
Pe’ vviaggio da una bbanna d’assassini,
Che stanno apparecchiati a li confini
Sempre come la tavola dell’oste.
Disce che cce perdé ppuro8 li pieghi.
Ma in questo parla bbene er locanniere:
De le carte chi vvoi che sse ne fr....?9
Eppoi, sai che ggran carte! Er Re de Francia
Che mmanna ar Re de Napoli un curiere
Pe’ ffajje accommidà10 ccerta bbilancia.11
28 agosto 1835.
Note
- ↑ Oculare.
- ↑ Stetti.
- ↑ Un paio d’ore e più.
- ↑ Vidi.
- ↑ Partire in gran fretta.
- ↑ Il conte Rigny, pari di Francia e ministro dalla marina di quel regno. [Era già arrivato in Roma il 22 agosto 1835. V. il Diario di Roma di quel giorno. Del resto, la nota del Belli è inesatta, perchè il conte di Rigny passò nel 1834 dal ministero della marina a quello degli affari esteri, e nel marzo del 35, lasciato anche questo, ricevette il titolo di ministro di stato, per andar poi ambasciatore a Napoli.]
- ↑ [Croste, per “busse, punizione„ e simili. S’usa anche a Firenze.]
- ↑ Pure.
- ↑ Chi vuoi che se ne curi?
- ↑ Per fargli accomodare, racconciare.
- ↑ Bilancia politica delle potenze meridionali contro quelle del nord. Si pretese essere il ministro venuto in Italia, onde chiedere personalmente al Papa e al Re di Napoli la cessione dei porti di Civitavecchia e di Gaeta.