Er parlà ciovìle de ppiù

Giuseppe Gioachino Belli

1831 Indice:Sonetti romaneschi I.djvu sonetti letteratura Er parlà ciovìle de più Intestazione 29 febbraio 2024 100% Da definire

Er servitor-de-piazza ciovìle Lo sscilinguato
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1831

[p. 175 modifica]

ER PARLÀ CIOVÌLE DE PPIÙ.1

     Quando el Signiore volse in nel deselto2
Albelgare l’Abbrei senza locanda,
Per darglie un cibbo a gòdere più scelto,
Mandò come una gomba: era la manda.3

     Questa glie vende giù, come la janda
Scende su li magliali a campo apelto;
E ‘l giudio vendembiava,4 e a dogni canda
C’impiegava sei gómbiti di celto.5

     Nun mi pare mondezza4 sto guadambio,6
Ché puro a sembolèlla7 era faccenda
Di lassà un pranzo pagaticcio8 in cambio.

     Se ci mettemo poi cena e marenda,
Facevano un sei giuli9 di sparambio,6
A conti fatti a caldamaro e penda.

Roma, 21 ottobre 1831.

[p. 176 modifica]

Note

  1. [Di più, cioè: “più ancora che nel sonetto antecedente.„]
  2. [V. qui sotto e da piedi al sonetto antecedente le Analogie.]
  3. Dal verbo mandare.
  4. 4,0 4,1 Vendembia per “vendemmia,„ mondezza per “immondezza„ sono pel volgo vocaboli assai civili; particolarmente mondezza, che si distingue da monnezza, parola dell’uso comune. [Qui poi, vendemmiare, significa, come spesso anche in Toscana: “arraffare più che si può.„]
  5. [E a ogni canna e’ impiegava sei gomiti di certo. La canna equivale a poco più di due metri; sei gomiti invece, cioè cubiti, equivalgono a circa tre. Dunque, con quest’espressione, che dev’esser desunta da un modo proverbiale oggi perduto, si viene a dire che l’ebreo, sopra ogni canna di spazio, ci trovava da fare così larga raccolta, come se fosse stato di una canna e mezzo.]
  6. 6,0 6,1 Il popolo dice guadagno e guadammio, sparagno e sparammio, risparagno e risparammio.
  7. [“Perchè se pure, invece di manna, fosse stata semmolella (minestra di tritello di gran duro), tuttavia ecc.„]
  8. [Non gratuito.]
  9. [Sei paoli: poco più di tre lire nostre.]

ANALOGIE.

Se non si dice Non si può dire
deserto, ma deselto
scerto, ma scelto aperto, ma apelto
sverto, ma svelto certo, ma celto
scergo, ma scelgo albergo, ma albelgo
locanna, ma locanda canna, ma canda
manna, [v.], ma manda manna, [n.], ma manda
rodére, ma ródere godére, ma gòdere
tomma, ma tomba gomma, ma gomba
rajo, ma raglio majale, ma magliale
majja, ma maglia
cammio, ma cambio guadammio, ma guadambio
cemmalo, ma cembalo semmola, ma sembola
merenna, ma merenda penna, ma penda
faccenna, ma faccenda