Er passo de la ggiustizzia

Giuseppe Gioachino Belli

1846 Indice:Sonetti romaneschi V.djvu sonetti letteratura Er passo de la ggiustizzia Intestazione 29 gennaio 2025 75% Da definire

L'entrat'e usscita der purgatorio Er discorzo chiaro-chiaro
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1846

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ER PASSO DE LA GGIUSTIZZIA.[1]

     E cche nnova? uno solo è er marfattore!
Ma nnun ereno dua, mastro Ggiujano? —
L’antro, perch’è un abbreo fatto cristiano,
L’ha vvorzùto[2] aggrazzià Nnostro Siggnore. —

     E cc’ha ffatto, se sa, cquesto che mmore? —
Gnente de meno che sgrassò un villano.[3]
E er giudìo libberato dar zovrano? —
Ha scannato la mojje co’ un rasore.[4]

     Sarà stata ’na bbrutta scalandrona....[5]
Ôh, ppe’ cquesto era poi ’na ggiuvenotta
Bella, grazziosa, pulituccia e bbona.

     Be’, e pperchè la scannò? — Tanto te scotta?[6]
Perché nnun vòrze[7] mai, matta cojjona,
Pe’ ddà da maggnà a llui, fà la m.........

{{a destra|margine=5em|18 marzo 1846.

Note

  1. Il passaggio del condannato.
  2. Voluto.
  3. Francesco Sciarra fu condannato e giustiziato, secondo la legge, per aver ucciso un campagnuolo e toltigli alcuni soldi. [Dalle Annotazioni del boia Bugatti, e dal cit. Diario del Chigi, si rileva che lo Sciarra fu giustiziato il 21 marzo 1846. Il sonetto dunque fu scritto anticipatamente per l’occasione.]
  4. ...Elbani, impoverì la moglie, già di qualche agiata fortuna, e poi la scannò pel motivo che più sotto è nei versi indicato.
  5. Scalandrona dicesi a donna attempata e di corporatura adiposa e floscia.
  6. Tanto ti interessa? ti altera? ti spiace?
  7. Non volle.