Er mortorio de la sora Mitirda

Giuseppe Gioachino Belli

1835 Indice:Sonetti romaneschi IV.djvu sonetti caudati letteratura Er mortorio de la sora Mitirda Intestazione 2 novembre 2022 25% Da definire

La sepportura ggentilissima Er parchetto commido
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835

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ER MORTORIO DE LA SORA MITIRDA1

     Zitto... ecco che la porteno, Presede.2
Senti?... intoneno adesso er risponzorio.
Guarda... principia ggià a sfilà er mortorio.
Bbeata lei e cchi la pò arivede!3

     Oh a cquest’anima sì cquasi è de fede
Ch’è inutile la messa a Ssan Grigorio.
Oh cquesta nun ha ttocco4 er Purgatorio
Manco coll’oggna5 d’un detin de piede.

     Commare mia, è mmorta una gran donna,
C’aveva pe’ l’affritto e ’r poverello
Tutta la carità de la Madonna.

     In quelo stato6 e cco cquer viso bbello
Trovene ar monno d’oggi la siconna
Che ttratti chi nun ha7 ccome un fratello.

2 febbraio 1835

Note

  1. Matilde Sartori, poi Mazio, quindi De Marchis.
  2. Prassede.
  3. Rivedere.
  4. Toccato.
  5. Unghia.
  6. Il fratello del di lei primo marito, Mazio, morì cardinale e i nipoti ne ereditarono.
  7. Il misero.